Agorà Sociale: al via Osservatorio operativo territoriale per dare risposte concrete ai giovani

Si è svolta sabato 19 novembre nella sala congressi della Città Metropolitana la seconda assemblea pubblica del forum ideato da mons. Nosiglia e dalla Diocesi per fare rete e progettare una città nel quale l'inclusione sociale e il lavoro siano al centro di una nuova fase per il territorio (gallery fotografica)

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Agorà Sociale: al via Osservatorio operativo territoriale per dare risposte concrete ai giovani

La sala si è riempita non subito, ma con l'andare del tempo. Una mattina di confronto, oltre tre ore di idee e progetti. Molte speranze e altrettante paure. I volti in sala sono sereni e preoccupati allo stesso tempo: ci sono più teste grigie che giovani chiome, ma come hanno espresso mons. Cesare Nosiglia e don Gianfranco Sivera, qualche ragazzo non se l'è sentita di partecipare ad una Assemblea che vedeva nella proposta di dialogo intergenerazionale, un rapporto impari. Le nuove generazioni sono troppo spesso oggetto di studio e non di relazione. Ma l'Agorà ci ha provato a mettere in dialogo il mondo giovanile e le Istituzioni pubbliche e private, le parti sociali, il mondo delle imprese.

All'inizio dell'assemblea, il percorso dell'Agorà del Sociale partito nel 2014 e giunto dopo tre anni all'incontro odierno, è stato, con grande acume e memoria storica, presentato dal direttore della Caritas Diocesana Pierluigi Dovis che poi ha lasciato la parola all'Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia. Il pastore della Comunità ecclesiale torinese ha ricordato il valore e l'obiettivo di questi stati generali che vorrebbero essere esempio di concretezza e dialogo per costruire insieme il futuro dell'intera comunità civica. (il testo sul sito della diocesi di Torino)

"Da parte dello Stato occorre una strategia sui giovani meno assente sul piano delle programmazioni nazionali". Sono necessarie "strategia e programmazione, non solo di provvedimenti a volte validi ma volti a dare soluzioni provvisorie come ad esempio i voucher e che garantiscono tutt'al più un lavoro saltuario".

Nell'intervento di apertura Nosiglia ha aggiunto "Comprendo che politicamente la via intrapresa che privilegia gli anziani e le fasce intermedie appare più produttiva dal punto di vista del consenso, ma in realtà può risultare miope e destinata a fallire privando i giovani del diritto a realizzare la propria vita attraverso il lavoro, senza il quale qualunque progetto personale o sistema previdenziale futuro è destinato al fallimento".

E proprio i giovani sono stati protagonisti di questa Agorà.  Quattro loro rappresentanti, coinvolti dalla cabina di regia dell'Agorà sostenuta dagli Uffici della Pastorale sociale e del lavoro e di quella dei giovani, hanno partecipato ad un confronto pubblico dando  un tono diverso e inedito alla riflessione e, senza reticenze, hanno raccontato le loro storie e una realtà complessa e in continua evoluzione come quella del lavoro. 

Moderati dal giornalista Matteo Spicuglia, Giulia Borioli, Enrico Cara, Prince Degha e Giorgia Maresca, hanno lasciato alle spalle qualche timori ed hanno descritto in modo chiaro e profondo le speranze e le illusioni di una generazione. Loro ce l'hanno fatta o comunque hanno già fatto scelte e sono approdati dopo itinerari di studio alla professione, ma molti tra i loro coetanei sono più in difficoltà e si sentono soli nella complessità della realtà in cui vivono. 

Le storie di Giulia educatrice dell'Azione Cattolica, studi umanistici esperienze all'estero e ora impegnata nel microcredito, Enrico Cara partito dalla voglia di trovare una realizzazione in campo umanistico, poi, nel suo percorso di formazione approdato al Politecnico e oggi ingegnere e consulente d'azienda, Prince Dengha, dal Congo all'Italia, scuola e formazione ma anche tanti lavori manuali e di intelletto, successi e cadute e infine la strada nel sociale come mediatore ed infine Giorgia Maresca, la più giovane, un amore vero per l'arte, studente all'Accademia e un sogno nel cassetto da realizzare nella sua città, una libreria dedicata a temi del bello nella creazione artistica.

Belle storie ma anche tante piccole e grandi stoccate al mondo degli adulti: mancano i maestri e i padri, la formazione è debole, chi ci accompagna nel sentiero pieno di difficoltà che si apre dopo la formazione scolastica e universitaria. La solitudine nelle decisioni, a volte la mancanza di sostegno economico e le difficoltà delle famiglie che fanno sforzi enormi per permettere ai figli di studiare.

Queste sono state le domande e le considerazioni che hanno ascoltato insieme all'Arcivescovo e ai vertici degli Uffici pastoriali della Chiesa torinese con il Vicario mons. Danna e i vicari territoriali, la sindaca Chiara Appendino, il presidente della Regione Sergio Chiamparino, il presidente della Compagnia di Sanpaolo Francesco Profumo, assessori e consiglieri comunali e regionali, sindaci, Dario Gallina dell'Unione Industriali, Mimmo Lobianco segretario della Cisl e i rappresentanti delle associazioni di categoria e datoriali, il volontariato, il terzo settore, la cooperazione sociale, le associazioni i corpi intermedi, congreazioni e istituti religiosi impegnati da sempre nella formazione e nell'istruzione, che costituiscono la spina dorsale produttiva e sociale della comunità cittadina.

Ascoltare, accompagnare, sostenere ecco di cosa oggi hanno bisogno di giovani chiamati ad uno sforzo sicuramente maggiore e diverso rispetto alle generazioni passata. Diventare imprenditori di se stessi e creare lavoro per sè e gli altri. Impegno arduo e impossibile se si dimenticano coloro che non hanno una formazione superiore o accademica ma che dovrebbero avere le medesime opportunità e forse più di sostegno e indirizzo nella propria vocazione di vita e di professione.

L'insicurezza e la paura del domani che vivono i giovani e non solo loro hanno indotto gli interlocutori che sono interventi nella tavola rotonda coordinata da don Luca Ramello, prima delle conclusioni di Marco Canta e dell'Arcivescovo, a ribadire che è necessario non restare all'analisi e alla elaborazione di scenari e ipotesi progettuali ma con un Osservatorio sul lavoro e il welfare proporre organizzare, sostenere piani concreti di avvio alla professione, formazione, aggiornamento che fin d'ora l'Agorà si impegnerà a verificare insieme agli attori che in questi anni hanno voluto coinvolgersi non solo formalmente ma concretamente in questo processo. Portare l'agora nei territori e nelle periferie più dimenticate "Non deve trattarsi solo di un organismo di studio e di proposta ma di promozione  e sostegno di progetti concreti e fattibili  per dare risposte appropriate alle esigenze dei giovani nel campo del lavoro. Per questo l’osservatorio dovrà essere  rappresentativo delle principali componenti dell’Agorà in ambito istituzionale, civile ed ecclesiale" ha concluso mons. Nosiglia. 

   

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