Opera Barolo: in rete i servizi del distretto della solidarietà
Un patto per lo sviluppo del distretto nel cuore della città, sulle radici dei santi sociali
Per rispondere in modo incisivo alla crescente povertà e al bisogno di servizi delle persone in difficoltà, si consolida, dopo la sua recente nascita il Distretto Sociale Barolo nel cuore della città dei santi sociali a Torino. Un "progetto innovativo", reso possibile dal protocollo firmato da Opera Barolo con Regione Piemonte, Città di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt, che danno vita ad una rete di alleanze per sperimentare nuovi modelli di intervento.
"L'iniziativa è pensata per far fronte a una società molto cambiata e attraversata da nuove emergenze economiche e sociali - spiega il presidente dell'Opera Barolo, Luciano Marocco - e si avvale dei servizi di cura di 14 edifici di proprietà dell'Opera Barolo in continuità con il credo della Contessa Giulia di Barolo che già nel 1823 fondò l'Opera con lo stesso intento. Attualmente seguiamo circa 16.000 persone l'anno". Orgogliosi di far parte del progetto, "paradigma di un nuovo modo condiviso e integrato di intendere il welfare", si sono detti l'assessore regionale Augusto Ferrari e comunale Sonia Schellino.
ll Distretto Sociale Barolo è una vera e propria cittadella della “cura” al servizio dei più vulnerabili, è un unicum nel nostro Paese, fondata da Giulia e Tancredi Marchesi di Barolo, è attivo ininterrottamente dal 1823: in quattordici edifici di proprietà dell'Opera Barolo tra via Cigna e via Cottolengo, altrettante realtà garantiscono con il loro lavoro ogni anno servizi fondamentali, diurni o residenziali, a circa 16mila persone in difficoltà.
L’Opera Barolo ha avviato un processo per la realizzazione di un sistema di alleanze istituzionali che sperimenti nuovi modelli di intervento per le persone in situazione di disagio basati su principi di efficacia, efficienza e impatto sociale che ha condotto alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa biennale.Gli altri obiettivi prevedono: l’introduzione di funzioni di progettazione e coordinamento tra servizi sociali, sanitari, del lavoro e della formazione per semplificare l’accesso da parte dei cittadini svantaggiati, realizzare sinergie e ridurre la frammentazione; l’avvio di un progetto pilota attraverso cui sperimentare modelli di intervento sostenibili e replicabili sul piano locale e nazionale, rivolti a nuclei familiari svantaggiati e giovani, che vadano oltre l’approccio dell’assistenza economica basata su un mero trasferimento economico e che stimolino la crescita e l’autonomia delle persone in difficoltà, grazie al loro coinvolgimento diretto e la loro partecipazione attiva; e, infine, la generazione di valore sociale, economico, culturale e relazionale integrato attraverso interventi di cui sia possibile misurare l’efficacia e l’impatto sul territorio.
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