Italia: verso elezioni al buio

Una analisi in vista del voto, dopo un anno di difficoltà

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Italia: verso elezioni al buio

Riuscirà il premier Gentiloni a salvare il Pd dalla ‘bancarotta’ politica dell’affaire Etruria-Boschi? Gli ultimi sondaggi del «Corriere della Sera» sono impietosi per il partito di Renzi: il 23%, lontanissimo dal 41% delle Europee, ma anche dalle politiche con segretario Bersani (25%). Al contrario il presidente del Consiglio è il politico più gradito (oltre il 40%) e supera ampiamente sia gli avversari (Di Maio, Salvini, Grasso) sia lo stesso Renzi.

Il Pd, perno della legislatura che sta per concludersi (l’ipotesi è di elezioni il 4 marzo, alla scadenza normale), paga l’isolamento politico dopo la rottura a sinistra con Bersani-D’Alema e a destra con il leader centrista Alfano (che aveva sconsigliato Renzi da un varo precipitoso della discussa legge sul fine vita); dopo il rifiuto dell’ex sindaco di Milano, Pisapia, gli alleati dei Dem appaiono deboli: un pezzo dei centristi con Casini, uno spezzone di sinistra con Verdi e Radicali; ora si è aggiunto anche l’infortunio politico della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, fortemente voluta da Renzi contro Banca d’Italia e Consob, ma trasformatasi in un processo politico al ruolo svolto dal ministro Boschi nella crisi di Banca Etruria, di cui il padre era vicepresidente.

Alla segreteria Renzi la critica politica rimprovera soprattutto la personalizzazione del ruolo, con un programma ‘oscillante’: adesione al Partito socialista europeo ma politica sociale liberista con l’abolizione dell’art. 18 e il Jobs act; provenienza politica cattolica ma approvazione di due leggi ‘laiche’ come il fine vita e le unioni civili e nessun risultato su altre due leggi eticamente qualificanti come lo Ius soli e la limitazione del lavoro domenicale; europeista ma in continua polemica con Bruxelles; soprattutto Renzi e il ministro Boschi pagano il fallimento del Referendum istituzionale.

Paolo Gentiloni è invece apprezzato per la sua linea di mediazione, sempre alla ricerca di ampie convergenze; è favorito da un buon andamento del Prodotto interno lordo (che si avvicina al 2%), da rapporti con Bruxelles che, di fatto, hanno evitato la bocciatura del bilancio 2018, da un grande equilibrio istituzionale (sempre in sintonia con il Presidente Mattarella); soprattutto il premier, in Italia e all’estero, è visto come antitesi al vuoto di governo che potrebbe aprirsi dopo il voto di marzo; perché se Atene piange, Sparta non ride. Le altre forze politiche hanno problemi non inferiori a quelli del Pd.

Il centro-destra, dato nei sondaggi al 36%, è sempre più diviso tra Berlusconi e Salvini, talvolta anche con insulti ‘politici’ del leader della Lega, come nel caso della candidatura berlusconiana a premier del generale dei Carabinieri Gallitelli; nel Ppe l’ex Cavaliere è stato messo in guardia dalla stessa Merkel sulla linea lepenista della Lega (mentre in Austria va al potere l’estrema destra xenofoba e antieuropeista); a sua volta il M5S non arriva al 30%, con un programma dalle linee incerte (perché sì al fine vita e no allo Ius soli; perché la nuova moderazione sull’Europa quando a Bruxelles i pentastellati sono con l’estrema destra del britannico Farage, patron della Brexit; perché due pesi e due misure sulle vicende giudiziarie, concilianti con le indagate prime cittadine Appendino e Raggi, durissimi con la Boschi?). A sua volta il nuovo partito di Grasso appare destinato ad un’opera di testimonianza, con il 7-8%, e lo stesso D’Alema a «La Stampa» prevede un voto senza vincitori.

Riuscirà Gentiloni a traghettare l’Italia dalla Seconda alla Terza Repubblica senza traumi politici ed economici (siamo la settima potenza industriale dell’Occidente ma abbiamo anche il debito pubblico più alto, nella Ue, dopo Spagna e Grecia)?

Al partito di governo, ovvero a Renzi, la difficile risposta.

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