Alcol, lo stop ai ragazzi parte da Rivoli

A Rivoli è partira la nuova campagna di sensibilizzazione "Alcololtre", promossa dai missionarie della Consolata con l'associazione "Impegnarsi serve". Azioni mirate in scuole e oratori

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Alcol, lo stop ai ragazzi parte da Rivoli

Dal pomeriggio di domenica 29 gennaio, presso Villa Allamano a Rivoli (via 1° Maggio 3) una nuova pianta arrichisce il parco. Si tratta di una liquidambar, dono della famiglia Belbo, piantato da una cinquantina di bambini, capitanati da don Giovanni Isonni, parroco di Santa Maria della Stella e San Martino e moderatore dell’Up 36. Attraverso questo simbolico gesto, si è ufficialmente inaugurata la campagna «AlcolOltre», promossa dai Missionari della Consolata con l’associazione Impegnarsi Serve Onlus, e finalizzata a sensibilizzare e prevenire il consumo eccessivo occasionale di alcool fra i giovani in Italia e in Africa. Quei giovani che sempre più si sentono abbandonati e spinti ad andare «oltre», trovando un’illusione di beneficio nell’alcool e nelle sostanze stupefacenti, che invece li intrappolano in un labirinto in cui è difficile districarsi.

«Come missionari ed eredi del metodo Allamano», racconta padre Giordano Rigamonti, responsabile del comitato organizzativo, «vogliamo stare accanto ai giovani, specie quelli caduti nelle dipendenze,  svolgendo un servizio di accompagnamento nella vita di tutti i giorni, che sotto la patina attraente del divertimento, cela i rischi emersi con l’urbanizzazione e l’invivibilità delle città».

A portare il messaggio delle istituzioni, Adriano Sozza, assessore all’Urbanistica del Comune di Rivoli e  direttore dell’Ufficio per l’amministrazione dei beni culturali della diocesi, e Antonio Saitta, assessore alla sanità della Regione e presidente del comitato etico scientifico del progetto, hanno voluto porre l’attenzione rispettivamente su due temi fondamentali: quello della libertà, connesso al ruolo educativo dei genitori, in una società che lascia fare e sperimentare ogni tipo di attività, e quello dei numeri perché, soprattutto nella pubblica sanità «si deve considerare il paziente come persona, nella sua complessità e con le sue esigenze, non come un insieme di misurazioni e statistiche».

All’incontro è intervenuta anche Maria Teresa Pichetto, docente presso la Facoltà di Scienze Politiche e il carcere di Torino, sui temi dell’educazione dietro le sbarre: «dobbiamo fare il bene senza far rumore, come diceva Allamano, che significa ‘correggiamo, insegniamo, ma senza punire, con amore, valorizzando le peculiarità del singolo’». Molti giovani oggi finiscono in carcere per cause legate all’alcool; sarebbe un’opportunità, in questo senso, fare rete con chi ha sbagliato, affinchè che le loro testimonianze possano essere esemplari.

Il progetto si articolerà su una serie di convegni a Milano, Torino e Roma, dove il 31 gennaio è stato presentato presso la Camera dei Deputati, e vedrà la partecipazione di esperti, medici, missionari ed educatori. In programma anche «TeatroLive», una serie di performance rivolte ai giovani che raccontano e propongono riflessioni sulle storie di dipendenza da alcool. 

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