Chiuso il Bicentenario di san Giovanni Bosco

Solenne celebrazione al Colle Don Bosco con 7 mila fedeli. Il Rettore Artime ai giovani: "siete la nostra ragione di vita"

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Chiuso il Bicentenario di san Giovanni Bosco

Oltre 7 mila fedeli hanno affollato questa mattina il Colle Don Bosco (Castelnuovo) per la celebrazione del Bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco, avvenuta al Colle il 16 agosto 1815. A presiedere la Messa solenne con il rettor maggiore dei Salesiani, don Angel Fernandez Artime, c'era l'Arcivescovo di Torino mons Cesare Nosiglia. Nella spianata della Basilica 5 mila giovani di 54 pasi del mondo, già intervenuti nei giorni scorsi all'incontro mondiale della gioventù salesiana. Presenti madre Yvonne Reungoat, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e don Chávez, Rettor Maggiore Emerito dei Salesiani. Al termine della Messa i fedeli hanno potuto ascoltare la recita dell’Angelus del Papa in collegamento da Roma: Francesco ha salutato i giovani del Movimento Giovanile Salesiano, incoraggiandoli a vivere nel quotidiano la gioia del Vangelo per generare speranza nel mondo.

Si chiude un anno di celebrazioni straordinarie per la Famiglia Salesiana che in questo 2014/2015, in tutto il mondo, ha fatto memoria del Santo dei giovani pee rilanciarw il carisma salesiano nel nuovo Millennio. Preparato da una grande peregrinatio delle reliquie di don Bosco, il Bicentenario si era aperto un anno fa sempre al Colle Don Bosco. "Siete stati la ragione del vivere sacerdotale e pastorale di Don Bosco - ha detto don Artime toccando il cuore dei giovani convenuti per la Messa conclusiva - e lo siete oggi per tutti noi".

Il Rettor maggiore si è augurato che "il Bicentenario sia un’opportunità per un vero rinnovamento spirituale e pastorale della nostra Famiglia, un’occasione per rendere più vivo il carisma e rendere più attuale Don Bosco come sempre lo è stato per i giovani. Ho creduto che sarebbe stato una opportunità per vivere con rinnovata convinzione e forza la missione affidataci, sempre per il bene dei ragazzi e ragazze, adolescenti e giovani di tutto il mondo, specialmente i più necessitosi, i più poveri e fragili. Siamo eredi di un grande uomo, un vero figlio del suo tempo e un vero tessitore della storia, un uomo straordinario, ma umile e in mezzo agli ultimi, che ispirato alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales, ha dato origine a un vasto movimento di persone sempre in cammino, messi in moto, dalla periferia di Torino alle diverse periferie esistenziali e geografiche (come quella della fine del mondo nella Terra del Fuoco e nella Patagonia del suo tempo).

Siamo eredi di un’eredità che viene sviluppata, trasmessa e fecondata con le proprie opzioni di vita e la donazione piena di noi stessi per farla feconda e ancora più ricca. Ciò si concretizza nell’importante sfida che ci lascia il Santo Padre: 'Come Famiglia Salesiana siete chiamati a ravvivare la creatività carismatica dentro ed oltre le vostre istituzioni educative, mettendovi con dedizione apostolica sui sentieri dei giovani, in particolare quelli delle periferie'”.

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