Torino: i detenuti «riqualificano» il carcere dove si prepara la struttura per le mamme con i bambini

Due detenuti del carcere Lorusso e Cotugno di Torino a nome di un'intera «squadra» hanno ricevuto giovedì 12 febbraio la qualifica di «Operatori per la riqualificazione ambientale degli edifici». 

Torino: i detenuti «riqualificano» il carcere dove si prepara la struttura per le mamme con i bambini

Siamo in presenza di un risultato positivo per il loro reinserimento nella società ma anche per il carcere stesso dove sotto la guida dei formatori della Casa di Carità e con la collaborazione della Saint Gobain hanno contribuito a ristrutturare alcuni edifici, tra cui in centro per detenute madri che aprirà a marzo. 

«Adesso se devo fare un cartongesso non ho più bisogno di chiamare qualcuno...». Così Pietro (nome di fantasia) detenuto nella carcere Lorusso e Cotugno di Torino commentava con soddisfazione giovedì 12 febbraio l'attestato  di «Operatori per la riqualificazione ambientale degli edifici» consegnatogli alla presenza del direttore del carcere Domenico Minervini e del presidente della Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri Attilio Bondone.

Un attestato conseguito a conclusione di 600 ore di formazione teorica e pratica a cura della Casa di Carità Arti e Mestieri e della Saint-Gobain Italia gruppo industriale francese nel settore dell'edilizia con il contributo della Compagnia di Sanpaolo.

Formazione che si è dunque concretizzata in un vero e proprio contributo alla riqualificazione del carcere. In particolare due gli ambiti di intervento che hanno visto protagonisti un gruppo  di 16 detenuti: la riqualificazione di uno spazio nella palazzina attualmente dedicata ai detenuti in semilibertà che da marzo sarà destinato alle mamme detenute con bambini fino ai 6 anni (11 mamme che provengono da istituti di Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria) e uno sul teatro.

«Per noi “formazione professionale” significa non solo apprendimento di competenze tecniche, ma occasione e strumento per lo sviluppo integrale della persona, sul piano culturale, umano, sociale - ha spiegato Attilio Bondone, Presidente della Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri - Per questo da oltre trent’anni il nostro ente è impegnato nella formazione all’interno delle carceri: perché riteniamo che la pena detentiva perda di significato se non accompagnata da proposte concrete, che diano alle persone coinvolte la possibilità di vivere il tempo della condanna in modo “costruttivo”, preparando il proprio reinserimento nella comunità dal punto di vista occupazionale e sociale. Il lavoro è il fattore chiave per il recupero della persona sotto entrambi i profili».

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