La Chiesa al servizio della comunità non è uno spot

"Chiedilo a loro", i testimoni della campagna per l'8xmille alla presentazione, al Circolo della Stampa di Torino, per la campagna nazionale dell'8x1000 

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La Chiesa al servizio della comunità non è uno spot

E' stata presentata al Circolo della Stampa di Torino la campagna per l'adesione all'8xmille che coinvolge come ogni anno in questo periodo milioni di italiani.

Nel segno della trasparenza e dell'impegno concreto nel sociale alla luce del messaggio del Vangelo, i testimoni, insieme all'Arcivescovo Cesare Nosiglia, hanno raccontato le loro esperienze: don Andrea Bonsignori, direttore della scuola Cottolengo, Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, il direttore del Sovvenire (Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica) della Cei Matteo Calabresi e il presidente regionale della Federazione Rugby Giorgio Zublena, moderati da Gian Mario Ricciardi.

Non si è trattato solo di una presentazione di uno spot e una campagna pubblicitaria, sebbene sia fondamentale per un'ampia e popolare adesione tale campagna, ma solo se essa rimane sullo sfondo. Perchè ciò che deve emergere ed è emerso, è il coraggio, l'ingegno, la perseveranza e l'abnegazione di coloro che fanno realmente, e non a parole, il bene per gli altri. 

Mons. Nosiglia nel suo saluto d'apertura (riportato nella versione completa in fondo all'articolo) ha ricordato che:" Realtà come il Cottolengo e il Sermig sono il cuore della Chiesa, del messaggio, della vita e dell'esperienza cristiana. Coloro che si occupano con le opere di carità, condividono le sofferenze e le difficolà dei fratelli (malati, disabili, profughi, poveri) sono appunto il cuore pulsante della comunità cristiana".

Nella terra dei Santi sociali è dunque significativo che questo impegno continui e sia orientato ad un senso di condivisione, inclusione e giustizia che anima gli operatori nel campo del sociale, nel terreno dell'educazione e nella dimensione più ampia dell'intera comunità torinese e diocesana. 

Il direttore Calabresi ha ricordato come sia importante evidenziare e far emergere le storie di speranza, sostenere concretamente a livello morale ed economico, i progetti di emancipazione ed elevazione sociale. "Dare voce alle persone che non hanno voce e vivono ai margini, fare sentire tutti protagonisti della propria esistenza". Infatti in proporzione alle firme ricevute, la Chiesa cattolica utilizza i fondi a lei destinati, come previsto dalla legge 222/85, per 3 finalità: Esigenze di culto e pastorale della popolazione Italiana, interventi caritativi in Italia e nei paesi in via di sviluppo; Sostentamento dei sacerdoti. A Torino il referente di Sovvenire è il diacono Giorgio Carlino che ha contribuito alla realizzazione di questa giornata di presentazione.

La Chiesa italiana riceve, grazie alle firme dei contribuenti italiani, circa 1 miliardo di euro l’anno impegnandoli per il sostentamento del clero, per esigenze di culto e pastorali e per la carità, sia in Italia che in Paesi in via di sviluppo. Secondo le stime contenute nel volume “L’impegno”, l’impatto delle attività nel campo socio-assistenziale è di circa 11 miliardi di euro l’anno, cioè la Chiesa moltiplica il miliardo ricevuto per 11 volte”, ha affermato il direttore di Sovvenire.

“Quanto spenderebbe lo Stato per le stesse attività”, ha chiesto Calabresi, evidenziando come “la Chiesa è impegnata da anni in uno sforzo di trasparenza sempre più capillare e preciso: oltre al rendiconto annuale, anche nelle diocesi, sul sito 8xmille.it è pubblicata una mappa interattiva in continuo aggiornamento con 11400 interventi relativi agli ultimi 4-5 anni, che ovviamente non sono la totalità di quelli attivati”.

Ciò significa che la maggior parte delle risorse che moltiplicano il valore dell'impegno economico, a supporto dello Stato o meglio dei cittadini, è un reale e duraturo sostegno ai più deboli e a chi spende ogni giorno della sua vita al loro fianco. Lo dimostra anche l'immagine digitale pubblica e accessibile della mappatura presente nel sito 8xmille nel quale sono localizzati e descritti gli oltre 11.400 interventi di sostegno in ogni settore e ambiente.

Don Andrea Bonsignori ha descritto la bellissima realtà, scelta dal progetto "Chiediloaloro" che ha coinvolto la scuola del Cottolengo con le sue molteplici attività legate all’assistenza delle fasce deboli e dei disabili. "Chicco Cotto" e la "Associazione sportiva" GiuCo, la squadra di rugby nella quale giocano ragazzi, disabili e non e che come ha detto con ironia il cottolenghino: "vince anche delle partite!".

Queste esperienze sono realtà che rendono paritetici i soggetti diversamente abili inserendoli nelle varie attività socialmente utili in una dimensione di vera fraternità. "Ciò che deve cambiare - ha affermato don Andrea - è la dimensione della politica e delle sue prospettive. Per cambiare mentalità e definire diritti e prospettive di inclusione ciò che oggi è considerata assistenza".  Il valore della Scuola è dunque fondamentale così come essenziali, ha ricordato don Bonsignori, le risorse che il pubblico investe perchè il ritorno sarà sicuramente maggiore rispetto ad una logica di risparmio e di taglio.

