Mons. Nosiglia, oltre lo Ius soli si parla di fratelli

L'omelia dell'Arcivescovo di Torino alla veglia di preghiera per i profughi

Parole chiave: Nosiglia (114), vescovo (21), chiesa (665), profughi (55), rifugiati (30)
Mons. Nosiglia, oltre lo Ius soli si parla di fratelli

Cari amici, eccoci anche quest’anno a pregare insieme per le tragedie che si abbattono su tanti nostri fratelli e sorelle immigrati e rifugiati che rischiano la vita e spesso, purtroppo, la perdono nel tentare di raggiungere il nostro Paese o altri paesi del nostro continente per sfuggire alla povertà estrema o alle guerre e violenze che debbono subire nella loro terra. Il Vangelo che abbiamo ascoltato (Luca 21,8-19) sembra una cronaca dei nostri giorni che segnala avvenimenti sempre più crudi e violenti proprio verso chi, innocente, tenta di sfuggire alla fame e alla violenza della guerra fratricida. Gesù fa un quadro realistico che sappiamo essersi avverato nei primi tempi del cristianesimo e che continua ad avverarsi anche oggi in tanti Paesi dove i cristiani vengono perseguitati e uccisi proprio a causa della fede e tanti altri lo sono a causa dello sfruttamento di scafisti o caporali che li considerano solo merce da vendere al fine di guadagnarci il più possibile.

Ma il Signore termina il suo discorso con un’espressione di grande speranza e fiducia: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Invita dunque ad essere perseveranti nel bene e a non lasciarsi mai vincere dal male ma a vincerlo, appunto, con il bene, il perdono, la riconciliazione e la pace ad ogni costo. Di questa perseveranza siamo chiamati a farci carico anche noi offrendo il massimo sostegno a questi nostri fratelli e sorelle perché possano affrontare e risolvere i loro problemi mediante la sicurezza della nostra accoglienza fraterna e del nostro impegno di sostegno concreto che li aiuti a superare le loro difficoltà e a trovare nel nostro Paese, nelle nostre case e comunità, una sistemazione dignitosa e serena come abbiamo noi. Quello che dobbiamo far crescere sempre di più nelle nostre comunità è quella convinzione profonda che il Signore ci visita mediante questi nostri fratelli in difficoltà e ci offre l’opportunità di accoglierlo e riconoscerlo presente tra noi. Sappiamo bene quanto lui ci ha detto: «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32-33). Niente e nessuno deve impedirci dunque di svolgere un dovere che attiene alla nostra fede in Cristo e ne testimonia la fattibilità concreta nel mondo di oggi.

L’accoglienza dei poveri, e in questo caso dei rifugiati e immigrati, è l’investimento più prezioso che possiamo fare per noi stessi e per le nostre comunità. Le difficoltà che incontriamo non devono turbarci e spaventarci perché fanno parte della realtà della vita complessa propria del nostro tempo, e ci sono state anticipate dalla parola del Signore quando ci avverte: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt5,11-12). La giornata del rifugiato quest’anno ha un tema particolare che riguarda i minori che sempre più numerosi fanno parte di questa schiera di persone che fuggono dalle loro terre in miseria e in guerra.

I genitori spesso li mettono sui barconi o li aiutano a fuggire anche da soli perché pensano di dare loro un futuro di vita migliore e quindi lo fanno per amore e per estrema necessità. Tocca pertanto a tutte le nostre comunità religiose e civili insieme, farsi carico della situazione dei minori migranti e rifugiati favorendo la loro inclusione sociale e risolvendo con giustizia ed equità i loro problemi, accompagnandoli nel loro inserimento scolastico e sociale nel nostro Paese. Quello che deve sempre prevalere nei loro confronti è che ogni provvedimento risponda veramente al loro interesse superiore. Le famiglie siano pertanto agevolate nell’accogliere i minori e non siano ostacolate da una serie di norme che aggravano la loro condizione di vita e tarpano le ali alla loro generosità. Da noi il problema dei minori ormai sta diventando sempre più esteso ed urgente.

Purtroppo una 2 legislazione farraginosa e non chiara comporta a volte grosse difficoltà per gli operatori che si occupano di questi ragazzi e giovani. Uno dei momenti più difficili e privi di garanzie che un minore si trova a dover affrontare è quando diventa maggiorenne e perde tutti gli aiuti che aveva prima. Deve arrangiarsi da solo e spesso senza la garanzia del permesso di soggiorno. Non conta il fatto che magari ha studiato la nostra lingua e si è impegnato anche in qualche lavoro e potrebbe dunque offrire un contributo concreto alla nostra società. Per questo molti di questi giovani a un certo momento spariscono e diventano clandestini con gravissimi rischi di cadere nelle mani di persone che li sfruttano nel mercato del sesso o del lavoro in nero, non retribuito secondo giustizia.

Questa situazione addolora molto gli operatori che li hanno seguiti nel loro percorso che chiedono a gran voce di tenere in debita considerazione l’impegno di quei minori che, nell’arco del tempo trascorso nelle varie strutture di accoglienza, hanno dimostrato buona volontà e impegno per inserirsi con riconoscenza nel nostro Paese. Infine non posso nemmeno tacere il problema in discussione oggi nel nostro Paese dello Ius soli con polemiche e contrapposizioni che non fanno certo onore a un Paese di emigranti che hanno trovato in molte nazioni del mondo accoglienza per sé stessi e i propri figli nati in quel Paese che li ha accolti. Penso ai molti emigranti italiani in America del Nord e del Sud dove vigono leggi che riconoscono fin dalla nascita la cittadinanza a un figlio di immigrati.

Alcuni anni fa il Comune di Torino diede simbolicamente la cittadinanza a bambini di famiglie non italiane residenti nella nostra città. Adesso mi auguro che questa scelta diventi una legge nazionale e dia a questi minori che vanno a scuola con gli alunni italiani e frequentano le nostre comunità religiose e civili la concreta possibilità di essere riconosciuti nostri connazionali, in modo da godere dei diritti e dei doveri propri di ogni altri minore del nostro Paese. È un segno di quella civiltà di cui il nostro Paese fin dai tempi dell’impero romano è sempre stato antesignano e promotore nel mondo. Cari amici la nostra preghiera questa sera si elevi al Dio Creatore e Padre di ogni uomo e donna che vive nel mondo, perché nessuno dei suoi figli sia discriminato e rifiutato ma abbia pieno riconoscimento dei suoi diritti e sia in grado di contribuire, anche mediante la nostra accoglienza, alla crescita umana, spirituale e civile del nostro Paese.

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