Disabili e protagonisti: a Torino il primo convegno del Tavolo diocesano per la disabilità

Una mattinata di ascolto e proposte perchè sempre più le persone con disabilità siano considerate risorse. Questo l'obiettivo del convegno che il Tavolo per la pastorale della disabilità ha organizzato sabato 5 dicembre al Santo Volto.

Parole chiave: DIsabili (20), tavolo disablità (1), suor Veronica Donatello (1), mons. Nosiglia (37), inclusione (9), catechesi (16)
Disabili e protagonisti: a Torino il primo convegno del Tavolo diocesano per la disabilità

“Cari amici, ogni volta che incontro un gruppo di disabili li ringrazio per quello che sono e per la ricchezza immensa di umanità e di doni che esprimono nella loro vita; ringrazio e ammiro la forza e il coraggio dei loro cari, dei volontari e degli operatori che stanno loro accanto e da cui ricevono tanto, ma a cui donano anche tanto, più
di quello che ricevono. Perché queste persone valgono agli occhi di Dio e di tutti più di ogni altra cosa al mondo, perché solo accanto a loro possiamo sperimentare cos’è l’amore vero, sincero e ci sentiamo piccoli e poveri”.

Così l'Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha aperto il suo intervento, sabato 5 dicembre mattina al Centro Congressi Santo Volto. Un ampia riflessione che ha chiuso una densa mattinata di lavori organizzata dal tavolo diocesano per la disabilità che da un anno e mezzo per volontà dello stesso Arciviescovo è stato istituito allo scopo di sensibilizzare Chiesa e società civile nei confronti della disabilità senza ricadere nell'assistenzialismo e combattendo stigma, indifferenza e pregiudizi.

Circa duecento i partecipanti al convegno che ha sviluppato sotto vari punti di vista il tema “Il limite che non limita. La disabilità come una ricchezza comunitaria”. Una prima parte della mattinata è stata dedicata in particolare all'ascolto di chi a vario titolo è coinvolto o come familiare, o in prima persona, o come animatore parrocchiale o come volontario dalla disabilità. Esperienze per far riflettere sulle potenzialità di inclusione che offre il mondo dello sport, su difficoltà e risorse del mondo della scuola, sui diritti lavorativi e assistenziali delle persone portatrici di handicap. E ancora testimonianze su fatiche e problematiche, ma anche su gioie e scoperte legate alla presenza di una persona disabile in famiglia, o alla disabilità vissuta sulla propria pelle. Elementi spesso ignorati o banalizzati anche nelle comunità parrocchiali dove il rischio, richiamato da suor Veronica Donatello, responsabile del settore catechesi persone disabili dell'Ufficio Catechistico Nazionale, è quello di etichettare il disabile con il suo limite.

“L'altro – ha ricordato suo Donatello – ha un limite ma non è il limite. Le parrocchie non devono circoscrivere la disabilità ad una fascia di età e non devono delegare a qualcuno l'accoglienza. Includere significa fare spazio, a tutti. Tutti disabili e non, bambini o adulti, o a anziani sono portatori di una storia. Tutti dobbiamo lasciarci provocare...”

Parole forti riprese da mons. Nosiglia che ha concluso il convegno richiamando tutte le comunità e i parroci ad una precisa responsabilità in questo ambito: “Alle comunità cristiane e alle parrocchie in particolare richiamo
l’esigenza di non limitarsi ad un pur importante assistenzialismo caritativo, ma di perseguire vie di vera integrazione ed inserimento dei disabili nella vita della comunità e della società. Chiedo di togliere le barriere architettoniche dove ancora permangono; invito i parroci a rendersi disponibili a preparare e a celebrare i sacramenti
dell’iniziazione cristiana dei ragazzi diversamente abili non con cammini separati, ma inserendo nei gruppi di adolescenti e di giovani i disabili della comunità senza remore e rifiuti; chiedo anche che in
città di Torino, ma anche in altri grandi centri urbani, ci sia la possibilità che per i sordi si celebrino Sante Messe con la presenza di un interprete, che permetta a questi nostri fratelli e sorelle di
ascoltare e seguire la celebrazione, l’omelia e le preghiere della comunità. Infine, chiedo di avviare reti di solidarietà e di vicinanza alle famiglie che soffrono situazioni, anche gravi, a causa di persone
disabili o malate presenti in casa. La visita assidua in queste famiglie da parte dei sacerdoti, dei diaconi e dei catechisti
rappresenta un concreto segno di condivisione e solidarietà”.

Non è mancato infine dall'Arcivescovo un richiamo alle istituzioni e al mondo della politica: “C’è poi un aspetto che attiene alla giustizia e che va scemando sempre più nella società. Il progressivo decurtamento delle risorse, anche
finanziarie, per tutto il settore del cosiddetto “stato sociale” - ha denunciato - rischia di aggravare sempre più la già difficile condizione di vita di tante persone in necessità. Non è vero che mancano le risorse: si tratta di saperle orientare e razionalizzare meglio, con minori sprechi e minori dispersioni clientelistiche, per dare le risposte
mirate a chi ne ha veramente bisogno”.

Proposte concrete, parole forti per un cammino che il Tavolo diocesano si propone di perseguire abbinando ascolto e azione, rete e coinvolgimento, “affinchè – come ha ricordato don Beppe Zorzan – respnsabile della Commissione diocesana per la catechesi con le persone disabili – l'inclusione sia sempre più una realtà e non un'ecczione di qualche gruppo o realtà virtuosa”.

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