Anno santo e Giubileo nella storia della Chiesa

Da Bernardo di Chiaravalle al Giubielo del millennio 2000 con San Giovanni Paolo II. Momenti e vicende

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Papa Bonifacio VIII sulla loggia delle benedizioni in Laterano (ANSA)

Non sono più i tempi di Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) «il quale di lamentava che molti venivano a Roma mossi più dall’”ambitio” che dalla “devotio”. Ora gli apostoli gioiscono quando vedono arrivare i pellegrini in più gran numero e con più frequenza del solito e con grande devozione di popolo. Non ci fu dai tempi antichi così grande devozione e fervore di fede nel popolo cristiano».

Il cronista Giovanni Monaco è entusiasta. Sono gli anni di Bonifacio VIII (1294-1303) che indice il primo Anno Santo nel 1300 per esaudire un insistente voto popolare e l’evento ha una risonanza straordinaria. Dante Alighieri (1265-1321) ne parla nella «Divina Commedia» («Inferno», canto XVIII, versi 25-33); Giovanni Villani (1276-1328) nella «Cronica» (libro VIII, capitolo 36) scrive che duecentomila pellegrini creano un serio problema di traffico su Ponte Sant’Angelo, che viene diviso a metà da un tavolato: da una parte coloro che si recano a San Pietro, dall’altra coloro che ne tornano. Bonifacio VIII prevede che si celebri ogni cento anni.

Il Giubileo cristiano riprende quello ebraico. «Giubileo» deriva dalla parola «Yôbel» che designava il corno di ariete o di montone che i sacerdoti suonavano per annunciare l’evento. E con esso, ogni 50 anni, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il riposo della terra.  Una sorta di ritorno alle origini.

Nella Chiesa cattolica il Giubileo si configura come «una solenne indulgenza plenaria concessa dal Romano Pontefice per la remissione dei peccati» nell’Anno Santo «ordinario» o «straordinario». Assume un significato più spirituale: remissione dei peccati e delle pene dei peccati, conversione a Dio nella fede e nella testimonianza cristiana, riconciliazione con gli uomini, solidarietà e giustizia, impegno al servizio di Dio e del prossimo con al centro Cristo, portatore di vita e di grazia.

Il secondo Giubileo si celebra nel 1350 senza Papa Clemente VI (1342-1352) che rimane ad Avignone durante la «cattività avignonese» (1305-1377). Francesco Petrarca (1304-1374) scrive il celebre sonetto «Movesi il vecchierel canuto e bianco. E viene a Roma seguendo ‘l desìo per mirar la sembianza di Colui Ch’ancor lassù nel Ciel vedere spera». Durante il grande scisma del 1378-1417 un Giubileo si celebra nel 1390 e il cronista annota: «Pareva proprio cosa di Dio». Il quarto avviene dieci anni dopo nel 1400 nell’anno dei «flagellanti». Su quello del 1425 la documentazione storica è insignificante e fu indetto senza la «bolla». Quello del 1450 è definito dal vescovo di Firenze Sant'Antonino (Pierozzi) «Anno d’oro». Dal 1475 si usa indifferentemente «Giubileo» e «Anno Santo». È ricordato da Ludovico Ariosto (1474-1533) e vede la presenza di grandi artisti: Leon Battista Alberti, Verrocchio, Signorelli, Ghirlandìaio, Botticelli, Perugino, Pinturicchio. Con Sisto IV (1471-1484) il Giubileo ordinario è cadenzato ogni 25 anni, per permettere a ogni generazione di viverne almeno uno.

Nel 1500 lo scandaloso Alessandro VI Borgia (1492-1503) inaugura il rituale dell’apertura della Porta Santa: batte con un martelletto tra colpi alla Parta Santa dicendo «Aperite mihi portas justitiae. Introibo in domum tuam, Domine». Nel 1525, due anni prima che i Lanzichenecchi di Carlo V mettessero a ferro e fuoco Roma, Matteo da Bascio (1495-1552) fonda l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Nel 1550 si registra un balzo nella vita religiosa a cavallo del Concilio di Trento (1545-1563): tra i pellegrini ci sono Michelangelo Buonarroti (1475-1564) e Giorgio Vasari (1511-1574). San Filippo Neri, detto «Pippo buono» (1515-1595), nel 1575 organizza l’accoglienza dei pellegrini e vi partecipa il santo arcivescovo di Milano cardinale Carlo Borromeo (1538-1584) che va a piedi nudi per Roma in segno di penitenza. Nel 1600 la «Confraternita» di San Filippo Neri ospita mezzo milione di italiani e 300 carovane di stranieri e rifulge la carità di San Camillo de Lellis (1550-1614), fondatore dei «Ministri degli infermi» o «Camilliani».

