A Udine il G7 dell'Università e la Pastorale di Torino c'è

Don Luca Peyron, inviato dalla Consulta Nazionale Cei a rappresentare l'impegno della Chiesa italiana nell'accompagnamento degli studenti

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A Udine il G7 dell'Università e la Pastorale di Torino c'è

Anche la Pastorale universitaria italiana si è seduta al Tavolo dei relatori che hanno preso parte al «G7 Università», il congresso internazionale che si è tenuto ad Udine il 29 e il 30 giugno con la partecipazione di 81 atenei italiani, 15 di diversi Paesi del mondo, 11 istituti di ricerca e 63 organizzazioni pubbliche e private rappresentanti di 3 continenti (Asia, Europa e America) e 10 nazioni: oltre a quelle del G7 - Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti - anche Spagna, Giordania e Città del Vaticano.

Don Luca Peyron, direttore della Pastorale universitaria della diocesi di Torino, è stato inviato dalla Consulta nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei a rappresentare l’impegno che la Chiesa italiana porta avanti a tutto campo nell’accompagnamento degli studenti negli anni delicati degli studi e delle scelte per il proprio futuro, ed in dialogo costante con il personale docente e amministrativo degli atenei.

Accanto a don Peyron c’erano anche rettori e rappresentanti delle Università pontificie e della Cattolica di Milano.

L’università come motore dello sviluppo sostenibile dei territori e della cittadinanza globale è stato il filo conduttore dei due giorni di lavoro organizzati dalle Conferenze dei rettori delle Università italiane (Crui) con il Ministero dell’Istruzione presso l’ateneo di Udine a Palazzo Garzolini di Toppo Wassermann. 

Al primo posto è emersa la necessità di favorire sempre più l’alta formazione alle nuove generazioni aprendosi a tutti i soggetti, in particolare nel contesto della mobilità internazionale, attraverso un ruolo trainante delle istituzioni europee.

Su questo punto centrale il ruolo della Pastorale universitaria nell’accoglienza degli studenti che vengono da altre regioni e dall’estero, in particolare dai Paesi in via di sviluppo. «È quanto mai necessario», evidenzia don Peyron, «favorire, con politiche adeguate, la possibilità sempre più ampia di accesso agli studi universitari, per la formazione di un pensiero critico, sia da parte dei giovani, ma anche degli adulti che lo desiderano». Un no corale dunque ad un’università di élite ma che riesca ad includere sempre più persone in modo che l’istituzione accademica diventi motore di cultura e conoscenza per la società.

Tra i punti principali del manifesto del G7, approvato dai partecipanti al termine dell’incontro, a cui è intervenuta anche il ministro Valeria Fedeli, vi è la convinzione «che l'istruzione è fondamentale per promuovere la sostenibilità economica, sociale, ambientale e la partecipazione democratica nella vita sociale».

Il manifesto, inviato a istituzioni e autorità politiche, firmato dagli oltre 250 rappresentanti intervenuti al summit chiede innanzitutto di «implementare collaborazioni transdisciplinari e aumentare il peso degli

argomenti di sostenibilità economico, sociale, culturale e ambientale nei corsi e nei master. Vengono poi sollecitate azioni di partnership tra istituzioni universitarie e attori

del mondo del lavoro sia dei Paesi ricchi che di quelli in via di sviluppo».

«Tra la proposte più innovative», spiega il direttore della Pastorale universitaria torinese, «rientra una sorta di ‘passaporto studentesco’ che consenta di trasferire in ogni punto del globo il diritto all'istruzione e le competenze acquisite». Collegato a ciò è emersa la richiesta di impegno agli Atenei nel promuovere l'insegnamento della cittadinanza globale come campo interdisciplinare, con corsi per tutti gli indirizzi di studio».

Infine il documento chiede in particolare ai Paesi europei di incentivare esperienze di mobilità simili all'Erasmus per gli studenti di tutto il mondo, e di operare perché la competenza in questo campo venga affidata all'Unione europea.

Dall’assise sono emerse, infine, le basi per un accordo fra la Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) e le Università pontificie e cattoliche per il riconoscimento dei titoli accademici e per punti d’intesa comune.

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