L'Agorà del sociale riparte dalla periferia

A Nichelino una serata con Arcivescovo, Ucid, Acli e Ufficio Pio per rilanciare l'Agorà del sociale lanciata dalla diocesi di Torino: la crisi si può affrontare mettendo a frutto le buone pratiche di solidarietà e innovazione sociale 

L'Agorà del sociale riparte dalla periferia

L’Agora sociale è arrivata a Nichelino. Dopo i primi tre momenti di riflessione (intraecclesiale, extraecclesiale e assembleare) questa ‘piccola tenda della fraternità’ voluta dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, inizia la sua peregrinazione nella Diocesi.

La sera del 26 novembre nella parrocchia Madonna della Fiducia si è partiti discutendo su uno dei tre ambiti individuati durante l’ultima assemblea torinese dell’Agorà: il lavoro. A fare gli onori di casa il parroco e direttore dell’Ufficio diocesano della pastorale sociale e del lavoro, don Gian Franco Sivera, insieme ad un rappresentante dell’Acli locale, Renzo Brunelli. Invitati a confrontarsi su «La forza (del) lavoro – per sconfiggere povertà e diseguaglianza» Nanni Tosco, presidente dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, Riccardo Ghidella, presidente dell’Ucid Torino, Angelino Riggio, sindaco di Nichelino e Roberto Santoro, presidente provinciale delle Acli. Quest’ultimo ha offerto ai relatori spunti di riflessione per il dibattito partendo dalla citazione dei numeri impietosi della situazione occupazionale a Torino e provincia: il tasso di disoccupazione è ormai superiore al 12% e quello giovanile è oltre il 46%. Una situazione per tutti obiettivamente drammatica e che affonda le proprie radici in una molteplicità di fattori: un’economia finanziaria senza regole, una globalizzazione disumana e una crisi antropologica pervasiva. Problemi enormi che spesso sembrano sovrastare le persone, che si possono sentire dominate e spesso schiacciate da logiche su cui non esercitano nessun controllo.

Se questo è vero, nella serata si è chiarito però un concetto fondamentale, capace di infondere nel futuro quella dose di speranza necessaria per reagire: le reti di prossimità, le relazioni tra soggetti locali, il confronto e il dialogo tra gli innumerevoli portatori di interessi laici e religiosi, pubblici e privati, possono far nascere buone pratiche da adottare per invertire la rotta. Possono fare in modo che le comunità diventino protagoniste del proprio destino. Molteplici gli esempi citati: dall’amministrazione cittadina che insieme ai comuni di Orbassano e Candiolo punta nel prossimo futuro a trasformare la tenuta di Stupinigi in un attrattore turistico in grado di generare occupazione, alle iniziative messe in campo dall’Ufficio Pio per far crescere il lavoro accessorio oppure per assicurare un’istruzione adeguata agli adolescenti con il progetto percorsi, senza dimenticare il prezioso contributo che le aziende private possono offrire per costruire una rete di welfare familiare in grado di aiutare ad uscire i nuclei in difficoltà dalle secche della disperazione.

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