Francesco a Torino, due giorni intensi e da ricordare

Istantanee e pensieri della Visita Pastorale di Bergoglio, domenica 21 e lunedì 22 giugno

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Francesco a Torino, due giorni intensi e da ricordare

Papa Francesco «è molto contento e soddisfatto» del suo «ritorno a casa» e della «calorosa accoglienza ricevuta a Torino, che è andata ben oltre le sue aspettative». È la miglior sintesi della due giorni torinese, domenica 21 e lunedì 22 giugno 2015.  Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa vaticana, riporta le parole del Papa argentino-piemontese: «Ogni incontro è stato molto importante, con il mondo del lavoro, la famiglia salesiana, i giovani, il “Cottolengo”. Incontri che hanno assunto un valore particolare nel contesto del grande momento di preghiera silenziosa davanti alla Sindone e dell’incontro con i fratelli valdesi».

Impressioni confermate da mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone. Alla «Radio Vaticana» spiega: «La visita è stata veramente un’epopea di popolo! Da Caselle a Torino, 20 chilometri di gente: bambini, giovani, adulti, famiglie e anche tanti musulmani ed extracomunitari. Tutti a salutare il Papa e a gridargli: “Ti vogliamo bene; continua così; ti stiamo vicino; preghiamo per te; dacci la tua benedizione”. Noi piemontesi siamo riservati ma stavolta ho detto: mi sembra di essere in Meridione».

MONDO DEL LAVORO - No a un’economia dello scarto. No all’idolatria del denaro. No alla corruzione. No all’iniquità che genera violenza. Sì a un patto sociale e generazionale per il lavoro a misura d’uomo. Lo dice con forza al mondo del lavoro che incontra per primo in Piazzetta Reale. Il lavoro è necessario anzitutto «per la persona umana e per la sua dignità». La mancanza di lavoro genera diseguaglianze e ricadute negative. Gli immigrati «non vanno colpevolizzati perché sono vittime dell’iniquità e delle guerre: sono trattati come merce». Un no deciso all’economia «usa e getta» che esclude poveri, bambini, anziani e giovani; no alla corruzione, alla mafia, alle truffe, alle tangenti. Ad ascoltarlo il sindaco Piero Fassino, il presidente della Regione Sergio Chiamparino, i vertici della Confindustria piemontese, l’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne - quando compare sui maxischermi si leva qualche fischio – e Lavinia Borromeo, moglie di John Elkann.

IN SILENZIO DAVANTI ALLA SINDONE - Trascorre densi minuti di silenzio, preghiera e contemplazione con lo sguardo rivolto alla Sindone nella Cattedrale, quasi a dire che la preghiera più importante è il silenzio, è la contemplazione del mistero di Dio, non un silenzio vuoto ma carico di valori che aiutano a recuperare le energie interiori. Bellissimo il gesto di quasi toccare con mano il Telo, che è difeso da una lastra a prova di bomba. Nel messaggio per l’ostensione televisiva del 30 marzo 2013 disse in sostanza che il Volto della Sindone «ci guarda perché è la tenerezza di Dio». Poi si ferma per una preghiera sulla tomba del beato Pier Giorgio Frassati.

GRANDE BASILICA A CIELO APERTO - Il centro storico si trasforma in una grande basilica a cielo aperto perla Messain piazza Vittorio Veneto davanti a 100 mila persone. «Gesù ci ama sempre, sino alla fine, senza limiti e senza misura. Non si stanca mai di volerci bene, di sopportarci, di perdonarci. Rimane fedele, anche quando sbagliamo. Il Signore è accanto a noi con la mano tesa e il cuore aperto». Viene fuori la piemontesità di Papa Bergoglio. Cita la poesia di Nino Costa: «Gente che non risparmia tempo e sudore /razza nostrana libera e testarda. /Tutto il mondo conosce /chi sono e, quando passano /tutto il mondo li guarda». Conosce a memoria la poesia in piemontese, imparata da nonna Rosa. In questa terra sono cresciuti tanti santi e beati che hanno diffuso nel mondo l’amore di Dio, «santi liberi e testardi». Sulle loro orme «possiamo vivere la gioia del Vangelo, possiamo condividere le difficoltà di tanta gente». Benedice il Piemonte «una terra di cui sono nipote».

PRANZO CON I GIOVANI DETENUTI - Consuma il pranzo in Arcivescovado con i giovani detenuti nel carcere minorile «Ferrante Aporti», con una famiglia rom, un gruppo di immigrati e di senza tetto. Nella basilica di Maria Ausiliatrice rende omaggio a san Giovanni Bosco nel bicentenario della nascita e nella Piccola Casa della Divina Provvidenza incontra i malati e gli handicappati. Per Nosiglia la vera anima del Papa è venuta fuori con i giovani, parla di «tripudio più grande: li ha colpiti al cuore e li ha invitati a volare alto. Da parte dei giovani c’è stata una risposta entusiastica».

COMUNITA’ E TEMPIO VALDESE - Nello storico incontro con la comunità e nella visita al tempio valdese Francesco ricorda il profondo legame che unisce cattolici e valdesi: «Uno dei principali frutti che il movimento ecumenico ha permesso di raccogliere è la riscoperta della fraternità che unisce tutti coloro che credono in Cristo». Ma unità non significa uniformità: «Purtroppo continua ad accadere che i fratelli non accettino le diversità e finiscano per farsi la guerra. Non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci peccatori e di saperci perdonare». Rivolge un’accorata richiesta di perdono: «Da parte della Chiesa cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci». Alla fine la comune preghiera del «Padre nostro». 

DUE FUORI PROGRAMMA – Bergoglio confida: «Un grande valore ha assunto per me la visita alla chiesa di Santa Teresa, dove si sono sposati i miei nonni paterni ed è stato battezzato mio papà». La sosta nella bellissima chiesa retta dai Carmelitani è uno dei due fuori programma. L’altro è la veloce puntata alle Molinette, l’ospedale più grande del Piemonte, dove è stato ricoverato per un malore l’arcivescovo Angelo Becciu che, come sostituto della Segreteria di Stato, è uno dei primi collaboratori del Pontefice. Nell’anno del Sinodo sulla famiglia, che si svolgerà in ottobre, si ferma nella chiesa del matrimonio nel 1907 dei nonni Giovanni Bergoglio e Rosa Vassallo e del Battesimo del papà Mario, nato il 2 aprile 1908: bacia il fonte battesimale e prega per le famiglie e per il Sinodo di ottobre. Definisce la visita «un ritorno a casa»: in arcivescovado incontra i familiari, sei cugini con le famiglie, una trentina di persone, celebrala Messae pranza con loro.  

MESSAGGI CONCRETI – Nella due giorni in terra subalpina lancia messaggi molto forti e concreti. Dice ai Salesiani che «serve un’educazione a misura di crisi» ed elogia don Bosco che voleva i giovani protagonisti. Resta l’immagine degli incontri con gli ultimi, i poveri, gli immigrati. Alla Piccola Casa della Divina Provvidenza saluta a uno a uno tutti gli infermi, i bambini, i ragazzi, giovani, i malati di Sla. Nosiglia che per due giorni lo ha accompagnato come un’ombra: «I torinesi si sono aperti come fossero davanti a una persona cara».

Papa Francesco

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