Cardinale Poletto, prete da 60 anni: «La mia Torino? Fantasiosa e tenace»

Intervista – nell’anniversario dell’ordinazione sacerdotale avvenuta il 29 giugno del 1957 a Casale Monferrato  

Parole chiave: poletto (3), cardinale (13), chiesa (665), torino (730)
Cardinale Poletto, prete da 60 anni: «La mia Torino? Fantasiosa e tenace»

«Questa mia Torino non chiuderà mai la porta in faccia a nessuno. Ha dentro  l’impronta dei Santi Sociali. E si vede come la fantasia della misericordia, chiesta da Papa Francesco, richiesta giustamente dall’Arcivescovo Cesare Nosiglia, stia dando frutti sorprendenti».

Parrocchie, gruppi, parroci uniti in uno sforzo grande. Il cardinal Severino Poletto, ripercorre, 60 anni dopo essere stato consacrato prete la sua storia tra gli uomini. Due ore di fatti, confidenze, l’arrivo in città, i mille volti di Torino, la Sindone, i Papi e le persone grandi che ha incontrato negli oratori, nelle chiese, in strada.

Sacerdote nel ’57, parroco in zona Oltreponte di Casale «dove ho provato l’angoscia dei primi morti per l’amianto», Vescovo nell’80 a Fossano, poi ad Asti, nel 99 sotto la Mole. Una vita in ascolto. Cosa vuol dire guidare per undici anni una grande diocesi?

Si alza e va a prendere la preghiera scritta in quei giorni «quando si è sentito caricato di un peso immenso».

Ha chiesto l’aiuto di tutti.

«È un  peso che si regge con il dialogo, con l’ascolto silenzioso, con il coinvolgimento di tutti». «C’era una città da interpretare, l’ho fatto riunendo, attorno a me quattordici personalità che hanno le antenne ben alzate, il Forum: sindaco, presidenti di Regione e provincia, le università, la Fiat, i sindacati. Sono stati anni faticosi ma belli divisi tra preghiera, visita pastorale in tutte le parrocchie, la creazione delle unità pastorali, il rilancio della Caritas, il coinvolgimento di gruppi, associazioni, movimenti, i vescovi, i saggi».

Momenti densi di sensazioni, di gioie e anche di sofferenza. Se potesse tornare indietro… «Rifarei tutto. Certo, come tutti ho fatto degli errori, ma credo di aver lasciato una comunità matura, aperta, solare, all’avanguardia nelle scelte per la pastorale dei giovani, delle famiglie, dei malati».

E come in un flash-back scorrono nel cielo terso di quest’estate calda bagagli di ricordi: la chiesa, le prime volte, in uscita, i cortei contro le  ondate migratorie, la crisi economica che faceva crescere i poveri, gli slanci dei suoi preti, gli interventi sulla Fiat ufficiali e privati.

«Sì certo, la Fiat, l’avvocato.. Ricordo i momenti più drammatici della vicenda Fiat. I contatti continui per salvare il lavoro. E quando era necessario andavo io al Lingotto per capire dove stava andando l’industria dell’auto. C’erano tanti posti di lavoro da tutelare, la serenità di migliaia di famiglie da preservare».

Fatti pubblici e dolori privati..

«Ho visto piangere l’Avvocato davanti alla bara del figlio, l’ho incontrato alcune volte negli ultimi giorni della sua vita  ed ho potuto vedere in lui la preparazione alla morte da  buon cristiano, un personaggio di statura mondiale con Torino nel cuore».

Ed ora..

 «Certo la Fiat ha trovato un nuovo futuro, ma in buona parte all’estero e Torino è certamente più povera. Benedetto XVI disse che la rilocalizzazione delle industrie è accettabile a due condizioni: se serve a dare lavoro ad altri paesi più in difficoltà e se salva il lavoro in casa, insomma se è un ampliamento. E’ avvenuto questo con la Fiat? Certo Marchionne ed Elkann hanno fatto passi da gigante, Mirafiori ha sia pure in parte riaperto, ma Torino manifatturiera è più povera».

Quando arrivarono i primi scossoni economici, in Sala Rossa, sindaco Sergio Chiamparino lei disse: «Se guardiamo la situazione sul versante economico abbiamo più di un motivo per essere preoccupati. Ho detto preoccupati, non tristi perché ci sono le risorse intellettuali, politiche, amministrative ed imprenditoriali per superare questa fase critica. Ma ci vuole un impegno sincero di tutti. Per aiutare chi (e sono sempre di più) vive situazioni di disagio, di sofferenza, di malattia». «Sì, era il 2010 e Torino era profondamente ferita, ma è ripartita, un’altra volta».

I giorni della Thyssen.. «Hanno segnato la mia vita. I giorni più dolorosi.  Quattro li ho salutati in Cattedrale, gli altri li ho visitati in ospedale. Un mese di funerali. Uno schianto del cuore». 

Sessant’anni fa il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, a Casale Monferrato, lei, figlio di emigrati dal Veneto per lavoro, diventa sacerdote. Non si è mai pentito di quella scelta?

«Mai. Quel giorno promisi fedeltà a Dio e alla Chiesa. Ringrazio il Signore per tutte le persone che mi ha fatto incontrare in questi anni, tutte segno della sua presenza».

E mentre parla il cardinale, in clargymen, nel buen ritiro in una casa della diocesi, tocca più volte la croce che porta sul petto quasi a rinnovare quella promessa, quella di sessant’anni fa: fedeltà.

Dei tanti volti di Torino quale le è rimasto nel cuore?

«Quello della carità e dell’accoglienza. Torino ha uno stile inimitabile, uno stile sabaudo, fatto di discrezione e rispetto, una carica di umanità e di mani tese agli altri, anche nel silenzio,  che è una virtù rara e poi ha quella forza, quella fantasia, quella tenacia che anche oggi è quella marcia in più con la quale si sta reinventando, ma nel sangue ha il Dna dei santi sociali. Quella forza permette alla città di ripartire dopo ogni crisi, di reiventarsi anche dopo i nubifragi più devastanti. Ed è per questo che sa gestire i cambiamenti sociali più di altri. Oggi è magari con difficoltà ma senza drammi una città multietnica, multiculturale, multireligiosa. Una città aperta al dialogo. Sempre»-

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo