Azzardo, in Piemonte cinque miliardi bruciati nel gioco

Il rapporto «Aams» 2016 – i piemontesi hanno scommesso 67 milioni in più rispetto al 2015. Una vera e propria piaga che spegne la vita di migliaia di giocatori e delle proprie famiglie ogni anno

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Azzardo, in Piemonte cinque miliardi bruciati nel gioco

I 5 miliardi e 127 milioni di euro bruciati nel gioco d’azzardo in Piemonte nel 2016 nascondono dietro di sé migliaia di persone e famiglie «normali» che ogni anno vedono andare in fumo nelle macchinette tutta la loro vita. Ormai è un fiume in piena inesorabile che cresce di anno in anno lasciando dietro di sé vittime che sono spesso i cittadini più vulnerabili e fragili.

Il dato emerge dal «Libro blu» del rapporto dell’Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che gestisce concorsi, lotterie e il gioco d’azzardo legale).

Nel 2016 nella regione piemontese sono stati spesi 67 milioni in più rispetto al 2015 con un incremento generale dell’1,3% a fronte delle cifre nazionali che si attestano a +4,9%. Cifre da capogiro, come se ogni piemontese, bambini compresi, avesse scommesso oltre mille euro in un anno.

Ma c’è un segnale, l’unico, che può far ben sperare: il gettito di denaro per le sale slot, è diminuito in Piemonte, in controtendenza con l’andamento nazionale, dell’1,6% dopo un’avanzata costante registrata negli ultimi dieci anni.

L’ente pubblico nel rapporto precisa come la raccolta non corrisponda alla spesa effettiva in quanto è necessario sottrarre le vincite, che nel 2016 sono calate di 35 milioni in seguito alla legge finanziaria che ha abbassato la percentuale delle giocate dal 74 al 70%. Ed ecco il calcolo fornito dall’Aams: «l’esborso effettivo dei piemontesi nel 2016 è stato di 1 miliardo e 245 milioni, cioè la differenza tra quanto scommesso (5 miliardi e 127 milioni) e quanto vinto dagli stessi giocatori (3 miliardi e 882 milioni).

Abbiamo chiesto al dottor Augusto Consoli, neuropsichiatra del SerT (Servizio dipendenze) dell’Asl di Torino, di aiutarci a comprendere il fenomeno.

Dottore, come commenta i dati sul gettito di denaro per il gioco d’azzardo legale in Piemonte nel 2016?

Alla base si pone un conflitto d’interessi molto forte dove da entrambe le parti ci sono i medesimi soggetti: in quanto da un lato lo Stato promuove un incremento del gioco per raccogliere proventi e dall’altro mette in campo le misure per proteggere e tutelare i cittadini. Questa è certamente una prima grande contraddizione che rimane a fondamento del problema e che dobbiamo tenere presente.

Qual è il profilo dei giocatori patologici?

Il gioco investe ceti sociali e identità molto diverse. Il rischio di passare in maniera repentina al gioco patologico è molto elevato in particolare nei soggetti più fragili che attraversano un periodo della vita privo di stabilità a causa di avvenimenti destabilizzanti (perdita del lavoro, crisi familiare), si tratta nella maggior parte dei casi di una fragilità psichica legata a situazioni di precarietà. È da tenere presente anche un livello culturale sempre meno elevato che certamente favorisce l’insorgere del fenomeno.

Qual è la molla che fa scattare il «punto di non ritorno»?

Nei soggetti più fragili, come pure nei più giovani, ecco che un gioco troppo spinto, senza regole, può portare ad un'attività patologica che che si abbatte sulla persona e sulla rete di relazioni (familiari, amici etc.) facendola entrare in un tunnel.

Come istituzioni e reti sociali è dunque fondamentale cercare di ridare un equilibrio alle persone. Il punto di non ritorno si genera proprio quando tutto il tempo, tutta la vita in maniera compulsiva viene dedicata al gioco tralasciando a gradini il lavoro, i propri impegni, la propria famiglia.

Per esempio si sta diffondendo capillarmente il fenomeno del gioco d’azzardo on line che da una parte comporta una minore perdita economica dall’altra ne causa una esponenziale in termini di tempo, che viene appunto bruciato.

Secondo lei la legge regionale sul gioco d'azzardo è efficace? Quali mosse è necessario mettere in campo per debellare il gioco patologico?

Nel 2016 in Piemonte è diminuito l’uso delle slot dell’1,6% rispetto al 2015. Questo è un segnale positivo, in quanto il trend non si era mai arrestato negli ultimi dieci anni.

La spesa in Piemonte per le slot ammonta nel 2016 a 3 miliardi e 709 milioni anziché 3 miliardi e 770 milioni del 2015. Possiamo considerarlo un segnale positivo.

