Valli di Lanzo, la montagna attende

Due Unioni montane per 25 Comuni, 10 milioni di fondi europei e statali per ripensare l’economia locale

Parole chiave: montagna (26), riforma (44), progetto (35), leggi (10), comunità (43)
Valli di Lanzo, la montagna attende

Potreste chiamarle zone marginali. Perché ai margini, certo. Del Paese, della Regione, della Provincia. Confine. Oppure aree a rischio spopolamento. Perché le Valli di Lanzo, come tutte le altre vallate alpine hanno «perso» migliaia di persone lungo gli ultimi decenni, scivolate a valle spinte dall'ascensore sociale della città che "riconduceva verso l'alto" il proprio status, scrollandosi di dosso la povertà contadina e montanara. Scheletro senza polpa, sono rimaste.

Oppure potreste chiamarle zone libere. Spazio per la libertà e l'innovazione, luogo di sperimentazione e di start up. Di idee e di impresa. Provate a farlo. Fatelo risalendo una delle cinque valli che si aprono da Lanzo nel momento in cui l'autunno chiude la stagione estiva dai buoni numeri (anche se avesse fatto più caldo a Torino, le presenze in valle sarebbero state maggiori) e si apre per l'inverno (dal trinomio ciaspole-sci-relax a guidarci) in attesa della neve.

Fatelo. Zone libere. Che ricostruiscono il loro percorso. Ci stanno provando una efficace generazione di Amministratori comunali, un tessuto sociale che torna a puntare sui giovani per trattenerli, nuove imprese del turismo e dell'agricoltura. Le aree di margine - ciò che prima era considerato al di fuori dei confini della città, in questa prospettiva - riscoprono potenzialmente una rinnovata funzione: non luoghi arretrati o residuali, antitesi di quel progresso cui il mondo ottocentesco sembrava puntare, ma terreni di sperimentazione, di socialità, occasione di scoperta di un sistema di relazioni che nella città densa profanata dal capitalismo rischiano di perdersi.

Guardatele così le Valli di Lanzo. Un percorso tutto da scrivere. Qui importa poco che dalla storica Comunità montana, i soggetti istituzionali si siano moltiplicati e oggi vi siano due Unioni montane a riunire 25 Comuni. Meglio: conta eccome! Perché se le Valli vorranno tornare a crescere in termini sociali ed economici dovranno ricostruire un tessuto che non può essere che unito. Realtà amministrative differenti che però lavorano insieme - Sulla Strategia nazionale Aree interne, ad esempio: 190 milioni di euro di fondi statali a cui se ne aggiungono altrettanti europei veicolati dalle Regioni. 65 aree pilota in Italia - tra le quali le Valli di Lanzo - che devono ripensare se stesse attorno a migliori servizi (scuola, trasporti, sanità) e crescita, innovazione, imprese di nuovo conio.

Condizione per accedere a 10 milioni di euro per la strategia (la parola è sostanza: non stiamo parlando di progetti singoli tirati fuori dal cassetto e uniti un po' per caso) è che le due Unioni, che i Comuni lavorino insieme. Senza rimpiangere campanilismi del passato o quel «com'era verde la mia valle» che a qualcuno fa piacere ripetere per non mettere la testa nel futuro. Lo sforzo è molto. Non per tutti.

Queste sono le prime sfide per i territori alpini più vicini a Torino. Attuare la Strategia Aree interne che le ha scelte (tutto parte dall'ex Ministro Barca e oggi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri) e anche quanto previsto dalla legge nazionale sulla «green economy» e dalla nuova legge sui piccoli Comuni e la montagna, pronta a essere esaminata al Senato dopo il via libera della Camera un mese fa.

Basi giuridiche e finanziarie per importanti partite di territorio.

Per fare cosa? Ad esempio per portare le Valli di Lanzo a essere la prima «smart community & green valley» d'Italia -  Serve una politica. Lanciare un grande programma di territorio, oltre ogni campanile, su energia e ambiente è oggi possibile. Tutta nuova l'illuminazione pubblica, rivestiti tutti gli edifici pubblici con cappotti termici, prime auto elettriche per enti pubblici e strutture ricettive, colonnine per la ricarica in ogni Comune, accumulo di energia, videosorveglianza, sensoristica sotto i ponti per la protezione civile, banda ultralarga a 30mb, invito ad imprese che necessitano di server farm con sgravi fiscali (zero local tax) per dieci anni, nuove centraline idroelettriche con meno di 100kwatt di potenza, una caldaia a biomasse di micro dimensioni in ogni Comune, pannelli solari termici sui tetti delle scuole, solare termodinamico da testare in un Comune, un parco del legno da far gestire alle aziende per il conferimento e la selezione di essenze.

