Azzardo: sta diventando una piaga nazionale

Trecentomila giocatori patologici. Ad Alba un dibattito della Pastorale della salute piemontese per suonare l’allarme

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Azzardo: sta diventando una piaga nazionale

Nel 2016 gli italiani hanno speso 95 miliardi di euro alle macchinette, 22,8 miliardi alle videolottery, quasi il 20 per cento in più rispetto all’anno precedente. «Si contano 30 milioni di giocatori d’azzardo; di questi un milione ha qualche problema in più, 300 mila sono veri e propri malati, gli stessi che usano eroina». La pioggia di cifre che lo psichiatra Augusto Consoli, direttore del Dipartimento Dipendenze dell’Asl To2, snocciola sono terribili. Malati di ogni età, malati di ogni classe sociale, malati e basta. Nella sala di piazza Medford ad Alba, affollata, in una sera di freddo, nonostante il dilagante festival di Sanremo la Pastorale della Salute del Piemonte con mons. Marco Brunetti e don Domenico Bertorello, alza il sipario su uno spettacolo allarmante che ghermisce, attanaglia, prende e rovina. Il gioco è una delle fregature più brucianti e nascoste della grande crisi: è la nuova droga che in Italia ogni giorno getta sul lastrico famiglie, distrugge legami, amicizie, trasforma la vita in un incubo.

Certo non mancano le madri e mogli-coraggio che denunciano ai carabinieri le bische dove figli e mariti si rovinano, certo non mancano giornali come «Avvenire» e «La Voce e Il Tempo» e gli altri settimanali cattolici che in modo martellante si battono contro  le violenze di ogni genere conseguenza dell’imperversare dello slot machine. Ma non basta. Marco Bertoluzzo, direttore del consorzio socioassistenziale svela una realtà fatta di famiglie disperate, di solitudine, di vite precarie già in tutto.

Un eurodeputato, Alberto Cirio, un senatore, Giovanni Monchiero, l’assessore di Alba Anna Chiara Cavallotto riconoscono la difficoltà di agire di Comuni, Province, Regioni e la paradossale situazione dello Stato che, come per le sigarette, organizza campagne di sensibilizzazione che cozzano con chi non ha mai impedito, in modo energico, l’aumento del Gioco d’Azzardo Patologico, il GAP. In Italia, infatti, è vietato, ma se è lo Stato a controllarlo tutto sembra lecito. Così fioriscono Lotto e Supernalotto, Bingo e scommesse sportive, giochi online Gratta e vinci, per non parlare delle slot-machine che sono installate praticamente ovunque, anche nei bagni degli autogrill.

È un bombardamento totale cui i più deboli non sanno rinunciare. Ma ci sono in ballo le vite di oltre un milione di giocatori, la metà giovanissimi.

Il fatturato legale del gioco è strabiliante: circa 100 miliardi l'anno. Il primato spetta alla Lombardia con 2 miliardi e 586 mila di euro, seguita dalla Campania con un miliardo e 795 mila euro.

Le cronache sono piene di anziani pensionati o di minorenni rovinati da tutte le forme di gioco che facilmente si possono incontrare uscendo di casa. E fra le vittime più insospettabili cominciano a esserci anche madri di famiglia, casalinghe che al mattino – fra una coda dal fruttivendolo e una al supermercato – finiscono per avvicinarsi a quei marchingegni così luccicanti e invitanti, tutti in fila, pronti a illuderti di ricoprirti d’oro. E invece a vincere sono quasi sempre le macchine.

È un disastro sociale: frutto di una carenza di formazione, di una sfida al destino e alla vita (come spiega lo psicologo don Domenico Cravero), conseguenza a volte del non-lavoro, altre dell’alcoolismo, o della vita «leggera», delle speranze sicure come gli oroscopi.

Infatti in Italia ci sono ufficialmente  500 mila slot machine – escluse le migliaia irregolari, da cui lo Stato non guadagna niente – cioè una ogni 143 abitanti: negli Stati Uniti ce n’è una ogni 372, in Germania una ogni 261.

In un pomeriggio d’inverno ero in un bar per un caffè. Ho visto quattro persone aggrappate alle macchinette.  Una signora con una sigaretta accesa nella mano sinistra schiacciava ogni pochi istanti con la destra il pulsante. Si vince quando si allineano tre o quattro sfingi egizie. La macchina mandava suoni studiati per essere seducenti, e ogni tanto in sala si udiva il rumore di una breve cascata di monete. Ma per il resto erano quelle luci ad ingoiare gli euro. E Giuseppe Sacchetto, direttore del dipartimento dipendenze Asl Cn2 e Giuseppe Masengo che si occupa di educazione nelle scuole fissano l’attenzione sui giochi online di cui sono vittime innocenti i ragazzini. Sarà domani, un grosso e complesso problema.

Questo disastro sociale è facilitato dal fatto che non esistono più luoghi dove andare a giocare quasi nascosto. Lo si può fare dovunque. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità il 3 per cento della popolazione adulta italiana, cioè un milione e mezzo di persone, tende a porre il gioco al vertice delle priorità della vita. Perché? Il 32 per cento si illude di guadagnare (perdendo il senso del rapporto infinitesimale delle vincite rispetto a quanto si rischia nel gioco) mentre il 21 per cento ammette di divertirsi. Ma tutti sono spinti da una tendenza compulsiva, dunque incontrollabile.

E la nostra politica si vuole scaricare la coscienza, impone alle concessionarie dei giochi di raccomandare sobrietà nel rincorrere fantastiche rendite ventennali, o alle vacanze eterne. Ma tutto finisce lì.

Come per gli altri vizi c’è chi cade nel tranello dell’eccesso ed è quasi sempre qualcuno fra quelli che sta peggio. Non è certo per caso se con la crisi una fra le industrie che va per la maggiore è proprio questa: l’illusione. Interessante e, per certi versi nuovissimo, il focus voluto dalla Pastorale piemontese della Salute con il dottor Piero Prandi e sponsorizzato dalla fondazione della Banca d’Alba, Egea e cooperativa Centotorri. Non si può tacere su 3 mila euro giocati al secondo, 260 milioni al giorno, il doppio del 2008 quando è cominciata la crisi. I parroci, i vescovi, il presidente della Cei Angelo Bagnasco, Papa Francesco sono stati i primi a denunciare questo fenomeno così devastante. E, per fortuna, continuano.

Un’offensiva ferma e precisa con dati a raffica raggelanti. Montagne di soldi sui quali, molto spesso, la mafia e la ‘ndrangheta mettono le mani come documentano i continui arresti di clan che truccano le carte per sfruttare di più. E noi continuiamo a giocare? Ma mi faccia il piacere mi faccia

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