La tensione pastorale di Urbano VIII (1623-1644) del 1625 modifica in profondità il concetto ispiratore. Emana un bando per vietare a tutti di portare armi e di usare violenza «essendo molto conveniente che nell’anno del santissimo Giubileo la città di Roma si mantenghi purgata da ogni violenza et iniquizia». Dal 1650, con Innocenzo X (1644-1655), il successo del Giubileo è paradossalmente favorito dalle continue epidemie di peste che costringono l’uomo a confrontarsi con il mistero della morte e con il bisogno di rinnovamento e spiritualità. Nel 1675, con Clemente X (1670-1676)  i pellegrini sono accolti dall'abbraccio di piazza San Pietro, immenso anfiteatro delimitato dal Colonnato di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680):la Chiesaaccoglie  tutti i popoli, anche quelli del Nuovo Mondo.

Il 1700, con Innocenzo XII (1691-1700) apre «il secolo dei lumi» e un viaggiatore inglese annota: «La folla continua a passare in ginocchiola Por­ta Santa di San Pietro con tale affluenza che non so­no riuscito ancora a farmi strada per entrare». Nel 1725 Benedetto XIII (1724-1730) accoglie e abbraccia 370 schiavi riscattati dai Redentoristi: «Intonata ad austera devozione fu la solennità dei riti, riservata e disciplinata rigorosamente ogni concessione di indulgenza, prevenuti ed eliminati la maggior parte degli inconvenienti soliti in tali occasioni, come la troppo molesta e sfruttatrice inflazione del caroviveri. Esclusi i divertimenti profani: niente carnevale, né festini, proibito ogni gioco». Quello del 1750 con Benedetto XIV (1740-1758) è caratterizzato da grande spiritualità: San Leonardo da Porto Maurizio (Paolo Girolamo Casanova 1676-1751) diffonde la pratica della «Via Crucis» e colloca in giro per la città 562 croci, tra le quali la grande Croce del Colosseo. Nel 1775, con Pio VI (1775-1799), un cronista non cattolico testimonia: «Egli esegue tutte le funzioni religiose nel modo più solenne, non soltanto quelle pubbliche e straordinarie, ma anche gli atti più semplici di devozione. Questo zelo del Papa non è da attribuire a ipocrisia o diplomazia, ma proviene soltanto dalla fede nell’efficacia di tali atti di pietà».

Il ciclone della Rivoluzione francese (1789-1799) e di Napoleone Bonaparte (1769-1821) impediscono di celebrare il Giubileo nel 1800. Quello con Leone XII (1823-1829) nel 1825 è l’unico Giubileo nell’Ottocento: «Si dirà quel che si dirà ma il Giubileo si ha da fare». Pio IX (1846-1878), esule a Gaeta e Portici dal novembre 1848 all’aprile 1850, è impossibilitato a indire il Giubileo.

Vi provvede Leone XIII (1878-1903) il novantenne Gioacchino Vincenzo Pecci che varcala PortaSantain ginocchio. Quello indetto da Pio XI (1922-1939) nel 1925 è l’«Anno Santo della pacificazione» dopo la «macelleria» della Grande Guerra ed è  coronato dall'istituzione della solennità di Cristo Re; nel 1933 ecco il primo Giubileo straordinario della storia, nel XIX centenario della Redenzione tradizionalmente fissata nel 33. Nel 1950 Pio XII (1939-1958) l’Anno Santo dopo la seconda guerra mondiale, è celebrato prima a Roma e poi in tutte le diocesi del mondo: l’atto più importante è la proclamazione il 1° novembre 1950 del dogma dell’Assunzione di Maria, alla presenza di 600 vescovi e di una folla immensa. Nel 1975, dieci anni dopo la conclusione del Concilio (8 dicembre 1965), Paolo VI indica come scopo «la riconciliazione con Dio e tra gli uomini». Giovanni Paolo II (1978-2005) indice due Giubilei, uno straordinario nel 1983-84 il «Giubileo della Redenzione», e il Grande Giubileo del 2000, nel passaggio tra il secondo e terzo millennio e tra il XX e il XXI secolo.

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