Aprite le vostre case ai fratelli profughi
Profughi, un appello dell'arcivescovo Nosiglia a tutta la comunità ecclesiale torinese. Parrocchie, famiglie, istituti religiosi e associazioni
Nelle ultime settimane il Mediterraneo è stato palcoscenico della disperazione di tanti fratelli e sorelle che sono costretti a fuggire dalla guerra, dalla fame, da tante forme di ingiustizia. Il Santo Padre, ancora domenica scorsa, ha chiesto a tutte le comunità cristiane di vivere la testimonianza dell'amore più grande attraverso l'impegno per farsi prossimo a tutti coloro che chiedono un segno di vicinanza per poter ancora sperare. La nostra Chiesa diocesana, nell'anno in cui riflette sull'amore più grande, si sente coinvolta in prima persona ed accogliere con gioia ed impegno l'appello, soprattutto nella linea del progetto Un rifugiato a casa mia.
Si stanno definendo alcune azioni concrete da proporre a parrocchie, istituti religiosi, gruppi di impegno e famiglie cristiane. Piccoli gesti che manifestino l'amore più grande come scelta di una intera comunità ecclesiale. Quando avremo la gioia di accogliere Papa Francesco potremo offrire anche questa attenzione come regalo e come segno di ascolto del suo Magistero.
Nei prossimi giorni Caritas, Pastorale Migranti ed altri soggetti ecclesiali, di intesa con le Istituzioni civili, definiranno un piano concreto con le necessarie modalità operative. Fin d'ora, a nome del nostro Arcivescovo, chiediamo a tutti di voler aprire gli occhi del cuore per fare in modo che alcuni fratelli migranti possano essere accolti in piccolissimi nuclei anche nelle nostre case.
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