Politica italiana: il buio dopo Gentiloni

L'isolamento del Pd e la situazione confusa tra i poli. In attesa di una difficilissima riforma elettorale

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Politica italiana: il buio dopo Gentiloni

Il governo Gentiloni, nonostante le obiettive doti di mediazione politica del premier, giunge in affanno alla pausa estiva: rinviato il disegno di legge sullo Ius soli, incertezza sulla manovra di bilancio 2018, isolamento in politica estera sui migranti e sul conflitto in Libia per la manovra a tenaglia del francese Macron e dei paesi dell’Est (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia). Unica nota positiva il miglioramento dell’economia con il Pil (Prodotto interno lordo) all’1,4 per cento: questo eviterà il rincaro dell’Iva e consentirà a Bruxelles di allentare i cordoni della spesa pubblica.

Gentiloni paga l’isolamento del maggior partito di governo, il Pd di Renzi, in rotta con i suoi alleati: i centristi di Alfano e la sinistra di Bersani; contemporaneamente la classe politica, alla vigilia delle elezioni, ‘vede’ sondaggi impietosi per il Pd, oggi terza forza (25-26 per cento) dopo il centro-destra unito (Berlusconi-Salvini-Meloni) al 33-34 per cento e il M5S al 28-29 per cento.

Alfano, in difficoltà per la fuga di diversi centristi verso Berlusconi, ha bloccato (con mossa discutibile) lo Ius soli, che rappresenta invece una ‘scelta di civiltà’; Bersani, alla ricerca di una difficile intesa con l’ex sindaco di Milano Pisapia, minaccia di non votare la legge di bilancio 2018, non escludendo l’ipotesi (negativa) del ricorso al bilancio provvisorio dello Stato. Alfano è in rotta con Renzi per averlo tagliato fuori dalla trattativa (fallita) con Berlusconi e Grillo sulla legge elettorale, Bersani ha ancora aperte le ferite della scissione.

Sulla nuova legislatura, accanto all’ipotesi della ingovernabilità, aleggia da pochi giorni un nuovo spettro: una possibile maggioranza (risicata) di Grillo, Salvini e Meloni, su una linea anti-europeista e anti-immigrati, con un rovesciamento dell’intera politica italiana, dal dopoguerra ad oggi, essendo Roma tra i paesi fondatori dell’Unione europea, con Francia, Germania e Benelux.

Non è senza significato la comune opposizione di Grillo, Salvini e Meloni alla legge sullo Ius soli che definisce nuove aperture sulla cittadinanza; né va sottovalutato il dialogo avviato dall’ex ministro Tremonti tra la Lega e il M5S sulla politica fiscale; inoltre nel centro-destra, al di là dei sondaggi, la lite sulla leadership tra Berlusconi e Salvini continua perché il leader della Lega non intende rinunciare all’egemonia e, quindi, si tiene aperta un’altra strada, quella appunto di un’intesa post-elettorale con Grillo.

La solitudine del Pd di Renzi rischia di riproporre il bis del referendum costituzionale, con un voto sul segretario Pd che potrebbe travolgere il sistema politico repubblicano ed europeista, avendo come collante una risposta populista di chiusura nei confronti delle popolazioni immigrate, come l’Est europeo, la Francia lepenista, la stessa America di Donald Trump.

Prima del voto di febbraio-marzo il maggior partito di governo dovrebbe ripensare alla sua scelta ‘solitaria’, ricordando il De Gasperi delle intese con i partiti laici, il Fanfani del centro-sinistra con i socialisti, il Moro del «compromesso storico» con Berlinguer, il Prodi del «largo Ulivo», perché l’alleanza vittoriosa anti-europeista e anti-immigrati sarebbe una vera sconfitta di civiltà per l’intero Paese; Alfano e Bersani, pur con i loro limiti, hanno consentito anni di governabilità in un contesto economico e sociale molto difficile. Perché lasciarli ‘affogare’ ora che la ripresa economica è alle porte? A chi giova, se non a politiche, pur comprensibili, di scontri personali?

È evidente che, insieme al Pd, anche i centristi e gli scissionisti debbono assumersi le loro responsabilità di fronte al bene comune: non si può portare l’ostracismo a Renzi sino a bloccare la legge sullo Ius soli o la legge di bilancio 2018, mandando il governo del Cireneo Gentiloni in una triste agonia. Non basta la mediazione dell’ottimo Mattarella per giungere al traguardo delle prossime elezioni politiche con un esecutivo nella pienezza delle sue funzioni, con una prospettiva per il futuro.

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