Misericordes. Lingotto la sanità per i poveri

Pastorale della Salute - Si inaugura sabato 10 giugno, in via Bajardi, un poliambulatorio per la cura gratuita delle fasce deboli e indigenti, con medici volontari, collegamento con la città della salute e Asl

Parole chiave: salute (25), parrocchie (19), solidarietà (43), clinica (3)
Misericordes. Lingotto la sanità per i poveri

La crisi ha messo in ginocchio Torino, aumentando povertà e disagio. La Pastorale della Salute della diocesi, sul cammino dell’Agorà del sociale, risponde lanciando un nuovo modello di welfare socio-assistenziale per dare risposte concrete a chi fa più fatica. Parola d’ordine: collaborazione tra Chiesa e territorio, tra le parrocchie delle Unità pastorali e le associazioni, gli ospedali, le Aziende sanitarie locali della città. Perché solo facendo «rete» si può aiutare concretamente chi vive oggi nel disagio. Nel segno di quelle opere di carità e di prossimità verso chi è malato, solo, emarginato che da sempre hanno caratterizzato la Chiesa di Torino.

È nata così l’idea del nuovo Poliambulatorio di via Baiardi 9, avviato e gestito dall’Associazione Misericordes onlus. Un poliambulatorio gratuito per persone e famiglie in difficoltà che non riescono ad accedere alle cure di base per problemi economici o di fragilità. Un poliambulatorio nato dall’intuizione di un sacerdote, realizzato grazie al sostegno di medici e infermieri volontari, avamposto di quel «nuovo welfare integrato» su cui scommette con determinazione don Paolo Fini, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute.

Sabato 10 giugno, alle 18.30, sarà l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia a inaugurare e benedire i locali. Don Paolo Fini farà gli onori di casa, presente il direttore della Caritas diocesana Pierluigi Dovis, invitati i rappresentanti delle Istituzioni e i vertici della Città della Salute e della Scienza, dell’Asl Città di Torino, della Circoscrizione 8. Alle 21, nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe (via Biglieri 5/B), per sostenere l’Associazione Misericordes, «Concerto di solidarietà» (ingresso libero) con il Complesso vocale Musica Laus e Ensemble strumentale diretto da Marcella Tessarin che eseguirà musiche di Bach, Haendel, Rachmaninov.

Il poliambulatorio è a due passi dal Lingotto, vicino alla zona degli ospedali, dove gli storici stabilimenti della Fiat hanno lasciato il posto a centri commerciali e poli culturali, e le case popolari costruite per gli operai nella seconda metà del secolo scorso sono oggi abitate da anziani, famiglie monoreddito, immigrati. Nuovi e vecchi torinesi, che la crisi ha scoperto più poveri, più fragili, più bisognosi. Ed è proprio ai tanti casi di vulnerabilità e disagio che vuole rispondere l’Associazione Misericordes.

Un progetto ambizioso, che cammina su due gambe: il Poliambulatorio con quattro sale ambulatoriali nasce per andare incontro alle difficoltà sempre crescenti di chi non riesce ad accedere alle cure di base; ma si propone anche, in collaborazione con la Città della Salute, come punto di riferimento per la cosiddetta «continuità assistenziale». Cioè per tutti quei pazienti che dopo le dimissioni dall’ospedale o dal Pronto soccorso hanno difficoltà nel proseguire le cure.

Spiega don Paolo Fini: «La strategia di fondo rientra nel lavoro della Pastorale della Salute per incentivare un nuovo modello di welfare socio-sanitario che metta in rete le parrocchie dell’Unità pastorale 21, il territorio con le sue associazioni, la Città della Salute e l’Asl Città di Torino, per andare incontro al sostegno di anziani, malati, poveri. Penso, per esempio, alla stessa Cappellania delle Molinette che offre assistenza spirituale ai malati e alle loro famiglie e che può segnalare chi ha bisogno. Così come le parrocchie, ma sono tante le ‘stazioni’ da cui queste segnalazioni potranno arrivare. Un modello quello del Poliambulatorio che può essere replicato ed esteso».

