Tunisi: aiutateci a difendere la democrazia

Dopo la strage a Sousse parla la deputata tunisina e rappresentante della Commissione esteri Imen Ben Mohamed. La preoccupante espansione dell’Isis

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Tunisi: aiutateci a difendere la democrazia

A pochi mesi dall’attentato al museo del Bardo a Tunisi, proprio quando il flusso turistico sembrava si stesse riprendendo, è stato colpito ancora una volta il cuore dell’economia tunisina, i turisti, per cercare di mettere in ginocchio il Paese della cosiddetta «rivoluzione della dignità». Il drammatico bilancio dell’attentato di Sousse è di 39 morti e altrettanti feriti: si tratta del più sanguinoso attentato degli ultimi dieci anni. Di questo drammatico argomento abbiamo parlato con Imen Ben Mohamed, rapporteuse adjoint della Commissioni esteri al Parlamento tunisino e deputata eletta con il partito Ennahda.

Dopo il Bardo si sarebbe potuta evitare questa strage? Ci sono state falle nell’azione del governo?

Bisognava aumentare i controlli di sicurezza, occorreva già da prima stanziare dei poliziotti nelle zone turistiche (è di questi giorni la decisione del governo di stanziare più forze dell’ordine e di sicurezza nelle zone turistiche, ndr). È anche vero, però, che negli ultimi mesi ci sono stati diversi attacchi programmati e fermati. È una guerra continua…

In seguito all’attentato del Bardo si temevano ricadute negative sul turismo, che in effetti si sono verificate. Poi, proprio mentre il settore sembrava riprendersi, la Tunisia è stata nuovamente colpita. Quali conseguenze economiche è possibile prevedere, a questo punto, su un settore così nevralgico?

Già rispetto al 2013-2014 il numero dei turisti in Tunisia è diminuito. Gli ultimi due attentati ovviamente incideranno molto su questo segmento, strategico per il nostro Paese, anche se ci sono stati stranieri che si sono rifiutati di lasciare la Tunisia. Alcuni hanno avuto reazioni davvero ammirevoli, come quella coppia che ha deciso di sposarsi proprio sulla spiaggia di Sousse. Ciò che è successo è una minaccia per tutta la Regione e una intimidazione psicologica per i turisti che vorrebbero venire qui. Ma gli stranieri non devono rinunciare al coraggio di godersi la vita: la strage poteva accadere in Tunisia come in ogni altro luogo ritenuto a rischio. I turisti, insieme al popolo tunisino, devono andare avanti, continuare il processo democratico che è in corso.

leggi l'intervista completa su «il nostro tempo» di domenica 5 luglio

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