Torino, la crisi non è finita

 Dati Istat 2015 confermano meno disoccupati in Piemonte, ma non nel capoluogo

Parole chiave: lavoro (167), occupazione (13), giovani (205)
Torino, la crisi non è finita

Si inverte in maniera significativa l'andamento del mercato del lavoro in Piemonte. È quanto emerge dal consuntivo 2015 reso noto dall’Istat la settimana scorsa. In sostanza, lo scorso anno c'è stato un aumento di 26 mila occupati e una riduzione di 21 mila disoccupati, che ammontano quindi a 205 mila persone. In questo modo il tasso di occupazione sale di 1,4 punti percentuali, attestandosi al 68,1% nella fascia 20-64 anni, e quello di disoccupazione scende dall’11,3% del 2014 al 10,2% del 2015. A questo risultato ha contribuito in misura significativa l’andamento rilevato negli ultimi tre mesi dello scorso anno, quando le tendenze evidenziate si sono amplificate: +34 mila occupati e –51 mila persone in cerca di lavoro, con un livello di disoccupazione che scende al di sotto del 10%, toccando il 9,5%. «Il quadro che emerge dai dati Istat - ha commentato l’assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero - è largamente positivo. La performance del Piemonte è la migliore del Nord Italia, anche se il divario significativo che ci contraddistingue dall'inizio della recessione nei confronti delle altre regioni settentrionali permane. Rimaniamo inoltre ancora lontani dagli standard pre-crisi: nel 2008 gli occupati erano 1.861.000 e i disoccupati 100 mila, mentre ora mancano all’appello 62 mila posti di lavoro, con una caduta che tende a concentrarsi nel ramo industriale e le persone in cerca di impiego sono più che raddoppiate».

Nel dettaglio, per quanto riguarda la performance piemontese sul lato dell’occupazione (+1,5%) dipende dall’aumento degli occupati in età matura, in particolare tra i 55 e i 64 anni, dove il tasso relativo, fermo al 46,3% nel 2014, supera il 50%, mentre resta invariato, poco sopra il 18%, malgrado gli sforzi, l’indice dell’occupazione giovanile. Per quanto riguarda i settori, il tasso di incremento più marcato si ha in agricoltura, ma si rilevano spunti significativi anche nel ramo commerciale e turistico (+ 16 mila unità) e nell’industria manifatturiera (+9 mila), mentre ristagna l’occupazione nelle costruzioni e negli altri comparti del terziario.  Sul fronte della disoccupazione, diminuisce soprattutto per effetto della flessione della componente giovanile e delle persone in cerca di primo impiego, ma si riduce anche la presenza di ex occupati. Il tasso di disoccupazione da 15 a 24 anni scende infatti di 4 punti percentuali, dal 42,2% al 38,1%.

Migliora la performance femminile (-15 mila unità su una flessione totale di 21 mila) e fra le persone con ricerca attiva di lavoro prevale largamente la presenza di uomini (sono 111 mila, rispetto a 94 mila donne).

«Molto resta ancora da fare - ha proseguito la Pentenero - ma il mercato si sta muovendo nella giusta direzione. Ora bisogna puntare su un rafforzamento dei servizi per l’impiego, in modo da stimolare, con interventi di politica attiva, la domanda di lavoro da parte delle imprese. Allo stesso tempo, tuttavia, occorrerebbero misure nazionali di sostegno al reddito e contrasto alla povertà per quelle persone che faticano a rientrare nel mondo del lavoro e sono ancora lontane dalla pensione».

Va infine sottolineato, come l’aumento dell’occupazione che si è registrato lo scorso anno dipenda in larga parte dagli sgravi fiscali introdotti dal governo. La decisione del governo di confermare al 50% le agevolazioni è indubbiamente un elemento positivo, così come le modifiche apportate all’istituto dell’apprendistato, su cui la Regione ha già adottato un testo unico, che lo rendono una forma contrattuale appetibile per le imprese».

Nonostante i segnali positivi dell’ultimo anno, permane critica la situazione delle province di Torino e di Alessandria, con tassi di disoccupazione a due cifre (mentre nelle altre province si resta al di sotto della soglia del 10%) e tassi di occupazione bassi, inferiori alla media regionale. 

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