Il nostro grazie a don Mino: «che bello camminare insieme»

50° di sacerdozio – la festa per il Vescovo mons. Lanzetti nella parrocchia torinese di San Benedetto, che costruì insieme alla comunità nel 1975

Parole chiave: san benedetto (2), chiesa (665), diocesi (138), vescovo (21), anniversario (18)
Il nostro grazie a don Mino: «che bello camminare insieme»

Domenica 26 giugno 2016, i  parrocchiani di San Benedetto Abate di Torino hanno festeggiato i 50 anni di ordinazione sacerdotale di mons. Giacomo Lanzetti per tutti gli amici: don Mino. Una celebrazione bella e partecipata concelebrata dal festeggiato insieme al vescovo  di Alghero-Bosa, mons. Mauro Maria Morfino, l’attuale parroco don Paolo Marescotti e alcuni collaboratori e amici presbiteri e religiosi.

 Nell’omelia don Mino ha parlato di misericordia e ringraziamento.  E proprio su questi punti che i parrocchiani si sono stretti attorno al loro parroco-fondatore per rinnovare la loro gratitudine al Signore che ha dato loro la possibilità di condividere un breve tratto della propria vita con lui. Don Mino è stato il parroco fondatore della chiesa, nata nel 1975, che da poco ha festeggiato i suoi primi quaranta anni. Con don Mino i parrocchiani sono cresciuti in età e in spirito, alcuni sono stati sposati da lui, battezzato  i loro figli e poi ancora i figli dei figli.  Si commuove e ricorda con riconoscenza don Mino, dopo la celebrazione della messa con alcuni amici e confratelli preti anche loro al cinquantesimo di messa: don Mario Taverna, don Sergio Cervesuto e don Renato Casetta, nella cappella delle Piccole sorelle di Poveri in corso Francia. «Se penso ad allora, Torino era una città davvero diversa. Fu il sindaco Novelli che sblocco l’autorizzazione della costruzione della nuova chiesa. Iniziammo in un negozio e poi finalmente ci fu il nuovo edificio di culto. Erano anni difficili ma pieni di speranze».

Mons. Lanzetti prosegue, a cuore aperto il suo racconto e afferma: «La nostra è stata una esperienza di chiesa alla scuola del vangelo, testimoniare Gesù della Verità e della speranza di salvezza. L’arcivescovo Pellegrino mi affidò un mandato che ho cercato di compierlo con tutte le mie forze. Confesso che è più  essere prete e parroco piuttosto che vescovo».

Come vede oggi la Chiesa mons. Lanzetti: «Abbiamo preparato negli anni scorsi il terreno, ora tutti i battezzati dovranno sentirsi corresponsabili dell’annuncio e della vita delle comunità, così come abbiamo fatto noi agli inizi dell’esperienza di San Bendetto». Tornando alla festa di domenica 26, gli occhi lucidi e il grazie della comunità sono stati l’immagine di una comunità in festa: un tuffo nelle storie personali e collettive di un quarantennio. Il catechismo, i campi estivi le tante attività di formazione e di pastorale, la formazione civile e cristiana, sono la cifra di una testimonianza cristiana. Il ricordo dei corsi biblici, gli incontri del giovedì, gli esercizi spirituali per gli adulti, una intensa vita di San Benedetto, una chiesa nata in un negozio affittato, che poi si è sviluppata con la costruzione della chiesa e dei locali annessi.

Dopo ventisei anni da parroco, nel 2001 don Mino è stato consacrato vescovo è stato Vescovo ausiliare a Torino, poi pastore di Alghero - Bosa e poi ad Alba. Domenica scorsa dopo la celebrazione, la festa è proseguita con un rinfresco nei locali parrocchiali.  Un menù casalingo, dove ognuno ha portato qualche cosa come erano soliti fare quando Don Mino era parroco, quasi al risparmio, perché non si doveva sciupare. Ma la cosa importante è stato poter stringersi al loro parroco e guida: saluti, abbracci, domande, ricordi di tanti attimi di vita trascorsi insieme. Tanti  e profondi, autentici e prolungati i saluti così come l’affetto della sua gente. I parrocchiani affermano che «lo scopo sia stato raggiunto, cioè quello di far sentire al loro parroco-fondatore che la comunità c'è, che quanto da lui fondato continua con il parroco attuale. Confermando la disponibilità a sostenerlo ed accompagnarlo anche oggi che è tornato a Torino». Soprattutto tutti gli hanno detto: «grazie don Mino».

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