La peculiarità del progetto della Pastorale della Salute sta proprio qui: dare risposte ad anziani, malati, poveri senza mai sostituirsi al servizio sanitario, ma collaborando con ospedali, Asl e associazioni per seguire chi non riesce a curarsi perché in gravi condizioni di marginalità, ma anche tutti quei pazienti - e sono tanti, ogni giorno - che se lasciati soli rischiano di cadere in situazioni di disagio sanitario e sociale. Con un nuovo modello di welfare integrato si aiuta chi non riesce ad accedere alle cure di base, ma si cerca anche di intercettare e, quindi, di prevenire il disagio con un’adeguata rete di sostegno.

Quando visione strategica e professionalità sono al servizio della Misericordia, tutte le sfide diventano possibili. Come dimostra il Poliambulatorio della Misericordes. Dalla prima intuizione alla realizzazione del progetto il tempo è stato strettissimo, e già questa è una notizia. Spiega don Massimiliano Canta, presidente della Misericordes, una vita spesa nel mondo della sanità e del volontariato: «Il 18 luglio 2016 nasce l’associazione, che poi diventerà onlus; ad ottobre troviamo i locali, non senza qualche difficoltà, ma sempre confidando nella Provvidenza; a febbraio 2017 il poliambulatorio è pronto, grazie al lavoro dei volontari e alla solidarietà dei benefattori. E adesso siamo arrivati in tempi record all’inaugurazione dei locali. A garantire l’apertura degli ambulatori medici e infermieri che hanno scelto di dedicare gratuitamente tempo e professionalità al servizio di chi oggi fa più fatica».

Dietro al portone di ingresso, in via Baiardi 9, di fronte alla parrocchia Patrocinio San Giuseppe, si apre un poliambulatorio progettato con le più moderne tecnologie e realizzato con quella cura che si fa opera di carità verso chi vive in condizioni di grave disagio. Come dimostra la rete di volontari e di benefattori che ci hanno creduto fin dall’inizio. Dietro al progetto, tutta la determinazione di don Canta, che si muove con competenza tra sterilizzatori e defibrillatori, pensando sempre a chi tra quelle sale sarà accolto e curato, ma senza perdere di vista quella cura del dettaglio che fa la differenza.

All’ingresso la reception per l’accettazione dei pazienti e, di fronte, una sala di refertazione e ambulatorio pediatrico. Tutto è curato nei minimi dettagli: gli stetoscopi, per esempio, sono rivestiti con pupazzetti di peluche, un elefante e un leone, pensati proprio per i più piccoli. Alle pareti dell’ingresso e del corridoio le gigantografie del quartiere con il sottopasso di corso Spezia illuminato di notte, gli scorci della Mole e l’arco strallato del Lingotto. L’arte messa al servizio della salute, per creare un clima sereno e accogliente.

Ma è varcando la porta del corridoio su cui si affacciano le sale ambulatoriali, che si tocca con mano la professionalità di un grande progetto. Nell’ambulatorio dentistico l’apparecchio radiografico è dotato di un sistema digitale di ultima generazione per acquisire e salvare le immagini direttamente su personal computer. «Il processo è più veloce, riduce l’esposizione alle radiazioni e non ci sono scarti», dice don Canta. Nel corridoio, un carrello d’emergenza con defibrillatore, bombole d’ossigeno, aspiratore chirurgico ha tutta l’attrezzatura prevista dalle vigenti disposizioni di legge. La centrale di sterilizzazione è una sala dotata di un sistema avanzato e tracciabile di lavaggio e sterilizzazione dei ferri chirurgici. «Tutti i dati sono archiviati, così come accade negli ospedali». Anche alla voce «pulizia», l’organizzazione del lavoro è impeccabile: codice dei colori per i panni; registro con procedura di diluizione del disinfettante nel detergente affidata a un sistema computerizzato. E qui è la tecnologia al servizio della salute, per garantire i necessari standard di sicurezza.

Un Poliambulatorio di prossimità, dunque, al servizio di chi oggi vive in condizioni di disagio ed emergenza sanitaria, assistenziale ed economica, come recita lo Statuto dell’associazione. Ma anche un Poliambulatorio che incarna una nuova idea di welfare socio-assistenziale, così come è uscito dai lavori dell’Agorà del sociale, il tavolo voluto dall’Arcivescovo per mettere in rete tutte le risorse attive di Torino. Che si conferma, ancora una volta, città-laboratorio capace di trasformare idee profetiche in progetti concreti. 

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