Da Torino al Guatemala l'addio a don Ennio Bossù

Don Ennio Bossù, già Rettore del Seminario Maggiore di Torino, il 5 agosto, stroncato da un malore, è mancato in Guatemala, dove si era ritirato al termine del suo mandato in diocesi e dove già per 30 anni prestò servizio come fidei donum. La vicinanza dell'Arcivescovo mons. Nosiglia

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Da Torino al Guatemala l'addio a don Ennio Bossù

Rimarrà "immortale" nel suo amato Guatemala dove aveva voluto continuare a servire la Chiesa dopo aver terminato l'incarico di Rettore del Seminario Maggiore di Torino, che ha svolto dal 2007 al 2014. Don Ennio Bossù, 77 anni, venerdì 5 agosto è tornato alla Casa del Padre, stroncato da un malore mentre si trovava a Coban, nella diocesi di Verapaz, per il conferimento di un riconoscimento personale per il suo lavoro di traduzione della Bibbia nelle lingue indigene.

"Un prete straordinario che rimarrà immortale". Così la sua comunità in Guatemala ha da subito commentato la perdita di un sacerdote stimato per il suo servizio fra la gente. A Torino il ricordo affettuoso del Seminario diocesano, dei sacerdoti formatisi con lui, unito al ringraziamento per aver servito la diocesi subalpina e la Chiesa nel mondo con tutta la sua vita.

L'Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, in un messaggio inviato al Vescovo di la Verapaz mons. Rodolfo Valenzuela Nunez, ha sottolineato come don Bossù "abbia dedicato gran parte del suo ministero sacerdotale alla Chiesa Guatemalteca soprattutto nella formazione nei seminari e nella traduzione della Bibbia nella lingua della popolazione locale. Pur essendo lontano dalla sua terra natale, sappiamo che lì, nella Diocesi de la Verapaz, riposa a casa sua, fra la gente che ha amato e che lo ha amato. Figlio della nostra Chiesa torinese è ora pienamente figlio di tutta la Chiesa. Lo piangiamo insieme a voi, ed insieme a voi affidiamo la sua anima alle mani misericordiose e amorevoli di Dio Padre".

"Con sentimenti di dolore e di vicinanza - ha proseguito - si unisce a questo mio messaggio anche il cardinale Severino Poletto che ha sempre stimato ed apprezzato don Bossù: fu Lui a richiamarlo in Diocesi per affidargli il delicato servizio di rettore del Seminario Maggiore". Il messaggio integrale dell'Arcivescovo

Don Ennio Bossù, nato a Roma il 12 giugno 1939 e ordinato sacerdote il 29 giugno 1963, dopo aver terminato il servizio come guida del Seminario torinese, a settembre 2014 tornò nel Paese dell’America centrale a sud del Messico, dove aveva già trascorso oltre trent’anni come sacerdote «fidei donum» occupandosi in particolare della formazione dei seminaristi e della traduzione della Bibbia nelle lingue locali degli Indios.

Le esequie si tengono a San Cristobal (Coban) in Guatemala lunedì 8 agosto alle 10 (ora locale) e anche la sepoltura avviene in loco per volontà dello stesso don Ennio. A inizio settembre verrà celebrata a Torino la Messa di Trigesima con la comunità diocesana.

In occasione della scorsa Giornata missionaria mondiale dell'ottobre 2015, don Bossù raccontò a La Voce del Popolo che cosa significasse per lui essere «missionario dalla parte dei poveri», secondo il tema di riflessione proposto dalla giornata. Riportiamo di seguito ampi stralci del suo ultimo intervento sul settimanale diocesano.

«Dalla parte dei poveri per donare e condividere il pane della Parola». È il senso più profondo della missione che don Bossù ha portato avanti in Guatemala.