Quanti soldi servono? Una stima, per 25 Comuni, 30 mila abitanti, 40 milioni di euro - Da investire in cinque anni. Dove prenderli? Un piano locale di queste dimensioni deve trovare il favore non solo degli enti pubblici, nella programmazione comunitaria, bensì delle imprese private, multinazionali dell'energia, che possono veicolare investimenti e scegliere le Valli di Lanzo al posto di altre zone. La competitività, si sappia, oggi è internazionale. Anche oltre Eusalp, la macroregione alpina che prova a darsi una strategia, coinvolgendo 48 Regioni di sette Stati UE.

In questo scenario si muove il nuovo rapporto, il legame, la capacità di contrattazione che le Valli (non solo lanzesi) devono assumere con Torino, nel quadro della Città metropolitana. E su un tema in particolare. Come la città riconosca alle Valli i servizi ecosistemici che vengono svolti dal territorio montano. E quanto li paga. I 34 mila ettari di bosco per la città hanno un valore? La rete di sentieri? E gli invertenti di regimazione delle acque eseguiti affinché il territorio non frani sulle aree urbane? Tre fronti. Su altri due si sono già fatti passi in avanti, da trasformare in corsa. Pensiamo al pagamento dei «fondi Ato», la quota di tariffa idrica, il 5 per cento, che tutte le famiglie residenti nella ex Provincia di Torino, oggi Città metropolitana, pagano alle Unioni montane del Piemonte per interventi volti alla difesa delle fonti idriche nelle aree montane. L'acqua serve per tutti. È di tutti. La forza di gravità è solo della montagna. E così, arrivano alle valli un paio di milioni di euro l'anno da reinvestire in opere idrauliche. La seconda, sempre legata all'oro blu, è riferita alla percentuale di tariffa che Smat riconosce alle Valli proprio perché utilizza a fini commerciali l'acqua che scende dall'acquedotto generale delle Valli di Lanzo, realizzato e di proprietà della Comunità montana, oggi le due Unioni.

Capitoli di un libro che si chiama sussidiarietà, oppure solidarietà verticale -  Sulla quale vale la pena di insistere oltre ogni filosofia. Il pagamento dei servizi ecosistemici ambientali ha in Piemonte esempi tra i più virtuosi in Italia. Molto resta da fare. Sulla filiera forestale in particolare.

Questa è nient'altro che «green economy». Vale la pena di citare l'esemplare lavoro svolto a Lemie dal sindaco che cinque anni fa ha messo a sistema un pezzo di bosco per incamerare crediti di carbonio, venduti a imprese che inquinano. A Roma e a Milano, ma pagano qui il loro riscatto eco-ambietale.

Altro da fare? Per esempio approfondire  il tema coesione e accoglienza migranti - Dalle Valli gli esempi hanno già fatto il giro d'Italia. Lemie ancora, ovvero il Coro Moro e il Moro Team in Val d'Ala. Capire come le persone che fuggono dalla guerra e dalla fame dell'Africa e del Medio Oriente possono garantire nuova linfa di sviluppo agli «spazi liberi», per borghi e terre alte, è senz'altro elemento stesso di innovazione. Poi l'agricoltura, con la prima necessità di superare la parcellizzazione delle proprietà dei terreni dando vita ad esempio alle Associazioni fondiarie, varate da una nascente legge regionale in materia e incentivate dal Piano di sviluppo rurale.

Piccoli tasselli di uno sviluppo di nuovo conio. Che va oltre gli studi, le ricerche (sono già pieni cassetti e armadi). Deve avere effetti sulle imprese e sui servizi alle comunità. La possibilità di individuare e vedere le Valli di Lanzo in prima fila nelle sfide regionali e nazionali per l'introduzione a tutti gli effetti del pagamento dei servizi ecosistemici, l'istituzione delle oil free zone e delle Smart communities, ma anche per un sistema di fiscalità di vantaggio per le Terre Alte collegato a centri multiservizio (per vincere il rischio desertificazione commerciale), oggi sono pezzi di percorso che va fatto con un nuovo patto istituzionale tra comunità ed enti locali. Spinto dalla Politica che qui, nelle «zone libere», innova anche perché abbandona urla e grida da stadio per una laboriosità persa altrove. Alla tifoseria da curva si preferiscono lavoro nei Comuni, nelle Unioni, sinergia forte con il terzo settore, con tutte le associazioni, con le parrocchie, con i singoli cittadini che ancora si riuniscono nell'unico bar dei paesi delle Valli. Stanno in dialogo, cogliendo un nuovo vento che arriva. #VallidiLanzo2030 ha bisogno anche di ciascuno di loro. 

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