Cattedra del Dialogo: perdono o giustizia?

Perdono e giustizia i temi affrontati al terzo appuntamento torinese della Cattedra del diaologo con padre Gianfranco Testa e padre Luigi Lorenzetti

Parole chiave: Perdono (26), cattedra del dialogo (2), giustizia (15)
Cattedra del Dialogo: perdono o giustizia?

Successo di pubblico,ripresa televisiva con annunciata replica via radio: questa l'accoglienza al Circolo dei lettori giovedì 15 per

il terzo incontro promosso dalla Cattedra del Dialogo, in collaborazione con il Servizio Nazionale Cei per il Progetto

culturale. Successo prevedibile per l'attualità del tema, due bravi relatori e un moderatore vivace: mons Luciano Pacomio. Padre

Gianfranco Testa, missionario fondatore dell'Università del perdono,scorre esperienze: a 30 anni Argentina, 40 Nicaragua, 50

Colombia, 70 Albania e Palestina. Ora atteso a Roma, è voce di spicco in terapia del perdono, reso più autorevole dai 4 anni e 8

mesi di carcere in Argentina.Perdonare è guarire ferite dei rapporti quotidiani, camminare verso il futuro senza che il

passato pesi. E' attenzione rivolta a sé, atto creativo e sempre nuovo. Come la proposta di sostituire la giustizia “retributiva”

con quella “restaurativa”: restaurare il danno causato, con un nuovo paradigma. “Non più una gerarchia con qualcuno al vertice

che decide, ma una costruzione che esclude il litigio e tende a pacificazione e arricchimento emozionale reciproco”.Padre Luigi

Lorenzetti, teologo moralista noto, anche come firma del settimanale”Famiglia cristiana”,parte dall'alternativa tra morale

cristiana che insegna il perdono e morale comune che esige giustizia.Ma giustizia e perdono sono distinte e non separate,in

reciprocità.Cita la proposta di Giovanni Paolo II ai governanti”Rivedere la giustizia umana sulla giustizia di Dio”.

Poi l'art.27 della Costituzione: ”Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità.Devono tendere alla

rieducazione del condannato”. Non atto debole ma dono sanante. Per”fermare l'aggressore ingiusto, ma senza guerra”- come invita

Papa Francesco - occorre lo sguardo del cuore.”In diversa sensibilità sociale,in dialogo:avanzando proposte credibili alle

istituzioni”. 

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