Non si uccide in nome di Dio. Dopo la strage di Parigi

Massacro al giornale satirico Charlie Hebdo nella capitale francese. Un commando armato ha fatto irruzione nella redazione uccidendo a colpi di kalashnikov 12 persone. La rivendicazione di terroristi di al Qaida

Parole chiave: strage (33), integralismo (2), terrorismo (74), violenza (26), giornalismo (13)
Je suis Charlie Hebdo

Il terrore scorre dentro la coscienza di ogni persona libera e capace di pensare. Ogni violenza, tutti gli atti violenti che si compiono verso un altro uomo sono crimini abominevoli che si condannano senza se e senza ma. Quello che è successo a Parigi questa mattina, 7 gennaio 2015, è un atto di una gravità immane come tutte le stragi che si ripetono in ogni angolo del mondo, con la aberrante giustificazione religiosa. Non basta la condanna, non basta la repressione e la giustizia nei confronti di coloro che si sono macchiati di un crimine senza appello. Serve un sussulto di coscienza democratica, libera, coraggiosa per non scivolare nella barbarie nella quale qualcuno vuole spingerci.

In mattinata tre uomini incappucciati e vestiti di nero sono penetrati nella sede del giornale, noto per le sue vignette satiriche e provocatorie, hanno fatto irruzione in varie redazioni e hanno aperto il fuoco con dei mitra. Pare che conoscessero i nomi di almeno alcuni dei giornalisti. Lo confermerebbe il fatto che tra le vittime (erano presenti circa 40 giornalisti) figurino proprio le figure "storiche" del giornale, a partire dal direttore e da alcuni vignettisti. I killer si sono poi allontanati con un'auto che è stata ritrovata per strada nel 19/o arrondissement, estremità nordest della capitale. Secondo alcune testimonianze, in un primo momento avevano sbagliato indirizzo entrando prima al numero 6 di rue Nicolas Appert, mentre la sede del settimanale si trovava al numero 10.

La Santa Sede esprime “esecrazione” per l’attentato oggi a Parigi contro la redazione di Charlie Hebdo e parla di “un atto che merita una doppia condanna sia perché lede la libertà religiosa sia perché è un atto che minaccia e offende la libertà di stampa” e tornano in mente le parole di Papa Francesco del maggio del 2013 in una delle sue omelie del mattino a Santa Marta: " Nessuno deve uccidere in nome di Dio. E anche soltanto dirlo è una bestemmia. Invece ogni uomo non solo può, ma deve fare del bene, qualunque fede professi, perché «ha in sé il comandamento di fare il bene» in quanto "creato a immagine di Dio". 

e parole significative sono state espresse, qualche ora dopo la strage da monsignor Michel Dubost, vescovo d’Evry-Corbeil-Essonnes e presidente del Consiglio per le relazioni interreligiose della Cef. "Siamo sconvolti per le vittime e per le loro famiglie ma siamo sconvolti anche per la Francia e per la democrazia”. Fatalità della sorte, il vescovo francese è a Roma a guida di una delegazione di imam francesi che proprio questa mattina hanno potuto incontrare e parlare con Papa Francesco durante l’udienza del mercoledì. “La libertà di stampa e di pensiero - dice il vescovo - è essenziale. Non si trovano le soluzioni ai problemi attraverso la violenza ma sempre e solo nel diritto. Mi sembra che questo attentato rischia di aggravare le tensioni che possono già esistere”. 

Il vescovo Dubost ha poi proseguito: “Rispondiamo a questa barbarie con l’amicizia. Non c’è altro sistema per combattere il terrorismo se non l’amicizia e l’incontro. Perché se non ci incontriamo, si ha paura dell’altro, e quando si ha paura, sono sempre gli idioti a dire l’ultima parola gridando forte per farsi sentire. La prima reazione è quindi fare appello all’amicizia e chiamare all’incontro”. È quanto gli imam francesi presenti in questi giorni a Roma vogliono testimoniare. Questa mattina la delegazione ha potuto salutare il Papa. “Ero lì con loro - racconta il vescovo Dubost - quando il Papa ha chiesto loro, ‘pregate per me’, manifestando una fraternità straordinaria che può esistere tra i credenti di differenti religioni, quando c’è rispetto gli uni per gli altri”. E conclude: “Stiamo vivendo un momento difficile ma è proprio questo il tempo di incontrarci, leader delle differenti religioni. È vero che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. La strada del dialogo è lunga ma non ci sono alternative”.  

Il consiglio francese del culto musulmano e i musulmani di Francia condannano “con la più forte determinazione l’attentato terroristico commesso con una violenza eccezionale contro il giornale Charlie Hebdo”. “Questo atto barbaro di una estrema gravità - scrive in un comunicato il presidente di Cfcm, Dalil Boubakeur - è anche un attacco contro la democrazia e la libertà di stampa. I nostri primi pensieri vanno alle vittime e alle loro famiglie alle quali esprimiamo la nostra totale solidarietà nella terribile prova che stanno vivendo. In un contesto internazionale politico in cui le tensioni alimentate dai deliri di gruppi terroristici sfruttano ingiustamente l’islam, chiediamo a tutti coloro che sono impegnati per i valori della Repubblica e della democrazia, di evitare provocazioni che servono solo a gettare olio al fuoco. Di fronte a questo dramma di scala nazionale, richiamiamo la comunità musulmana a dare prova della massima vigilanza contro eventuali manipolazioni da parte di gruppi dalle visioni estremiste qualsiasi esse siano”. 

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