Ernesto Olivero ha ricordato l'amicizia con l'Arcivescovo e la trasparenza della azione sociale della Chiesa così come viene espressa da questa campagna ma soprattutto da tutti quelli che operano nel silenzio e con coraggio a sostegno di chi si trova in difficoltà.  Profonde e concrete le parole di Giorgio Zublena, il presidente della Federazione Italiana Rugby del Piemonte, uno sport che è metafora della vita, di squadra, di forza ma soprattutto di lealtà e di sostegno reciproco. 

APPENDICE

L'intervento integrale dell'Arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia

Sono felice di essere qui oggi. Mi sembra di stare doppiamente «a casa». A casa perché il Cottolengo è nel cuore della Chiesa di Torino; e a casa perché questo incontro ci racconta come l’intera Chiesa italiana sia presente oggi qui, con l’opera che viene illustrata, rivolta ai bambini e ragazzi italiani e stranieri, nel campo scolastico ed educativo, con particolare attenzione a quelli più svantaggiati, disabili psichici e fisici secondo la più bella e solida tradizione della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Una tradizione da tutti conosciuta e apprezzata nel nostro Paese e nel mondo.

Ringrazio anzitutto don Andrea artefice e motore instancabile di quest’opera  del “Chicco Cotto”che l’ha voluta, promossa e la sostiene con passione, sacrificio e generosità. Un grazie a quanti l’hanno sostenuto e tuttora lo sostengono nel far sì che tutto vada avanti con il massimo di apertura alle sempre nuove richieste delle famiglie e degli stessi bambini e ragazzi.

Tutto ciò è possibile anche grazie  a quanti, fedeli e cittadini del nostro Paese con la loro adesione all’otto per mille della Chiesa cattolica hanno offerto e offrono ogni anno un apporto che è non solo finanziario ma frutto di una scelta precisa che sanno indirizzata a rendere possibili e concretamente realizzabili in tutta Italia queste opere rivolte a svariate categorie di persone, di tutte le età e condizioni sociali, di tutte le culture, nazioni e religioni diverse Queste ’opere  sono un modello di quel nuovo welfare di cui tanto si parla e che non si limita ad offrire a chi ha bisogno una assistenza di beni e di servizi, ma aiuta la persona e la famiglia a trovare le vie più appropriate per affrontare con impegno la sua situazione difficile che sta vivendo. Dunque un welfare di promozione umana e di inclusione sociale. Inclusione, oggi, significa anche usare gli strumenti giusti per ridurre le divisioni e superare tanti muri che a volte chiudono e impediscono l’incontro e che favoriscono sempre chi sa di più, chi ha di più, chi può di più. Inclusione, voglio dire, è qualcosa di molto diverso dalla beneficenza, dal liberarsi del superfluo.E’ riconoscere  dei diritti e valorizzare ogni persona nelle sue specifiche risorse umane, spirituali e sociali.

Questa conferenza stampa non vuole essere uno spot, ma un richiamo, ai mass media anzitutto, e a tutta l’opinione pubblica del nostro territorio e del Paese a conoscere e diffondere quanto di bene c’è attorno a noi e spesso non ce ne accorgiamo, perché ci viene messo davanti agli occhi più sovente e con maggiore evidenza il male che il bene. in realtà, non è così. In tante parti del nostro Paese ci sono concreti segni di speranza fatta non solo di belle parole ma di azioni e opere concrete di persone e comunità che si fanno carico di assumere gratuitamente l’onere di accompagnare tanti che sono scartati o volutamente ignorati dalle fasce della popolazione che stanno bene. La solidarietà, l’accoglienza e la lotta per i diritti di giustizia, di integrazione e di superamento delle varie forme di povertà e disabilità, è più estesa di quanto pensiamo grazie anche all’ampia partecipazione di tanta gente che crede nell’azione ecclesiale e civile di servizio e di amore diffuso verso tutti gli ultimi della scala sociale. Ultimi secondo una visione statistica non certo per umanità e ricchezza spirituale e sociale di cui sono invece  ricchi più di tutti.

I  bambini e i ragazzi  e quelli portatori di varie forme di disabilità in particolare, meritano la più ampia attenzione e cura non in senso paternalistico e nemmeno giovanilista ma per dovere di giustizia e per il piacere che nasce nel cuore di chi dona se stesso per loro e si accontenta di un sorriso, di una stretta di mano più forte, di un fugace sguardo di simpatia come ricompensa del lavoro svolto con loro e per loro. La scuola poi rappresenta l’investimento piu’ fecondo per una società,per cui il taglio di risorse alle scuole è un incomprensibile autolesionismo che va in senso contrario agli interessi della comunità  e dei suoi cittadini.

Sì, ogni volta che mediante anche l’otto per mille riusciamo a dare ai minori in difficoltà, una casa chi li accoglie, una famiglia, una scuola e una comunità che li circonda di ciò di cui hanno più bisogno, possiamo ben dire che anche le risorse fanno la loro parte e servono a qualcosa di importante, quando sono gestite per il bene-essere e il bene-stare dei più poveri. Mi auguro perciò che anche questa conferenza stampa serva a scuotere sia l’opinione pubblica, sia chi accumula beni per se stesso dimenticando chi sta peggio, ma anche le istituzioni che dovrebbero parlare e promettere di meno e agire di più mostrando con i fatti che il loro compito è quello di valorizzare e promuovere anzitutto quei cittadini che contano di meno e necessitano di maggiore sostegno per vivere e ottenere rispetto, ed equità, giustizia e amore.

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