A Torino 900 famiglie nei Gruppi di acquisto

Nel Torinese la grande crescita della "spesa etica" che nel 2016 ha superato i 74 mila euro

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A Torino 900 famiglie nei Gruppi di acquisto

I Gas di Torino vanno in Rete e i numeri diventano imponenti. I 35 Gruppi di Acquisto Solidale di Torino, con una media di 25 famiglie ciascuno, si sono associati in GasTorino per comprare quei prodotti che non è possibile approvvigionare dai produttori locali (agrumi, fichi, mandorle, mozzarelle, pasta, polpa di pomodoro, riso, banane, ananas, kiwi, noci di cocco, avocado), e quelli stagionali come i panettoni. Nel 2016 hanno totalizzato acquisti per più di 74mila euro, con le merci raccolte e distribui te nei due centri in via Trofarello 10 e in via Paolo Veronese 202, nelle periferie sud e nord di Torino.

«Abbiamo cominciato dodici anni fa», ricordano Andrea Saroldi e Giorgio Moro, ‘gasisti’ della prima ora, «centralizzando l’acquisto delle arance in Sicilia. Collaboravamo con Mani Tese che assicurava il supporto logistico in cambio di un contributo ai progetti che sostenevano nei Paesi del Sud del mondo. Il record fu una consegna da 35 bancali, 350 quintali di arance per i Gas associati».

Negli ultimi cinque anni GasTorino ha stretto un accordo con le cooperative sociali La Tavola di Babele e Mondo Nuovo. La prima mette anche a disposizione il proprio magazzino di via Paolo Veronese per la distribuzione delle merci. L’altro punto di consegna è il Centro sportivo Ch4, in via Trofarello. Il 10% del valore delle derrate va a coprire i costi per la logistica sostenuti dalle due cooperative, che a loro volta retribuiscono lavoratori. Un circolo virtuoso, rispettoso della qualità dei prodotti e della salvaguardia dei diritti delle maestranze.

«Ogni anno GasTorino organizza due riunioni con rappresentanti degli associati», racconta Giorgio Moro, per concordare i prodotti da acquistare e i possibili fornitori, che vengono sempre scelti con regole precise: produzione rispettosa dell’ambiente, tutela dei lavoratori impiegati nell’impresa, partecipazione a progetti di promozione sociale». Gli approvvigionamenti collettivi sono circa 8 all’anno: ogni Gas raccoglie gli ordini dalle famiglie e tramite il software gestionale «Gasdotto», accessibile dal portale economiasolidale.net, gestisce le richieste.

I fornitori di GasTorino sono in tutta Italia.

La cooperativa «Le Galline felici» coltiva agrumi, fichi e mandorle in Sicilia; l’Azienda agricola «Baggiolina» produce mele, kiwi, pere e prugne a Barge, ai piedi del Monviso; «Dolci Libertà» sforna panettoni nel carcere di Busto Arsizio; le patate di Amaltea arrivano dalle colline langarole e le mozzarelle dalla cooperativa sociale Le Terre di don Peppe Diana a Castel Volturno; l’azienda agricola «Cascina Canta» di Gionzana (Novara), non fa mancare il riso e la Cooperativa agricola «Iris» di Calvatone nel Cremonese assicura farina, polpa di pomodoro e pasta. A banane, ananas, noci di cocco e avocado provvede Mondo Nuovo tramite i propri produttori in Africa e America Latina.

GasTorino vuole continuare a innovare ed estendere la propria rete di distribuzione in città attivando una serie di convenzioni con le botteghe del circuito equo e solidale, come già avviene per esempio con Glocandia, nel quartiere Crocetta a Torino (servizio in questa pagina).

«L’obiettivo è permettere l’accesso a questo innovativo sistema di consumo», spiega Andrea Airoldi, «anche alle persone singole o ai nuclei familiari di due sole persone o a chi ha difficoltà ad affrontare lunghi spostamenti dalla propria residenza.

Il successo dei Gas è inarrestabile, favorito dalla crescente sensibilità all’acquisto di prodotti di qualità rispettosi dell’ambiente e dalla spinta dei millennials, che privilegiano l’ortofrutta. Secondo un’indagine della Coldiretti nel 2016 il consumo di frutta e verdura pro capite ha sfiorato i 320 chili a testa, con un aumento del 2% nei primi sei mesi dell’anno a fronte di una diminuzione dei consumi alimentari dell’1,3%.  L’orientamento è ormai chiaro: si preferisce comprare nei mercati rionali e possibilmente dal contadino o comunque da chi garantisce filiera corta e ambientalmente sostenibile. Nel 2015, sempre secondo Coldiretti, sono stati 15 milioni gli italiani che hanno fatto ricorso a questo canale. 

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