Aborto e scomunica, basta equivoci e idiozie sulle parole del Papa

L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, che lunedì  21 novembre ha presentato in Sala Stampa vaticana la lettera apostolica di Francesco «Misericordia et misera», definisce «idiozie» alcuni titoli e contenuti dei media: «Ne ho sentite di tutti i colori». Si legge in fretta e non si capisce: «Di tanti contenuti l’occhio è caduto solo sull’aborto. Qualcuno denigra e trova quello che non c’è».

Aborto e scomunica, basta equivoci e idiozie sulle parole del Papa

Aborto e scomunica, basta equivoci e idiozie sulle parole del Papa. Lo dice l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione. Lunedì  21 novembre ha presentato in Sala Stampa vaticana la lettera apostolica di Francesco «Misericordia et misera» (20 novembre 2016) che raccoglie e rilancia i frutti dell’Anno Santo straordinario della misericordia (8 dicembre 2015-20 novembre 2016). In un’intervista a «Tv2000» l’arcivescovo definisce «idiozie» alcuni titoli e contenuti sui media: «In Sala Stampa ne ho sentite di tutti i colori. C’è da parte di qualcuno la tentazione di leggere in fretta e quando si legge in fretta non si capisce. C’è la tentazione di trovare subito qualche cosa. E di tanti contenuti l’occhio è caduto solo sull’aborto. C’è poi la volontà di qualcuno di voler denigrare e trovare quello che non c’è».

«Perdonismo a buon mercato, in gesto che azzera ogni profilo etico per l’ansia di voler scoprire la “svolta” a tutti i costi, esattamente il contrario di quanto ha scritto il Papa» sostiene Angelo Moia, caporedattore di «Avvenire». Bergoglio ha esteso a tutti i sacerdoti la possibilità di assolvere dal peccato di aborto, prima riservata ai vescovi o ai confessori con specifica autorizzazione. Il punto che alimenta le idiozie è la «scomunica lateae sententiae» sancita dal canone 1398 per «chi procura l’aborto». Scomunica che resta in vigore fino a decisione contraria.

La canonista Orietta Rachele Grazioli, docente di Diritto della famiglia alla Università Lateranense, spiega ad «Avvenire»: «La confusione nasce dal fatto di confondere il piano del delitto da quello del peccato. Nel caso dell’aborto siamo in presenza di un delitto particolarmente efferato che, come ribadito dal Papa, è anche un peccato gravissimo, cioè l’omicidio di un innocente». La scomunica «latae sententiae», cioè automatica e immediata, rappresenta la pena più grave prevista dalla Chiesa e sanziona – spiega la canonista - «il delitto grave più peccato altrettanto pesante. Identica pena (la scomunica, n.d.r.) è prevista dal canone 1370 per chi usa violenza contro il Romano Pontefice».

Il Codice di diritto canonico – dal 1983 e non da papa Francesco - prevede la possibilità di cancellare la scomunica per i peccati più gravi – aborto compreso – anche da parte di un sacerdote «non autorizzato», cioè concede al confessore la possibilità di rimettere la scomunica, ma solo «per il tempo necessario a che il superiore competente provveda». Se una donna che ha abortito si rivolge al confessore e mostra di aver compreso la gravità del peccato, manifesta un sincero pentimento e un fermo proposito di non cadere più nella stessa colpa, il sacerdote può cancellare la scomunica e permetterle di riaccostarsi ai Sacramenti. «Una scelta che – riprende Grazioli – si spiega con il senso profondo delle norme del Diritto canonico che è sempre la salvezza delle anime».

Alle deformazioni giornalistiche – per esempio «la Repubblica» ha testualmente titolato «Tolta la scomunica per l’aborto» - Fisichella replica: «Non c’entra niente la scomunica che viene tolta. Non c’entra nulla dire “abortite perché il Papa vi perdona”. Queste sono delle idiozie. Il Papa ha detto chiaramente e ha scritto: il peccato di aborto è uno dei peccati più gravi che esistano, perché pone fine a una vita innocente. Questo peccato rimane e nel momento in cui si compie questo peccato, non solo da parte della donna, che porta il peso più grande di tutto questo, ma da parte di chi partecipa al peccato d’aborto, c’è la scomunica» che mette fuori dalla Chiesa perché il peccato è gravissimo. Molto opportunamente «Avvenire» ha pubblicato una breve scheda esplicativa:

1 - Aborto e perdono – Francesco afferma: «Concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre» (n. 2).

2 - Aborto volontario - Giovanni Paolo II nella «Evangelium vitae» lo definisce: «L’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita, un’enorme minaccia contro la vita, non solo di singoli individui ma dell’intera civiltà».

3 - Cosa dice la legge della Chiesa - Il Diritto canonico afferma: «Chi procura l’aborto incorre nella scomunica latae sententiae» (can. 1398), cioè una pena estrema che scatta in modo automatico senza che ci sia la necessità di una sentenza specifica. La Chiesa ha sempre ammesso la possibilità del perdono a chi è sinceramente pentito. Ma era necessaria l’autorizzazione del vescovo o di un sacerdote da lui delegato (can. 969). Francesco all’inizio dell’Anno giubilare aveva concesso a tutti i sacerdoti la possibilità di assolvere dal peccato di aborto. Con la lettera «Misericordia et misera» estende questa possibilità in modo permanente.

4 – Condanna dell’aborto - Fin dal primo secolo la Chiesa si è espressa contro l’aborto provocato. «Non uccidere il bimbo con l'aborto e non sopprimerlo dopo la nascita» («Didaché» 2, 2). «La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l'aborto e l'infanticidio sono abominevoli delitti». (Concilio Vaticano II, «Gaudium et spes», n. 51).

5 - Cosa cambia – La decisione del Papa agevola la conversione di quanti si sono macchiati di questa gravissima colpa: la donna, il medico, il compagno, la «mammana». Il fatto che tutti i sacerdoti abbiano in modo permanente la possibilità di assolvere queste persone, favorirà anche una presa di coscienza più viva del problema e non potrà che indurre una preparazione e una formazione più accurata.

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo