Unione Europea, Milano e la beffa "EMA"

La decisione sulle Agenzie decentrate che penalizza il nostro Paese

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Unione Europea, Milano e la beffa "EMA"

C’è una geografia ancora sconosciuta a molti, quella degli insediamenti delle Istituzioni dell’Unione Europea nel nostro continente. Quando si parla delle Istituzioni UE il pensiero va quasi automaticamente a Bruxelles, sbrigativamente considerata la capitale dell’Unione Europea. Non è proprio così. A quasi settant’anni dalla nascita della prima Comunità europea, i Paesi che ne fanno parte non solo non sono ancora riusciti a dotarsi giuridicamente di una capitale europea, ma nemmeno a definire le sedi stabili delle Istituzioni comunitarie, contese ancora oggi tra i Paesi che le ospitano.

Nell’attesa di quel giorno, se mai arriverà, ci si limita a parlare di “sedi di lavoro”, distribuite nel centro-nord dell’Europa “carolingia”: a Bruxelles la Commissione europea, il Consiglio dei ministri e una parte importante delle attività del Parlamento europeo, a Strasburgo le sessioni plenarie del Parlamento, in Lussemburgo la Corte di Giustizia dell’Unione europea e a Francoforte la Banca centrale europea.

Ma poiché in questa Europa, dove gli interessi nazionali pesano e non poco, altre sedi di Agenzie UE minori sono state spalmate in gran numero su tutto il territorio, dando forma a una “geografia istituzionale europea” che sventola bandiere dell’Unione un po’ ovunque: quasi un ideale tracciato alla scoperta delle molte competenze e aspirazioni UE.

Il tema è stato di particolare attualità in questo novembre 2017, durante il quale si sono conclusi i negoziati per ripartire sedi dell’UE in uscita dalla Gran Bretagna dopo l’azzardo di Brexit.

In questi negoziati, durati mesi, l’Italia, puntava a portare da Londra a Milano l’Agenzia europea del farmaco (EMA), che coordina le risorse scientifiche di 30 Paesi nel settore, con 900 dipendenti e una rete di 4000 esperti. Si trattava di un’Agenzia contesa da molti altri Paesi oltre l’Italia: erano in gara Spagna, Olanda, Irlanda, Danimarca, Finlandia, Austria e, come se ancora non bastasse, anche le già ben servite Francia e Germania. In corsa anche la Slovacchia, con Bratislava, nonostante molti punti deboli – tra questi il suo rifiuto di accogliere migranti – ma pronta a far valere l’assenza di insediamenti istituzionali UE importanti nei Paesi dell’Est. 

In questa gara il nostro Paese è, tra i Paesi fondatori UE, il solo con l’Olanda, senza una sede istituzionale importante, essendosi dovuto accontentare della “Fondazione europea per la formazione” (EFT) di Torino, difficile da rintracciare persino su internet, e l’”Autorità europea per la sicurezza alimentare” (EFSA) a Parma, oltre che una “dépendance” della Commissione europea, avente rango di Direzione generale, presso il Centro comune di ricerche di Ispra, in corso di smantellamento.

Sono state servite meglio la Francia con altre tre sedi (Parigi, Valenciennes e Angers), oltre Strasburgo, e la Spagna (Bilbao e Alicante). A pari merito con l’Italia, con due sedi minori, l’Olanda (L’Aja), la Gran Bretagna (Londra), la Grecia (Salonicco e Heraklion) e il Portogallo (Lisbona e Vigo); due presenze, aggiuntive rispetto alle importanti presenze istituzionali già citate, anche per la Germania (Colonia) e il Lussemburgo.

Lunedì scorso il Consiglio dei ministri a Bruxelles ha deciso di trasferire nel 2019 l’EBA (Autorità bancaria europea) a Parigi e l’EMA (Agenzia europea del farmaco) ad Amsterdam, con soddisfazione di pochi e mugugni di molti. Ha fatto e farà molto discutere una decisione alla fine affidata, in entrambi i casi, al sorteggio tra le due finaliste per ciascuna delle due Agenzie. Qualcuno vi ha voluto vedere un’ulteriore incapacità del Consiglio UE di decidere, altri il ruolo della fortuna, e della sfortuna, in politica. Chi pensa che “mal comune, mezzo gaudio”, può consolarsi considerando l’ottimo piazzamento di Milano, tra concorrenti forti, a fronte della delusione, anche più cocente, per Francoforte, considerata destinazione naturale dell’Agenzia bancaria europea, nei pressi della Banca centrale europea. Non saranno contenti a Berlino, con la Merkel che non riesce a fare il governo in una Germania dove incombono nuove elezioni.

Cose mai viste, ma così va l’Europa di questi tempi. 

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