Si aggrava la povertà dei bambini torinesi

Famiglie in fila alla Caritas. Il rapporto nazionale conferma che anche in Piemonte la situazione è molto difficile

Parole chiave: bambini (21), povertà (47), aiuto (4), condivisione (4), caritas (52)
Si aggrava la povertà dei bambini torinesi

«È cinque mesi che mio figlio non mangia più una bistecca, ma la carne non ce la possiamo proprio più permettere», «Mia figlia è sempre più triste, vorrebbe invitare le amiche a casa, ma si vergogna perché non ha spazio e poi non avremmo la possibilità di offrire una merenda…», «Luigi è l’unico che non fa nessuna attività dopo la scuola, non fa sport, non fa musica e questo gli pesa». Sono gli sfoghi di tante mamme che si rivolgono al centro d’ascolto diocesano torinese «Le due tuniche» per affrontare problemi abitativi, perché non hanno più soldi per pagare le utenze, perché non lavorano ormai da anni e non sanno più come tirare avanti. Sfoghi che rispecchiano il quadro emerso dal VII Atlante dell'infanzia curato da «Save the children» e pubblicato nei giorni scorsi sulle condizioni dei bambini nel nostro Paese.

«Dal nostro osservatorio torinese», spiega Wally Falchi, responsabile delle Due Tuniche, «verifichiamo un peggioramento delle situazioni di povertà in cui vivono le famiglie e conseguentemente un aggravarsi delle condizioni in cui vivono i bambini: basti pensare che il 13% dei nuclei che si rivolgono alle due tuniche ha 1 figlio minore, il 15% ha 2 figli e l’8% ha da 3 figli in su. Inoltre nel 2016 su 5 mila persone ascoltate circa il 30% erano nuclei con minori che complessivamente comprendevano 1.500 tra neonati e ragazzi. Guardando alle richieste di aiuto come supporto alimentare a integrazione dei pacchi viveri forniti dalle parrocchie nel corso del 2016 sono state sostenute 2.010  persone di cui 380 erano minori al di sotto dei 10 anni.

Si riesce magari più facilmente a reperire aiuti per preparare il pranzo e la cena ma, i bambini che vanno a scuola hanno bisogno anche di merende, di colazioni che sempre meno famiglie riescono a garantire e a volte i piccoli a scuola si addormentano o appaiono senza forze».

E proprio per questa esigenza alimentare che ad esempio anche quest’anno il Banco alimentare ha riavviato la campagna «Viva la colazione», grazie alla quale attraverso una donazione della Kellog su tutta Italia sono state sostenute 135 mila colazioni per bambini tra i 2 e i 7 anni in stato di disagio, migliaia anche in Piemonte.

«Sempre più come centro d’ascolto», prosegue, «visto il crescente numero di richieste, dobbiamo fare dei tagli e sempre più frequentemente ci rendiamo conto che per garantire l’essenziale a volte non riusciamo a intervenire su contributi per gite scolastiche, materiale scolastico, attività ludiche-ricreative anche se per fortuna quest’anno una azienda ci ha aiutato organizzando una raccolta con i loro dipendenti fornendoci quaderni, zaini, cancelleria, compassi che sono stati distribuiti nel mese di settembre e ottobre. Anche questa volta, la Provvidenza ci ha aiutato. È ovvio che si deve puntare a sostenere le famiglie nei bisogni primari, ma certamente questi bambini non stanno vivendo un’infanzia molto felice e questo non è un problema da sottovalutare. Arriviamo a pagare utenze per case dove abitano nuclei con minori dove magari da mesi non hanno più corrente elettrica e anche questo impone una seria riflessione, come quando vediamo l’entusiasmo con cui i bambini di nuclei sfrattati si trasferiscono nelle nostre residenze temporanee, magari devono condividere gli spazi con altri, ma i locali sono caldi, illuminati, confortevoli e loro lo percepiscono subito».

Dal rapporto nazionale emerge ancora che 1 bambino su 20 non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta, mentre più di 1 su 10 non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici. Le attività, le relazioni, il gioco, aiutano a crescere. Il diritto al gioco riconosce all'attività ludica importanti funzioni sociologiche e psicologiche, sottolineando l'importanza che il gioco ha nella formazione e nella crescita del bambino.

«In alcuni casi», aggiunge, «segnaliamo ad esempio all’associazione Terza Settimana che offre un corso gratuito di Hip Hop per i bambini oppure la stretta collaborazione con alcune parrocchie ha permesso di inserirli in varie attività, perché anche nel loro tempo libero i bambini non si debbono sentire mai discriminati, non devono pagare troppo il peso del disagio della povertà. Come Caritas riusciamo ad offrire agli adulti momenti culturali, concerti o mostre, ma anche per i bambini forse sarebbe un discorso da affrontare..., ogni tanto per un bambino anche andare al cinema può essere un diritto, uno sfogo tenendo conto che nelle famiglie colpite dalla povertà spesso i rapporti sono tesi, i genitori sentono forte l’umiliazione di non poter garantire ai figli quel che vorrebbero».

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