L'Isis e l'Italia: minacce, progetti e propaganda

Dopo l'allarme lanciato da un quotidiano tedesco sull'ipotesi di un attacco terroristico sulle spiagge italiane, l'analisi di Massimo Introvigne, esperto di politica internazionale

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Qualche giorno fa il quotidiano popolare tedesco «Bild-Zeitung» ha prospettato l'ipotesi di un attacco dell'Isis sulle spiagge italiane. I nostri Servizi hanno prontamente smentito. Si tratta solo delle chiacchiere di un tabloid o c'è qualche cosa da temere? In genere, l'Isis ha avuto meno successo nel reclutamento in Italia rispetto alla Francia, alla Gran Bretagna, al Belgio e alla stessa Germania. Stime attendibili valutano a un centinaio i militanti con qualche contatto con l'Isis in Italia e quelli di cui si sa con certezza che si sono recati a combattere in Iraq e in Siria, peraltro non tutti per l'Isis, sono meno di dieci, tra cui un convertito italiano.

La ragione di questo minore successo dell'Isis in Italia sta soprattutto nel fatto che da noi non esistono banlieues o «Londonistan», cioè quartieri dove vivono quasi esclusivamente musulmani e dove per la polizia è difficile esercitare un ragionevole controllo e qualche volta persino entrare. I musulmani da noi vivono fianco a fianco di altri immigrati e anche di italiani. Se questo provoca talora scontri, basti pensare agli episodi di Padova, non crea però enclave pericolose del tipo di quelle che hanno protetto per mesi pericolosi latitanti in Belgio.

Se dunque l'Isis è meno presente in Italia che altrove in Europa, è però vero che l'Isis si occupa parecchio dell’Italia nelle sue pubblicazioni. Il suo opuscolo «Gang musulmane» si conclude con un capitolo dal titolo «L’offensiva verso Roma». L’Isis ricorda che Roma è il centro simbolico dell’Europa e dell’Occidente e che il califfato sarà preso sul serio anche da chi tra i musulmani oggi lo considera un fenomeno marginale o criminale solo quando sarà riuscito a colpire Roma. L’opuscolo rimanda a un libro pubblicato dall’Isis nel febbraio 2015, «Bandiere nere su Roma». Le obiezioni di chi considera questa letteratura provocatoria e non autentica non sembrano convincenti. Lo stile è in effetti quello delle consuete pubblicazioni dell’Isis.

L'articolo completo su "Il Nostro Tempo" del 1° Maggio 2016

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