Tonizzo, Anfaa: «diamo ai bambini continuità affettiva»

In queste ultime settimane alcuni fatti di cronaca hanno riportato alla ribalta i temi dei diritti dei bambini ad avere una famiglia: le associazioni che si occupano  di famiglie adottive e affidatarie ribadiscono che al di là dei fatti eclatanti in Italia le leggi esistono e vanno applicate

Tonizzo, Anfaa: «diamo ai bambini continuità affettiva»

Inchieste giornalistiche che sbattono in prima pagina «i ladri di bambini» – così vengono definite alcune famiglie adottive che avrebbero sottratto illegalmente ragazzini congolesi;  genitori affidatari che pretendono di adottare i figli che hanno accolto temporaneamente; il dibattito sulle unioni civili che riporta alla ribalta un giorno sì e uno no la controversa questione sulla «stepchild adoption», che consente l’adozione del figlio naturale o adottivo del partner da parte dell’altro partner, sia per le coppie eterosessuali che per quelle omosessuali.

Temi che fanno audience, soprattutto se condite da un modo di fare informazione che ha come obiettivo vendere più copie o far salire gli ascolti con storie strappalacrime che tengono sempre e solo presente i diritti individuali degli adulti  (senza tenere conto che in Italia le leggi sull’adozione e l’affidamento ci sono e sono buone) e poco quelli dei bambini che hanno diritto ad una famiglia il più possibile normale dove possano crescere in serenità. Chi stabilisce che a tutti i costi una coppia che per svariati motivi non ha figli biologici abbia diritto ad averne anche forzando le leggi e il diritto naturale?

Il tutto mentre in Senato si discute sull’approvazione del controverso Disegno di Legge, recentemente emendato dalla Camera, per l'abolizione di Tribunali e Procure dei Minorenni che verrebbero accorpati alla Giustizia ordinaria in nome della spending rewiew, non considerando che la Giustizia minorile è materia complessa perché attiene a persone in formazione le cui esigenze sono ben diverse da quelle degli adulti.

«Innanzi tutto – dice Frida Tonizzo,  consigliere nazionale dell’Anfaa, l’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie che ha sede a Torino, da sempre in prima linea nelle difesa dei diritti dei minori – ogni volta che qualche fatto di cronaca porta alla ribalta adozioni difficili con esiti negativi o affidamenti tormentati si fa di tutto un erba un fascio instillando nell’opinione pubblica che la giustizia minorile è cattiva perché strappa dei poveri bambini agli affetti di genitori naturali, adottivi o affidatari sempre dalla parte della ragione…La realtà è più complessa e sui giornali non vengono mai raccontate le storie positive – e sono tante –  di bambini allontanati dalle famiglie d’origine perché inadeguate per gravi motivi di salute o sociali – e che trovano nelle famiglie affidatarie una casa dove temporaneamente crescere in attesa della risoluzione dei problemi dei genitori naturali. O non si parla – come accade ad esempio a Torino con il 'Progetto neonati' - degli oltre 200 bambini da 0 a 18 mesi che, grazie all’accoglienza di altrettante famiglie affidatarie non sono passati dalla comunità perché non potevano vivere nelle famiglie d’origine, ma direttamente in un nucleo famigliare che offre loro il calore di una casa in una fase della vita così delicata».

L’Anfaa, in un momento dove si torna a parlare di adozioni e affidamenti – spesso confondendo i due istituti – sottolinea invece come sia molto diffusa la solidarietà tra famiglie e che ci sono tante situazioni dove le famiglie affidatarie, oltre che farsi carico per un periodo di un ragazzino in difficoltà, spesso sostengono anche i nuclei originari a superare gli ostacoli e le emergenze che frenano temporaneamente la facoltà di essere padri e madri.

L’istituto dell’affidamento infatti deve essere considerato come un ponte per ricongiugere il minore con la propria famiglia d’origine e solo quando questo non è davvero possibile si dichiara lo stato di abbandono e il bambino viene dichiarato adottabile, recidendo definitivamente i legami con la famiglia d’origine. Per questo la Giustizia minorile, proprio per tutelare il minore, fa sempre il possibile per ricongiungere i legami con i genitori naturali.

 «Non ci dimentichiamo - aggiunge Tonizzo  - che per due o tre casi di cronaca eclatanti che vengono alla ribalta, in Italia  ci sono 15 mila minori che vivono in comunità e che per la loro condizione di disagio o malattia hanno poche possibilità di rientrare nelle loro famiglie. Un disagio che è una delle conseguenze della situazione sociale del nostro paese in cui vivono 6 milioni di poveri e tra questi ci sono migliaia di bambini».

Per questo l’Anfaa e il Coordinamento nazionale Servizi Affidi, in un momento in cui si torna a parlare di affidamento sostiene a  gran forza la necessità che venga applicata la legge 173/2015 sul diritto alla continuità affettiva dei bambini  e delle bambine in affido famigliare. «La recente normativa che modifica la legge 184  del 4 maggio 1983 – conclude Frida Tonizzo -  non si limita a prevedere la possibilità che un minore affidato, se dichiarato adottabile, possa, a tutela del suo prioritario interesse, essere adottato dagli affidatari, ma sottolinea anche la necessità di assicurare, ‘la continuità delle positive relazioni socio-affettive consolidatesi durante l’affidamento’ con gli affidatari anche quando egli ‘fa ritorno nella famiglia di origine o sia dato in affidamento ad un’altra famiglia o sia adottato da altra famiglia’». Questo per non spezzare traumaticamente la storia e gli affetti del bambino e per assicurargli il più possibile continuità educativa anche quando c’è di mezzo una famiglia «in prestito».

Per informazioni: www.anfaa.it         

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