L’oratorio Agnelli fa 75 anni, il «cortile» in festa

8 dicembre 1941-2016. Il sogno dell'oratorio salesiano inserito nella parrocchia San Giovanni Bosco continua investendo sui giovani con percorsi formativi e professionali. Foto gallery

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L’oratorio Agnelli fa 75 anni, il «cortile» in festa

Sono le quattro del pomeriggio e in via Sarpi a Torino, dietro corso Unione Sovietica, le automobili sono tutte in doppia fila. Vediamo arrivare bambini, mamme, papà, nonni, catechisti, atleti con i borsoni da calcio. Vanno tutti all’oratorio. Ma sono i ragazzi che ci accolgono. I «ragazzi del cortile», che è la loro casa. Il viaggio de «La Voce e il Tempo» approda all’oratorio salesiano Edoardo Agnelli. Uno degli oratori più grandi della città, sia per spazi a disposizione che per attività che si portano avanti. Arriviamo in giorni speciali. Il centro giovanile festeggia, infatti, i 75 anni di fondazione. Era l’8 dicembre 1941 quando i ragazzi che vagavano per i prati del Lingotto, nella festa dell’Immacolata, particolarmente cara ai Salesiani, varcavano per la prima volta le porte del nuovo oratorio sorto all’interno dell’opera voluta dalla famiglia Agnelli. Furono accolti dal primo responsabile don Romolo Artusio.

Da lì comincia la storia dell’Agnelli, che parte dalle radici dell’oratorio avviato a Torino esattamente cento anni prima, l’8 dicembre 1841, quando il giovane sacerdote don Giovanni Bosco incontrò il sedicenne Bartolomeo Garelli nella sacrestia della chiesa di San Francesco d’Assisi in centro città. «Quell’incontro personale», sottolinea don Gianmarco Pernice, parroco di San Giovanni Bosco e direttore dell’oratorio, «segna l’inizio dell’opera di don Bosco, che testimonia a tutti che l’oratorio non è una struttura, ma un luogo di relazioni». Il centro giovanile in 75 anni ha accompagnato migliaia di famiglie, prima negli anni tragici della guerra (l’oratorio appena costruito subì i bombardamenti), poi in quelli del boom economico e dell’ampliamento della Fiat quando il quartiere si popolò con le nuove famiglie operaie. Oggi l’Agnelli rappresenta il motore delle attività pastorali della parrocchia San Giovanni Bosco. «Un’unica realtà che opera in uscita sul territorio», sottolinea il parroco, «in particolare è forte la dimensione familiare della comunità oratoriana: sono presenti tutte le generazioni, dai bambini agli anziani. Ed è da questo scambio che deriva la forza dell’oratorio». Tre educatori professionali, tre giovani che svolgono il Servizio civile volontario, 180 animatori a sostegno delle diverse attività, numerosi volontari adulti. Dalla polisportiva al doposcuola, dal gruppo teatrale («il teatro dell’Ora») alla formazione per i giovani e gli universitari, a percorsi per i ragazzi in difficoltà, ai corsi pre-matrimoniali, ai gruppi famiglia.

Insomma all’Agnelli c’è tutto. L’attenzione alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo dei giovani è sempre stata al primo posto secondo il celebre metodo preventivo di don Bosco. Dalla strada alla vita. Ed è così ancora oggi quando i dati sulla dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile tratteggiano una situazione drammatica, anche a Torino. «Intere compagnie di giovani, chiamati ‘neet’», evidenzia don Pernice, «si ritrovano nei nostri cortili per pomeriggi di svago, privi di occupazione o in situazione di abbandono scolastico, da qui l’esigenza di offrire loro una seconda possibilità per prendere in mano la propria vita». Ed ecco il progetto «Dalla strada alla scuola passando per il cortile» strutturato in rete con i servizi sociali, la cooperativa Et e l’educativa di strada del territorio. Si favorisce il riavvicinamento dei ragazzi dai 15 ai 25 anni a percorsi scolastici e formativi professionalizzanti. «Quasi tutti i nostri ragazzi tornano a scuola o trovano un lavoro», ci dice don Pernice.

C’è poi «Missione Km zero», il progetto finalizzato all’accompagnamento di minori in situazioni di fragilità seguiti dal centro d’ascolto e dall’oratorio attraverso il sostegno della comunità parrocchiale. È possibile procedere ad adozioni «a Km zero» perché i minori che si sostengono sono i propri vicini di casa, nel proprio quartiere. Il tempo che ci dedica don Gianmarco è finito. Sì, perché sono le 17 e all’Agnelli tutto si ferma. C’è la preghiera e tutti accorrono al centro del cortile. Quel cortile che accoglie, quel cortile che ancora oggi dà speranza. Per tutti.

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Giovani

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