Terremoto Messico: Giuseppini del Murialdo, accoglienza e solidarietà

La drammatica testimonianza di Horacio Hernandez dall'area colpita dal sisma

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Terremoto Messico: Giuseppini del Murialdo, accoglienza e solidarietà

«Alla paura e all’angoscia abbiamo reagito con la solidarietà». Sono parole di Horacio Hernandez, studente nella casa di formazione dei seminaristi dei Giuseppini del Murialdo, a Città del Messico. Il Paese latinoamericano a fatica si sta risollevando dal disastroso terremoto che lo scorso 19 settembre ha mietuto 361 vittime (il maggior numero di decessi è stato registrato nella capitale dove hanno perso la vita 220 persone), centinaia di migliaia tra feriti e sfollati. La Congregazione di San Giuseppe è presente dal 1990 in Messico: nella capitale, oltre alla casa di formazione per i seminaristi, ai murialdini sono affidate le cure pastorali di due parrocchie, San Jorge Màrtir, nei pressi dell’aeroporto e vicina alla Basilica della Madonna di Guadalupe patrona del Paese, meta ogni anno di milioni di pellegrini, e Santa Teresita nella periferia sud della metropoli. Qui, anche se non si sono registrate vittime, molte famiglie sono rimaste senza casa perché le abitazioni sono fragili per la maggior parte costruite con mattoni di argilla che si sono sbriciolate alle prime scosse.

«La mattina di martedì 19 settembre», ci scrive Horacio, «Città del Messico si è  svegliata con l’amaro ricordo del terremoto di 1985. Ci avevano avvisati  che alle 11 ci sarebbe stata un’esercitazione per prepararci all’emergenza, viste le scosse dei giorni precedenti. E poi alle 13.14 è successo ciò che nessuno si aspettava: un altro terribile terremoto, fortissimo e di lunga durata. Non ci credevamo e soprattutto non pensavamo a tanti danni e vittime».

E poi cosa è successo?

Dopo più di un minuto in cui la terra sotto i nostri piedi aveva mosso anche gli edifici più solidi, c’erano persone che piangevano, altre che provavano a comunicare con i loro cari, genitori che cercavano di raggiungere le scuole per raggiungere i figli. Il caos: traffico impazzito, linee telefoniche sospese, corrente elettrica e Internet saltati… Ma da caos, disperazione e incertezza assoluta si è accesa subito la fiamma della solidarietà.

Come vi siete organizzati?

La sera di quel martedì migliaia di persone scampate al pericolo sono uscite di casa per recarsi nei luoghi in cui c’era più bisogno di aiuto, soprattutto i giovani. Sono stati loro che, utilizzando i social media, comunicavano le necessità più urgenti coordinando i  soccorsi laddove non arrivavano i mezzi della protezione civile. In questo frangente abbiamo capito quanto Internet possa essere utile nelle emergenze.  

A distanza di due settimane com’è la situazione? 

Si sta faticosamente uscendo dall’emergenza, ma la solidarietà non si ferma. I giorni successivi al sisma, Città del Messico, gli stati di Puebla e Morelos (epicentro del terremoto) sono stati «invasi» da centinaia di migliaia di persone provenienti da tutto il Paese per rendersi utili soprattutto per estrarre dalle macerie i dispersi.  Le nostre comunità murialdine, che per fortuna non hanno registrato vittime, si sono subito mosse per unirci ai centri di raccolta per assicurare ai senza tetto generi di prima necessità e accoglienza alle famiglie e ai giovani più poveri. Ora il nostro impegno è concentrato nella ricostruzione delle case dei nostri fratelli e sorelle che sono rimaste senza tetto.

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