Al «Ferrante Aporti» la terza Porta santa

Dopo la Cattedrale e il Cottolengo Mons. Nosiglia apre una porta nel casa circondariale per minori

Parole chiave: ferrante (6), carcere (21), nosiglia (114), porta santa (18)
Al «Ferrante Aporti» la terza Porta santa

«Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà». Sono le parole di papa Francesco con cui, nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, indica le porte delle celle dei carcerati, se vengono attraversate con un atteggiamento di conversione, come le Porte privilegiate dove celebrare il giubileo della misericordia. Per questo nella diocesi di Torino l’Arcivescovo, dopo quella della Cattedrale e una all’interno del Cottolengo, ha deciso di aprire una terza Porta santa «speciale» nella cappella del carcere minorile torinese «Ferrante Aporti».

E non a caso la scelta è caduta su domenica 31 gennaio, festa liturgica di san Giovanni Bosco. È dietro le sbarre di questo carcere che a metà ‘800 il santo dei giovani, visitando i minori detenuti inventò il suo «sistema preventivo» e gli oratori. Così mons. Cesare Nosiglia ha voluto iniziare dal «Ferrante» la giornata di celebrazioni in onore di don Bosco e i ragazzi detenuti – attualmente 37 - per primi dopo l’Arcivescovo hanno varcato la «loro» Porta santa che dà accesso alla cappella del carcere che il cappellano, il salesiano don Domenico con i volontari hanno addobbato per l’occasione. Per decenni il Ferrante Aporti – non ha avuto un luogo dedicato alla preghiera e alla celebrazione della Messa. Poi, dopo la recente ristrutturazione dell’Istituto di pena, il sogno del cappellano e dei tanti volontari, tra cui i giovani della vicina parrocchia della Visitazione e di San Barnaba, si è realizzato con l’apertura della cappella intitolata al Buon Pastore che è stata arricchita lo scorso anno, in occasione del Bicentenario di don Bosco, con una statua del santo benedetta da mons. Nosiglia il 2 febbraio. Ancora, a Natale, altri benefattori amici di don Ricca hanno regalato alla cappella un’ l’effigie di Maria Ausiliatrice. Ma nessuno al Ferrante si immaginava l’apertura di una Porta Santa – come ha sottolineato don Domenico Ricca, ringraziando l’Arcivescovo per l’attenzione e l’affetto dimostrato per il carcere minorile torinese, ricordando il pranzo indimenticabile in Arcivescovado con il Papa e 11 minori del Ferrante, durante la visita apostolica a Torino. E a memoria dell’incontro con il Papa, nel salone centrale del carcere dove si è celebrata la Messa, don Ricca ha voluto appendere una grande foto di Francesco sorridente: il Papa la consegnò personalmente autografata ai ragazzi al termine del pranzo.

Durante la Messa – a cui hanno partecipato la direttrice, Gabriella Picco, gli agenti, il personale e numerosi volontari - l’Arcivescovo nell’omelia, rivolgendosi ai ragazzi detenuti, ha detto che «Gesù sarà il vostro difensore se lo accogliete nei vostri cuore, se chiedete perdono e se vivete il tempo del carcere come un tempi di riscatto per riacquistare fiducia. L’Anno della Misericordia infatti è un anno per cambiare: il sentirsi perdonati cambia il nostro cuore». Mons. Nosiglia, che al Ferrante Aporti è di casa - numerose sono state le sue visite in questi anni ai ragazzi detenuti – è il primo Vescovo che ha presieduto una Messa al carcere minorile di Torino: a concelebrare con lui, oltre al cappellano, c’erano altri due salesiani: don Gianmarco Pernice, parroco a San Giovanni Bosco (nel cui territorio si trova il Ferrante) e don Stefano Mondin, delegato della Pastorale giovanile salesiana per il Piemonte.

Mons. Nosiglia ha poi indicato ai ragazzi detenuti che don Bosco è un loro amico e che li protegge dal cielo perché qui ha incontrato tanti ragazzi come loro e perché don Bosco amava i giovani e anche quelli detenuti «per il semplice fatto che sono giovani… La festa di san Giovanni Bosco può essere occasione di una ripresa perché sapete di poter contare su un amico vero e sincero che dal cielo vi protegge e infonde speranza al vostro cuore affranto, facendovi guardare al futuro senza timore».

Al termine della Messa, c’è un piccolo rinfresco con brioches e cioccolata calda preparato dai  giovani detenuti coordinati da Giorgio, uno di loro che sta frequentando un corso professionale di arte bianca e barista. Il reinserimento lavorativo e scolastico è al centro dei percorsi di recupero per i giovani detenuti al Ferrante: mons. Nosiglia, chiacchierando con i ragazzi ,li ha incoraggiati ad impegnarsi nelle attività professionali per rendere proficuo il tempo del carcere.  

 

A Maria Ausiliatrice

 

Alle 11 l’Arcivescovo si è poi spostato nella Basilica di Maria Ausiliatrice per la concelebrazione solenne con la famiglia salesiana in tutte le sue componenti nella feste liturgica di don Bosco. Il Vescovo in una chiesa stracolma ha sottolineato una giornata  «doppiamente giubilare»: nell’Anno della Misericordia la famiglia salesiana vive ancora il ricordo del 200° anniversario dalla nascita di don Bosco, e della visita di papa Francesco a Valdocco. L’Arcivescovo ha voluto richiamare le parole di Francesco, ricordando il suo invito «a credere in se stessi e stimarsi capaci di volare alto, a puntare su traguardi non mediocri anche se accattivanti propri dei messaggi dominanti oggi nella cultura e nei mass media». Nel pomeriggio, sempre in Basilica, ancora Messe per le migliaia di pellegrini che hanno affollato  Valdocco: alle 17 ha presieduto mons. Piero Del Bosco, Vescovo di Cuneo e Fossano; alle 18.30 la celebrazione per il Movimento giovanile salesiano con don Francesco Cereda, vicario del Rettor Maggiore. La festa si è conclusa alle 21 con la Messa per la famiglia salesiana presieduta da don Enrico Stasi, ispettore del Piemonte e della Valle d’Aosta. Il Rettor Maggiore dei salesiani, don Ángel Fernández Artime,  come è stato evidenziato in Basilica, per sottolineare il rinnovato impegno della congregazione nelle periferie del mondo dove è più urgente la presenza «della speranza del Vangelo» ha deciso di vivere la memoria del fondatore «in un altro Valdocco», nell’opera salesiana della capitale a Freetown, in Sierra Leone. Qui l’epidemia di Ebola ha ucciso 4 mila persone lasciando oltre 12 mila bambini orfani di cui  200 sono stati accolti dai 15 Salesiani che sono rimasti accanto alla loro gente rischiando la vita per offrire sostegno materiale e spirituale in un momento così difficile.

Le omelie di mons.Nosiglia al FErrante Aporti e a Maria Ausiliatrice su:

http://www.diocesi.torino.it/diocesi_di_torino/in_primo_piano/00060449_Gennaio_salesiano__ecco_le_celebrazioni_nell_Anno_Santo_della_misericordia.html

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