«‘Noi siamo i collaboratori di Dio in questa opera della creazione che è rappresentata dal libro della Genesi in sette giorni ma che durerà fino alla fine dei tempi: perché Dio può solo creare, ma non può realizzare il suo programma reale se non attraverso l'aiuto dell'uomo’ – don Bossù ricorda le parole di don Arturo Paoli, sacerdote missionario dei Piccoli Fratelli del Vangelo, scomparso nel luglio 2015, per descrivere il ‘sogno’ di Dio quando chiama un essere umano all'esistenza. E in me – sottolinea - esso ha preso forma e si è strutturato nella vocazione sacerdotale ed in particolare nel servizio come ‘fidei donum’ ai poveri del Guatemala, dove ho svolto il mio ministero sacerdotale ‘dalla parte dei poveri’».

Partito nel 1973 don Bossù rimase dapprima un anno nella capitale, Città del Guatemala, e poi in diverse parrocchie della diocesi di Verapaz, tra gli Indios kekchi' e pokomchi'. «Mi è sempre sembrato – racconta - che il Signore mi chiamasse soprattutto ad essere missionario ad gentes; e se adesso, dopo otto anni trascorsi come Rettore del Seminario Maggiore a Torino, sono ancora una volta in Guatemala, è perché penso che questa debba essere la mia risposta al ‘sogno’ di Dio».

«C'è poi bisogno qui e in questo momento – evidenzia - di terminare due progetti di traduzione della Bibbia iniziati molti anni fa per portare la Parola di Dio nelle lingue dei poveri». L’uno riguarda la revisione della prima traduzione in kekchi' realizzata nel 2006, in particolare il progetto prevede di «raccogliere e vagliare le indicazioni delle comunità che in questi nove anni hanno utilizzato questa Bibbia, per preparare una nuova edizione riveduta e corretta»; il secondo è quello di terminare la traduzione in pokonchi', l'altra lingua parlata in Verapaz.

«Stare dalla parte dei poveri – commenta - significa per me oggi dare loro il pane della Parola. È incredibile la fame che le popolazioni con cui vivo hanno della Parola di Dio. Un esempio: in un mese sono state vendute le cinquemila copie della traduzione del 2006 ristampata lo scorso agosto. Prende, inoltre, sempre più corpo la pastorale giovanile della zona pokonchi', che mi è stata affidata a gennaio: corsi di formazione periodici per la gioventù pokonchi' basati sulla Parola, l'identità culturale e l'ecologia, anche alla luce dell’enciclica di Papa Francesco ‘Laudato Si’».

Guatemala dunque for ever? «Non so – risponde il sacerdote - posso solo dire: fino a quando Dio lo vorrà. E aggiungo: se racconto qualcosa della mia vita missionaria, lo faccio per dire ad ogni sacerdote che è bello essere ‘fidei donum’ (quanto bene farebbe anche solo una breve esperienza missionaria in qualche Paese del Terzo Mondo!) e ricordare a tutti che la vita è missione e ‘c'è un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri’ (EG 48)». «Papa Francesco – riflette don Bossù - il 9 maggio 2014 si è rivolto ai direttori delle Pontificie Opere Missionarie sottolineando che ‘l’evangelizzazione, che deve raggiungere tutti, è chiamata a partire dagli ultimi, dai poveri, da quelli che hanno le spalle piagate sotto il peso e la fatica della vita. [...] La Chiesa è il popolo delle beatitudini, la casa dei poveri, degli afflitti, degli esclusi e dei perseguitati, di coloro che hanno fame e sete di giustizia. A voi è chiesto di operare affinché le comunità ecclesiali sappiano accogliere con amore preferenziale i poveri, tenendo le porte della Chiesa aperte perché tutti vi possano entrare e trovare rifugio’. Ed ecco il senso della missione che deve porre al centro le periferie geografiche ed esistenziali, i poveri, che hanno bisogno di ascoltare e condividere la Parola di Amore del Vangelo».

«E non dimentichiamo – conclude il sacerdote missionario - che i poveri ci evangelizzano. Se facciamo qualcosa per loro, essi ci danno cento volte di più».

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