Il sogno di Carla per i "nomadi"

A colloquio con Carla Osella dopo il 27° Convegno nazionale  a Torino in occasione del 45° anniversario della sua fondazione

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Il sogno di Carla per i "nomadi"

L’impegno dell’A.I.Z.O., “Associazione Italiana Zingari Oggi”, nasce nel 1971 a Torino dalla richiesta di 431 famiglie sinti piemontesi a Carla Osella che svolgeva attività di volontariato nei campi abusivi. Da allora  lo sviluppo a livello nazionale è stato considerevole con una qualificata presenza in 15 regioni con progetti di inclusione sociale.

Il 22 e 23 settembre, presso l’area di sosta rom di strada dell’Aeroporto a Torino il convegno che ha ricordato un anniversario significativo ha avuto come tema l’”abitare la città”: qualificati relatori, tra cui rappresentanti delle istituzioni regionale, cittadina e della circoscrizione, si sono alternati per discutere in mezzo alle famiglie rom e sinti e con loro, senza retorica, senza il desiderio di far calare dall’alto analisi, criticità, ricerca di soluzioni, si è discusso di politica nazionale di inclusione abitativa, dell’esclusione delle minoranze, di questi “invisibili” che sul territorio della città, organizzata e vissuta, vivono in una porzione di terra che rappresenta un “non luogo”.

Sono emersi, durante un appuntamento patrocinato dall’”International Romani Union”, dal “Word Roma Organization”, dall’UNAR, “Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Pari Opportunità”, dal “Consiglio Regionale del Piemonte”, dal “Comitato Regionale per i Diritti Umani”, dalla Circoscrizione 5 di Torino, i problemi dello status, della casa, del lavoro che escludono da un compiuto esercizio della cittadinanza uomini e donne, giovani, ragazzi e bambini.

L’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nella sua lettera di saluto in cui ha sottolineato la perseveranza dell’impegno dell’A.I.Z.O., non ha negato le diffidenze e le difficoltà di una reciproca conoscenza tra culture che possono convivere perché ricche di valori, ha augurato all’associazione e alle Istituzioni, a tutte le persone che a diverso titolo operano per la causa dei Rom “che possano continuare nel loro cammino di costruzione di una società inclusiva affrontando le urgenze che oggi premono sul territorio cittadino”. Proprio l’Arcivescovo ha citato le parole di Papa Francesco pronunciate in occasione del  raduno di cinquemila gitani a Roma il 26 ottobre 2015: “il processo di integrazione pone alla società la sfida di conoscere la cultura, la storia e i valori delle popolazioni gitane. La vostra cultura e i vostri valori che siano conosciuti da tutti”.

Sono parole che sembrano perfettamente tagliate per l’A.I.Z.O. e per la sua presidente, Carla Osella, sociologa ma soprattutto donna appassionata che ha ricordato innanzitutto la vera natura dell’associazione che ha il coraggio di svolgere il suo convegno in un “campo”:“Prima di essere una associazione è stata una passione!E’ la passione di realizzare un’ idea che avevo nel cuore, l’ amore verso un popolo. Nasce  infatti dentro un popolo, perché nasce e si sviluppa nel vedere i problemi e nel trovare soluzioni. Purtroppo oggi la politica non è' più capace di vedere, perché  non si muove più' resta chiusa in quattro pareti a pensare, ma è necessario pensare andando sul posto”.

Ecco la dottoressa Osella, per le Istituzioni, per gli atti formali, che è Carla sul posto, per i suoi rom e sinti, incarna una passione che continua da 45 anni per e con un popolo, riconosciuta da alcune persone che ha ritrovato in questo cammino e che hanno partecipato alla due giorni, Mariapia Bonanate, scrittrice, che ha scritto di lei, Emilia Bergoglio, assessore regionale piemontese nel ’93 che la sostenne ed ebbe il coraggio, sempre riconosciuto, di condurre la battaglia per la prima legge sui campi, Domenica Genisio, già assessore cittadina che ha avuto la ventura di farsi trascinare nei problemi dei rom e sinti proprio da Carla Osella.

