Anastasio Ballestrero un vescovo al Concilio

Aneddoti, racconti e storia del futuro arcivescovo di Torino al Vaticano II

Parole chiave: ballestrero (5), concilio (28), torino (730), chiesa (665)
Anastasio Ballestrero un vescovo al Concilio

«Il grande Ballestrero, padre conciliare come superiore generale dei Carmelitani e membro della Commissione teologica, mi raccontò che il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, riferendosi al Concilio, annunciato da Papa Giovanni nel 1959 e da lui aperto nel 1962, gli disse: “Entro un mese qui è tutto finito. È già tutto pronto, c'è solo da approvare”. Il carmelitano gli rispose: “Guardi che, da quello che sento, non sarà così”. Infatti così non fu».

Il Concilio non venne liquidato in un mese con l’approvazione degli schemi predisposti dalla Curia romana, ma durò quattro anni (1962-65). A raccontare questo dialogo fra i due genovesi fu Davide Fiammengo, una colonna dell’Azione Cattolica italiana e torinese - della quale fu presidente nel 1983-1992 – e cinquant’anni fa impiegato a Roma all’Ufficio amministrativo del «La Stampa».

Padre Anastasio del SS. Rosario (Alberto Ballestrero), preposito gene­rale dei Carmelitani Scalzi (1955-1967) e presidente dell’Unione ro­mana dei Superiori generali – e poi arcivescovo di Bari (1974-1977) e di Torino (1977-1989) e presidente della Conferenza episcopale italiana (1979-1985) – partecipa alla fase preparatoria (1960-1962) e al Concilio Vaticano II (1962-1965), acquisendo una particolare autorevolezza sul piano dottrinale e pastorale. Partecipa alle Commissioni:  Teologica - Giovanni XXIII lo nomina «consultore», Paolo VI nel febbraio 1964 lo nomina «membro» -;la Dottrinale(o della dottrina della fede e della morale), la più importante di tutte, presieduta dal cardinale Alfredo Ottaviani, il «carabiniere di Dio» e «guardiano dell’ortodossia» come prefetto del Sant’Uffizio; dei Reli­giosi.

Gli at­ti della fase preparatoria riportano l'elenco delle questioni proposte da Ballestrero per la trattazione in Concilio, le «Animadversiones scriptae de Ecclesia». Scrive lo storico della Chiesa subalpina Giuseppe Tuninetti: «Nella lettera accompagna­toria Ballestrero spiegava di non ritene­re opportuno sviluppare le singole questioni ma si limitava a indicarle come tema di studio e riflessione. Presentò diverse questioni sulla dogmatica, la morale, l’apostolato, la disciplina, la vita religiosa. Il suo nome compare varie volte nei verbali; firmò una serie di interventi e, logicamente, con gli altri padri, le costi­tuzioni e decreti che venivano approvati».

Partecipa a tutte le quattro sessioni o periodi in cui si divide il Vaticano II:

I) 11 ottobre-8 dicembre 1962 con Giovanni XXIII (nessun documento).

II) 29 settembre-4 dicembre 1963 con Paolo VI: costituzione sulla Sacra Liturgia «Sacrosanctum Concilium» e decreto sui mezzi di comunicazione sociale «Inter mirifica» (4 dicembre 1963).

III) 14 settembre-21 novembre 1964: costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen gentium; decreti sulle Chiese orientali cattoliche «Orientalium ecclesia» e sull’ecumenismo «Unitatis redintegratio» (21 novembre 1964).

IV) 14 settembre-8 dicembre 1965 - Decreti sull’ufficio pastorale dei vescovi «Christus Dominus», sul rinnovamento della vita religiosa «Perfectae caritatis», sulla formazione sacerdotale «Optatam totius»; dichiarazioni sull’educazione cristiana «Gravissimum educationis», sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane «Nostra aetate» (28 ottobre 1965). Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione «Dei Verbum», decreto sull’apostolato dei laici «Apostolicam actuositatem» (18 novembre 1965). Decreti sull’attività missionaria della Chiesa «Ad gentes divinitus», sul ministero e la vita sacerdotale «Presbyterorum ordinis», costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo «Gaudium et spes» (7 dicembre 1965).

Quindi il biennio 1964-65 è quello di più intenso lavoro produttivo. Ricorda ancora Tuninetti: «Il contributo di padre Anastasio è dato attraverso il lavoro nascosto, defatigante, ma determinante, svolto nella Commissione dottrinale, soprattutto nell'autunno del 1964, quando la “Lumen gentium” rischiò il naufragio. Infatti Paolo VI, allarmato da alcune inter­pretazioni sulla collegialità episcopale esposta nella costituzione, volle una Nota che, approvata dalla Commissione dottrinale, ne desse un’interpretazione au­tentica». Secon­do mons. Carlo Colombo, esperto della Commissione, il Papa volevala Nota«sia ver­so quanti non ammettevano l'autorità collegiale dei vescovi sulla Chiesa, sia verso quanti negavano praticamente il primato pontificio».

La Nota, redatta da mons. Gérard Philips, principale autore della «Lumen gentium», è chiamata «Addenda pro facilitate lecto­ris».La Commissione, su proposta di Ballestrero, sopprime l'espressione «pro facilitate lectoris» e diventa «Nota explicativa praevia» sul punto nevralgico di tutto il Concilio, cioè il rapporto tra primato petrino e collegialità episcopale.

Il 6 ottobre 1964 Paolo VI nomina un gruppo di esper­ti, cui affida l'esame dello schema sulla libertà religio­sa, preparato dal Segretariato per l'unione dei cristiani: vi sono mons. Pietro Parente e Carlo Colombo, padre Anastasio e altri.

Gli atti conciliari riportano un suo intervento in aula, l’11 no­vembre 1964 alla 120ª congregazione generale, nel di­battito sullo schema concernente i religiosi. Parla a nome di 185 padri conciliari: «Per evitare che le parole “rinnovamento” o “adattamento” generino confusione, sarebbe necessario porre in evidenza che esse significano essenzialmente un ritorno dei singoli e delle comunità al fervore primitivo, e un adattamento alle esigenze dei tempi. È necessario porre a base dell'aggiornamento solidi cri­teri soprannaturali, per non cadere nell'immobilismo o nell'inquieto prurito di novità. I religiosi devono essere testimoni di santità: il loro rinnovamento non è sinonimo di "modernizzazione", ma è piena adesione agli ideali che hanno dato vi­ta alle famiglie religiose. Occorre insistere affinché lo spirito dei fondatori venga conservato e mai si corra il rischio di una specie di standardizzazione».

Il testo del prof. Tuninetti fa da presentazione al volumetto «Ricordando il Concilio», pubblicato dalla Elle Di Ci nel 1991, che contiene le quattro conversazioni che l’arcivescovo di Torino tenne nel 1986 nel santuario della Consolata. Esse – scrive lo storico - «nel loro contenuto e nel­l'ordine con cui l'arcivescovo le presentò (la Chiesache si scopre mistero e popolo di Dio nella “Lumen Gentium”; che si pone in ascolto della Parola di Dio per scoprirvi le ra­dici della propria identità e attingervi il senso genuino della missione nella “Dei Verbum”; che si fa preghiera nella “Sacrosanctum Concilium; che si fa servizio nella “Gaudium et Spes”), contribuiscono a lumeggiare l’interpretazione del Concilio compiuta dal cardina­le, il suo magistero e ministero episcopale come arcivescovo di Torino e presidente della Cei».

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