Vaccini, tempo di decisioni e responsabilità

I dati, le polemiche e il dibattito parlano gli esperti

Parole chiave: vaccini (2), salute (25), malattie (6), tutela (2), italia (221), legge (39)
Vaccini, tempo di decisioni e responsabilità

Primo, in Italia il morbillo è ancora endemico e siamo nella top ten dei paesi che hanno segnalato più casi a livello mondiale da novembre 2016 ad aprile 2017. Oltre 3.500 i malati dall’inizio dell’anno, il 40 per cento dei pazienti è stato ricoverato in ospedale, a conferma della gravità della malattia. Nella mappa dei casi, il primato spetta al Lazio, a quota 1.155 (fonte, ministero della Salute e Istituto superiore di sanità).

Secondo, il nostro Paese deve alzare e mantenere la soglia di copertura vaccinale del 95 per cento, così come raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per garantire la cosiddetta «immunità di gregge». Copertura non sempre raggiunta, come nel caso del morbillo (siamo fermi all’85 per cento). Tanti i falsi miti sul pianeta vaccini. Eccone uno: le malattie infettive stavano scomparendo già prima dell’introduzione dei vaccini. Falso. Un esempio su tutti: la poliomielite è sempre esistita ed epidemie si sono verificate in Europa anche negli anni ’50 e ’60. Soltanto dopo l’introduzione del vaccino antipolio negli anni Sessanta si è assistito alla sua scomparsa (fonte, Società italiana di pediatria).

Terzo, l’obiettivo della vaccinazione obbligatoria è la tutela della salute, individuale e collettiva. Da difterite a pertosse, da polio a rosolia, i vaccini salvano ogni anno, nel mondo, tra i 2 e i 3 milioni di vite. Ma ancora troppi, quasi 20 milioni sono i bimbi che non vi hanno accesso, soprattutto nei paesi poveri. Estendendo anche a loro i vaccini, ben 1,5 milioni di vite ogni anno potrebbero essere salvate. Nella maggior parte dei casi il problema è quindi economico e organizzativo (fonte, Global Vaccine Action Plan: il piano, approvato da 194 stati membri dell’Assemblea mondiale della sanità, mira a evitare milioni di morti per malattie prevenibili entro il 2020).

Bisogna aver presente questi tre fattori per capire l’urgenza del decreto legge sull’obbligo delle vaccinazioni voluto dal governo Gentiloni. I tempi sono stretti. L’approvazione sofferta. Vediamo come e perché.

Firmato dal Presidente della Repubblica il 7 giugno, il dl numero 73 recante «Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale» ha ottenuto l’ok della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, ma giovedì 13 luglio in Senato è stato subito stoppato perché mancava il numero legale. Il presidente Grasso ha rimandato la discussione a martedì 18, aprendo una settimana clou per la sua approvazione. Una tempistica stringata che, nello scenario del Senato - dove i numeri della maggioranza ballano - ha fatto subito pensare alla volontà del governo di «porre la fiducia». Rischio poi evitato. «Le modifiche in sede di conversione sono possibili», ha detto il ministro alla Sanità Lorenzin, «ma non bisogna snaturare il provvedimento. Per questo l’obbligo non è in discussione. Abbiamo bisogno di partire subito con il decreto perché dobbiamo alzare le coperture». L’iter del decreto deve necessariamente essere spedito per consentire la conversione in legge prima della scadenza, fissata il 6 agosto.

Il testo approdato in aula al Senato è una versione ammorbidita rispetto a quello licenziato dal governo, che inizialmente prevedeva una stretta considerevole: 12 vaccinazioni obbligatorie per poter iscrivere i figli alla scuola dell’obbligo (dal nido alla materna, dalle elementari alle medie, fino ai primi due anni delle superiori) e perdita della patria potestà per i genitori che si rifiutavano di mettersi in regola. Accesa la discussione interna tra le diverse forze politiche; sofferto anche il dibattito pubblico, con decine di iniziative promosse da associazioni di genitori contrarie all’obbligatorietà dei vaccini. Non ultima quella dei movimenti free-vax che via Facebook e WhatsApp si sono coordinati promuovendo presidi davanti a Palazzo Madama, mettendo in piedi anche una sorta di mail-bombing ai parlamentari, via telefono questa volta, per convincerli a cambiare idea.

Risultato: in commissione al Senato i vaccini obbligatori sono stati ridotti da 12 a 10 lasciando fuori l’anti meningococco B e C che non sarà più condicio sine qua non per entrare in classe, ma che sarà promosso e suggerito dalle Asl, insieme a rotavirus e pneumococco. Resta la gratuità di tutti e quattro i vaccini consigliati come, ovviamente, di quelli obbligatori: polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, emofilo di tipo B, morbillo, parotite, rosolia e varicella.

L’altra grande novità riguarda i genitori. Cade il rischio di perdere la potestà genitoriale per chi non vaccina i figli. L’emendamento, proposto dalla commissione Sanità, sopprime il comma 5 dell’art. 1 contenuto nel decreto che prevedeva, una volta decorso il termine per la vaccinazione, che l’Asl provvedesse a segnalare chi non era in regola alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori. Abbassate anche le sanzioni per i genitori che non vaccinano i figli: nel decreto originario le sanzioni erano comprese tra 500 e 7.500 euro, nella nuova norma sono scese a 500 euro. In caso di mancata osservanza dell’obbligo i genitori e le famiglie sono convocati dall’Azienda sanitaria locale per un colloquio. Si ammorbidisce così una legge che rischiava di sollevare timori e incertezze nelle famiglie, mentre è nata con tutt’altro intento: portare il Paese ai livelli di copertura vaccinale in linea con il resto d’Europa. Va in questa direzione l’Anagrafe vaccinale nazionale, prevista da un emendamento approvato dalla Commissione.

Il dibattito resta aperto sull’estensione dell’obbligatorietà anche agli operatori sanitari e agli insegnanti, e sulla proposta del Movimento 5 stelle di scorporare le varie vaccinazioni in modo da consentire a ciascun paziente di evitare quelle superflue. In attesa che il Senato, e poi la Camera, approvino la legge, l’incertezza regna ancora sovrana. Il ministero della Salute ha attivato il numero verde 1500 per avere informazioni e fare domande a un team di esperti. Viste le premesse, sarà sicuramente preso d’assalto.  

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