Cosa hanno significato 45 anni insieme a questo popolo: non c’è stata la rivoluzione, non ci sono stati “colpi di teatro”!

Ha significato esserci sempre nel bene e nel male, nella sconfitta e nella vittoria essere presenti. Sono stati lunghi anni trascorsi giorno per giorno: quando qualcuno chiede cosa hai fatto io rispondo "ci sono stata!"”.

Anni di porte chiuse e battaglie per riuscire ad aprirne qualcuna mentre si attraversavano situazioni difficili: le lamentele dei Torinesi, gli sgomberi che arrivavano da un giorno all’altro, le prime leggi regionali oggi superate ma che servirono a migliorare comunque le condizioni di vita di rom e sinti con il riconoscimento al diritto alla sosta, le difficoltà nate dalla creazione di aree sempre più grandi e ingestibili.

Quanti ricordi si alternano mentre i bambini scorazzano per l’area di sosta, alcuni scroscianti applausi sottolineano non un’autocelebrazione ma il riconoscimento di una vita passata insieme tra episodi belli e brutti.

Ricordo con emozione quando nel 2010 abbiamo issato la bandiera Rom sul colle di Rovereto insieme alle altre che rappresentavano le nazioni. i Rom senza territorio esistevano nella foresta delle altre nazioni, la nazione Rom esiste! Certo non si dimentica mai la tristezza di vedere un bimbo morto di freddo nella favelas di strada Arrivore, a Torino, la bimba di sei anni, Manuela, morta proprio in questo campo portata via dal una inondazione e oggi vedere i giovani che quando si ubriacano non si controllano e diventano violenti”.

Sentire parlare la dottoressa Osella significa ascoltare l’esperienza di una “gagi”, una donna non di origini rom che ha mente e cuore radicati in un popolo minoritario e sempre mal visto: si tratta di una presenza particolare, ancora oggi straordinaria.

Era particolare nel 1971 perchè tutti li evitavano, però era il periodo dell’ utopia forse era più facile. Oggi c’è un certo ritorno all’ intolleranza, più forte di allora. Fa specie che qualcuno si interessi a loro...basta guardare alle persone che scelgono altri volontariati, ma con i Rom proprio no dicono. La frase tipo di solito è questa: non sono razzista ma con loro no!”

Combatte anche contro le “leggende metropolitane” che nascono in mezzo ai rom e sinti stessi, come quella dei soldi: ammesso che tante, troppe volte tanti hanno giocato, fatto i furbi, con i fondi destinati al superamento della loro condizione ghettizzata, non è possibile non ricordare che i denari provenienti dall’Europa non vanno a loro ma servono a finanziare progetti, di solito secondo lo schema della co-progettazione tra realtà di diversi paesi, per costruire un cammino di rispetto, riconoscimento della pari dignità, soluzioni di lungo periodo dei problemi. Attraverso tutto questo impegno si è formato un modello di A.I.Z.O., di associazione che si preoccupa del popolo di cui Carla si sente parte e che si fonda su ascolto e conoscenza concreta dei bisogni.

Avendo avuto la ventura di collaborare con lei per un mese di formazione ai giovani rom presso la sede dell’associazione e di moderare la prima giornata del Convegno vivendola nel campo a contatto in particolare con i giovani devo aggiungere, andando fuori dai crismi di una intervista classica, che farsi coinvolgere da Carla significa fare esperienza di umanità vera con le sue durezze ma anche con i suoi lati inaspettati che abbattono i pregiudizi. Vuol dire forse avere una lezione di concreta cristiana testimonianza!

Carla Osella ha un sogno? Molti sogni ... il primo che vengano loro riconosciuti i diritti costituzionali”

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