“Un luogo di comunione e di annuncio” a Savona un nuovo centro pastorale

Sabato e domenica scorsa la Diocesi della provincia ligure ha inaugurato il nuovo centro "dei Papi", sede delle aggregazioni laicali e pastorali

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“Un luogo di comunione e di annuncio” a Savona un nuovo centro pastorale

Un luogo di comunione e di annuncio”: ha definito così il Vescovo di Savona Mons. Vittorio Lupi il nuovo Centro Diocesano Pastorale “Città dei Papi”, nel complesso barocco di via dei Mille. Nella bella chiesa del Settecento annessa all’edificio nel cuore di Savona, il Vescovo ha presieduto il rito liturgico domenicale pronunciandone l’omelia focalizzata sulla prima Lettura (Sap  7,7-11: Al confronto della sapienza, stimai un nulla la ricchezza) e sul Vangelo del giorno (Mc  10,17-30: Vendi quello che hai, e sèguimi), che sono stati l’augurio migliore nelle giornate d’abbrivio  del Centro Diocesano. Che funzionerà come intersezione tra comunità cristiana e città, sportello informativo, punto di coordinamento e promozione delle attività pastorali della diocesi savonese, ospitando accanto agli Uffici pastorali  numerose associazioni (dalle ACLI all’AGESCI, dall’UNITALSI alla FISM- per citarne alcune) ma anche altre realtà ecclesiali (come la Comunità di Sant’Egidio e la Caritas), mettendo inoltre a disposizione della città nuovi spazi di confronto (l’Aula Magna, le Sale  Pio VII e Sisto IV). E tutto ciò in un momento critico per il capoluogo ligure che soffre le contraddizioni del caso Tirreno Power (la centrale termoelettrica di Vado Ligure chiusa e sequestrata nel 2014 per disastro ambientale), stretto tra rivendicazioni di tutela dei posti di lavoro, mobilitazioni di ambientalisti ed ipotesi di riconversione in green jobs  alternativi riconducibili ad un’economia “circolare” con uso e riuso di materiali.

La febbre alta della città si misura in questi giorni anche sull’insofferenza che Savona nutre nei confronti dell’ipotizzata governance genovese che, in materia portuale, potrebbe intaccare l’autonomia del Ponente Ligure. Contro il ventilato accorpamento dei porti sotto il monopolio di Genova (che si salda con l’antica rivalità tra la Città dei Papi da un lato, e la Superba dall’altro) si sono pronunciati in questi giorni anche il governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e il presidente della Confindustria di Cuneo Ferruccio Dardanello che, preoccupati per le possibili ricadute negative sull’importante indotto nel Monregalese, spronano le singole realtà portuali liguri “a fare sistema”.                                                                                                                                                                             

Una tavola rotonda  sulla comunicazione della Chiesa al tempo di papa Francesco                                                                                                                                                           

In questo clima da giornalismo moschettiere, tra battaglie per la salvaguardia di salute e paesaggio e timori sul fronte occupazionale, non poteva darsi una più interessante tavola rotonda tra gli eventi che domenica scorsa hanno fatto corona all’inaugurazione del nuovo Centro Diocesano. Sul tema “La comunicazione della Chiesa, al tempo di Papa Francesco” sono intervenuti nell’Aula Magna i giornalisti Luca Rolandi Direttore de “La Voce del popolo” e “La Voce del tempo”, Lucia Bellaspiga di “Avvenire”, Fabio Marchese Ragona di NewsMediaset e Marco Gervino, Direttore del “Letimbro” e dell’Ufficio-stampa della Diocesi di Savona/Noli,  nel ruolo di moderatore del  simposio.                                                                                                   

Come interpretare il carattere informale del livello comunicativo di Papa Francesco? Si pensi ad espressioni come: “un ospedale da campo”, “i cristiani sconfitti”, “quelli che hanno invertito l’ordine naturale, prima loro e poi la Parola”: tutte espressioni che entrano nel cuore dell’uomo comune. E’ la pastorale di Papa Francesco dalle baracche alla città opulenta, dal campesiño all’intellettuale, suscitando grande interesse dentro e fuori  la Chiesa  come dimostrano tante storie di persone che, pur essendo lontane dalla vita sacramentale, sono attratte dal suo modo coerente di atteggiarsi.”Abbattere muri e costruire ponti, se siamo pronti all’ascolto reciproco”- ha detto il Santo Padre nella giornata delle Comunicazioni Sociali del 2014:”I media possono aiutarci offrendo maggiori opportunità di solidarietà”. A cosa ricondurre l’appeal comunicativo? Alla formazione gesuitica o al suo carattere? E’ un intelligente gesuita –concordano i relatori-  conscio del valore della comunicazione, come dimostrano le sue imprevedibili  telefonate anche a figure distanti dal suo pensiero o le irrituali conferenze-stampa in aereo.

Un Papa adatto ai nostri tempi, dunque: conosce le strategie di marketing o è frutto di ironia il suo linguaggio ispirato alla pubblicità? C’è unanimità di opinioni tra i vaticanisti del simposio: Papa Francesco con la sua spontaneità  ha trovato il modo di farsi amare anche da coloroche sulla Chiesa sono critici. In fondo, è rimasto il prete di strada di Buenos Aires che non si sottrae alla richiesta di selfie da parte dei teen-agers (“Ma sono di un’altra epoca”). Con lui la forma diventa sostanza, si tramuta pienamente in contenuto quando fa fermare la papa-mobile per abbracciare un piccolo disabile (“non abbiate paura della tenerezza!”), oppure durante la lavanda dei piedi il Giovedì Santo, o ancora quando trasforma idealmente la porta del carcere in Porta Santa.”Dobbiamo osservarlo attraverso la lente della misericordia”- dice Luisa Bellaspiga. E’ contagioso anche presso l’Episcopato: parla di crisi economica, cambiamenti climatici con modalità comunicative che si trasformano in contenuti precisi, concreti come nell’enciclica Laudato si’.    

La Chiesa può e deve imparare qualcosa dal Papa a livello di comunicazione? Il messaggio da 2000 anni è ottimo, ma talvolta – dicono i relatori- non viene comunicato in modo adeguato. Francesco ci sprona ad essere testimoni, a non rimanere all’interno del proprio recinto. Si può evangelizzare facendo del buon giornalismo? Evangelizzare, partendo dalla propria professione? Se si vuole diffondere una cultura della vita, le realtà “belle” sono più numerose delle altre: abbiamo l’obbligo ogni giorno di dare una notizia positiva –dice Bellaspiga. Per Rolandi, non esistono  categorie cristallizzate di giornali cattolici, laici,etc: il giornalista è soprattutto professionista coerente con la ricerca della verità: nelle cronaca raccontata si può instillare sempre molto Vangelo.                                

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