Attentato contro la Chiesa copta del Cairo, 25 i morti

La parole del Papa e la dichiarazione di mons. Nosiglia, arcivescovo di Torino

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Attentato contro la Chiesa copta del Cairo, 25 i morti

«Diversi sono i luoghi, ma purtroppo unica è la violenza che semina morte e distruzione, e unica è anche la risposta: fede in Dio e unità nei valori umani e civili. Vorrei esprimere una particolare vicinanza al mio caro fratello Papa Tawadros II e alla sua comunità, pregando per i morti e i feriti».

Papa Francesco domenica 11 dicembre 2016 manifesta solidarietà alla Chiesa copta. Poche ore prima al Cairo un ordigno artigianale - 12 chili di tritolo - è scoppiato nella chiesa del quartiere di Al Abasiya durante la Messa: non meno di 25 i morti e 49 i feriti. L'ordigno era collocato in una borsa. L'esplosione è avvenuta nella piccola chiesa dei Santi Pietro e Paolo, adiacente alla Cattedrale di San Marco, che è la più antica chiesa d'Africa e la sede del Patriarca di Alessandria. Dal 2013 a oggi vi sono stati una quarantina fra aggressioni di cristiani e attacchi alle chiese con decine di morti.

«Copti» significa «egiziani di religione cristiana» che si riconoscono nel Patriarcato copto-ortodosso di Alessandria. Chiesa fondata nei I secolo, ha origine dalla predicazione dell’evangelista San Marco, che predica sotto l’impero di Nerone. Molti monaci copti muoiono come martiri. Questa Chiesa si è separata dalle altre nel Concilio di Calcedonia (8 ottobre-1° novembre 451): stabilisce che in Cristo ci sono due «nature», quella divina e quella umana, in una sola persona, perché è al tempo stesso Dio e uomo. Erano secoli caratterizzati da feroci diatribe sulla natura di Cristo. I copti non accettano Calcedonia che condanna la posizione «monofisita» di Eutiche (378-454), secondo la quale in Cristo, dopo l’incarnazione, vi è una sola natura e una sola persona divina. La Chiesa copta subisce nei secoli un processo di arabizzazione e di dominazione islamica, che ne fa una minoranza perseguitata. Solo dopo il Concilio Vaticano II (1962-65) inizia un cammino ecumenico che porta il 10 maggio 1973 al primo incontro, dopo 15 secoli, tra Paolo VI e il Patriarca Shenuda III, che firmano una dichiarazione comune.

La Chiesa copta è erede del millenario monachesimo egiziano: vi sono vissuti San Paolo di Tebe (circa 230-335), considerato il primo eremita; Sant’Antonio abate (circa 251- 357), considerato il fondatore del monachesimo; San Pacomio (292-348), padre del cenobitismo.

I cristiani copti oscillano fra i 4 e gli 8 milioni, fra il 6 e il 10 per cento della popolazione a stragrande maggioranza musulmana. Moltissimi copti sono all’estero nella «diaspora». La Chiesa copta trova in Italia un ambiente non ostile, mostra tutta la vitalità di una minoranza che ha dovuto fare tesoro di secoli di persecuzione. Vede con favore il dialogo teologico fra i cristiani e sostiene le minoranze cristiane in Medio Oriente.

Dopo trent’anni di dittatura (14 ottobre  198-11 febbraio 2011) dalla cacciata del presidente Hosni Mubarak, che godeva del sostegno del Patriarca Shenouda III, e dalle «Primavere arabe» del 2011i copti hanno vissuto in uno stato di crescente tensione che ha avuto il suo apice durante il governo del presidente islamista Mohamed Morsi. Con il colpo di Stato del 3 luglio 2013 il generale Abdel Fattah al Sisi ha destituito Morsi, ha promesso di ripristinare l'ordine e di proteggere le minoranze e afferma che gli egiziani«sono tutti uguali nei loro diritti e nei loro doveri, in accordo con la Costituzione».

All'esame del Parlamento egiziano c’è una legge che punisce gli atti che minano l'unità nazionale e che dovrebbe allentare le limitazioni nella costruzione di nuove chiese. I copti sono  minoranza che ha sempre avuto un ruolo chiave nell'economia dell'Egitto. Sono cristiani la maggioranza degli orafi e degli impiegati nel settore farmaceutico; sono copte alcune delle famiglie più ricche, come i Sawiris, che controllano il gigante delle telecomunicazioni Orascom. Dinastie di copti hanno ricoperto incarichi politici di primo piano: un membro della famiglia Boutros Ghali ha sempre fatto parte dei vari governi prima della caduta di Mubarak e un suo esponente, Boutros Boutros Ghali, è stato ministro degli Esteri prima di diventare segretario dell'Onu.

Papa Francesco lancia un drammatico appello per ricordare che in Siria, ad Aleppo in particolare, vi sono persone che soffrono: «Ogni giorno sono vicino a loro. Non dobbiamo dimenticare che Aleppo è una città, che lì c’è della gente: famiglie, bambini, anziani, persone malate. Purtroppo ci siamo ormai abituati alla guerra, alla distruzione, ma non dobbiamo dimenticare che la Siria è un Paese pieno di storia, di cultura, di fede. Non possiamo accettare che questo sia negato dalla guerra, che è un cumulo di soprusi e di falsità. Faccio appello all’impegno di tutti, perché si faccia una scelta di civiltà: no alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria».

Nella terza domenica di Avvento, di fronte a una situazione di desolazione, di un destino inesorabile senza Dio – spiega il Papa - la salvezza è annunciata dalla venuta del Signore, che tutto trasforma, «che afferra tutto l’essere umano e lo rigenera:

Dio è entrato nella storia per liberarci dalla schiavitù del peccato; ha posto la sua tenda in mezzo a noi per condividere la nostra esistenza, guarire le nostre piaghe, fasciare le nostre ferite e donarci la vita nuova. La gioia è il frutto di questo intervento di salvezza e di amore di Dio».

E poi il monito: «Un cristiano che non è gioioso, qualcosa manca a questo cristiano, o non è cristiano! La gioia del cuore, la gioia dentro che ci porta avanti e ci dà il coraggio. Il Natale è vicino, i segni del suo approssimarsi sono evidenti per le nostre strade e nelle nostre case. I segni esterni ci invitano ad accogliere il Signore che sempre viene e bussa alla nostra porta, bussa al nostro cuore, per avvicinarci; ci invitano a riconoscere i suoi passi tra quelli dei fratelli che ci passano accanto, specialmente i più deboli e bisognosi».

<<Apprendo con animo profondamente addolorato la notizia del vile attentato alla comunità copta in Egitto durante la Messa domenicale nella chiesa dei santi Pietro e Paolo, nel centro del Cairo. 

 Esprimo ai cari fratelli e sorelle della comunità copta di Torino la mia più piena e partecipe solidarietà insieme a tutti i fedeli cattolici della Diocesi di Torino, pregando per i morti e i feriti e ricordando anche le loro famiglie.Mentre chiedo al Signore il suffragio per le vittime dell’attentato condanno fermamente un terrorismo che colpisce indiscriminatamente le persone innocenti anche nei momenti e nei luoghi della preghiera. Come ha più volte ricordato Papa Francesco, nessuna guerra, nessun atto di violenza può essere giustificato nel nome di Dio.
Questa sera, durante la Messa che celebrerò alla Consolata, ricorderemo le vittime e pregheremo Maria Santissima per chi ha subito tale violenza e perché il rispetto di ogni comunità religiosa sia sempre salvaguardato da tutti quale  diritto fondamentale della vita pacifica e solidale in ogni Paese.

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