Questo aspetto è certamente legato all’applicazione in 150 comuni piemontesi della legge regionale 9/2016 «Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico» che limita gli orari di apertura delle sale slot. I comuni coinvolti hanno, inoltre, tutti stabilito, eccetto Vercelli, il medesimo orario in modo da evitare che un giocatore potesse recarsi nei comuni limitrofi al proprio.

Un dato che ci dice che è possibile un’azione per arginare il fenomeno puntando proprio sul restituire l’equilibrio alle persone in modo che possano riprendere in mano la propria vita.

A mio parere è sbagliato l’atteggiamento di demonizzare il gioco in assoluto, non serve una legge riduttiva, ma si tratta di sensibilizzare i vari livelli del contesto istituzionale verso una prevenzione strutturale essenziale basata appunto sul mettere dei paletti per tutelare i cittadini. Il gioco intacca come un virus la capacità produttiva e finanziaria dell’individuo impedendo di fatto di garantire l’autonomia per sé e la propria famiglia. 

Le storie di chi ha "vinto" – Infine è fondamentale che tutto il contesto sociale operi in sinergia tra il sistema di prevenzione e di cura. Ed è in questo sistema che è fondamentale che le persone non si isolino ma cerchino un sostegno. A Torino sono attivi quattro Gruppi di giocatori anonimi; ad Ivrea se ne sta costituendo uno in questi giorni.

Nella periferia Sud di Torino abbiamo incontrato Salvatore, coordinatore del Gruppo giocatori anonimi «San Marino 1» e del nascente di Ivrea.  

Impresario edile un giorno di qualche anno fa entra in un bar ed inizia a giocare, punta 5 euro, che nel giro di poche settimane diventano 1.500 per volta (ovvero al giorno). «Improvvisamente», racconta Salvatore, «ho iniziato a pensare solo dove andare a giocare senza più occuparmi del lavoro, della famiglia neanche di dormire. Vincevo e perdevo il triplo, così nel giro di mesi ho sperperato tutti i risparmi di una vita fatta di sacrifici. Ero letteralmente infatuato dal gioco, divenuto l’unico motore che dava senso alle mie giornate. Ed ecco che sono rimasto solo. L’unico a non abbanodnarmi è stato mio fratello che mi ha consigliato di partecipare ad un gruppo di giocatori anonimi. Ed ecco l’inizio del ritorno alla vita. Ci troviamo una volta alla settimana per confrontarci senza pregiudizi cercando di superare in rete i problemi. Il messaggio che lancio è che è possibile una via d’uscita. Lo Stato dovrebbe fare di più per quanto riguarda la legislazione non proibendo, ma regolando il gioco in modo che rimanga tale».

Ora Salvatore ha fondato un nuovo gruppo di ascolto ad Ivrea a disposizione di tutto il Canavese e l’alto Piemonte, «cercheremo di portarli anche in altre zone della regione», conclude.

I gruppi di Torino sono i seguenti: Marco Polo (via Marco Polo 6), corso Peschiera (via Millio 20), San Marino 1 e San Marino 2 (corso Unione 220). Ad Ivrea il gruppo ha sede in via Generale Peiretti 15. Per informazioni sui gruppi: San Marino 1 e 2, cell. 333.3415352, corso Peschiera, cell. 349.3518772, Ivrea cell. 320.0316497.

A Nichelino abbiamo incontrato Giovanni, il nome è di fantasia, che fa parte dell’associazione «Gamanon», pro familiari e amici di giocatori compulsivi, ed è uno dei referenti del gruppo nazionale che attraverso un numero di cellulare offre sostegno alle famiglie con all’interno soggetti caduti nel gioco d’azzardo. A Torino ci sono 4 gruppi in parallelo a quelli dei giocatori anonimi.  Il copione è simile a tanti altri. Sua moglie in un periodo di fragilità cade nella trappola, così sperpera tutto il patrimonio familiare, i risparmi di una vita. «In particolare sono i numerosi finanziamenti a fare da strozzino. Ed ecco che con il sostegno dei gruppi di ascolto siamo riusciti a uscirne fuori e attraverso la Scialuppa Crt onlus ad estinguere i debiti derivanti dai finanziamenti».

L’impegno della diocesi 

Anche la diocesi di Torino attraverso la Pastorale della Salute è impegnata a tutto campo a contrasto del fenomeno.

Dal 2011 la Pastorale della Salute e la Caritas diocesana promuovono due sportelli d’ascolto e accompagnamento in corso Mortara 46/c a Torino, di cui uno a disposizione delle famiglie che vivono il disagio psichico e per chi è caduto nel tunnel del gioco d’azzardo patologico. Da alcune settimane attraverso nuovi numeri di telefono il servizio Lu.Me è attivo da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 al seguente numero di cellulare 392.9367622. «Dai diversi convegni e dibattiti nelle parrocchie organizzati dalla Pastorale della Salute», sottolinea Ivan Raimondi, coordinatore di Lu.Me,  «emerge quanto siano utili ai soggetti fragili l’ascolto e la condivisione della propria situazione di cui si teme il giudizio».

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