Il Papa in Armenia: ecumenismo e dialogo nel primo paese cristiano

La cronaca del Viaggio Apostolico nel paese dominato dal monte Ararat, il cammino ecumenico e la ricerca dell'unità piena tra le Chiese.

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La cronaca del Viaggio Apostolico nel paese dominato dal monte Ararat, il cammino ecumenico e la ricerca dell'unità piena tra le Chiese.

E’ l’Armenia la meta del quattordicesimo Viaggio Apostolico fuori Italia di Papa Francesco. Primo paese ad adottare il Cristianesimo come religione, fu evangelizzato nel I secolo d.C. da San Bartolomeo e San Giuda Taddeo, due dei dodici Apostoli di Gesù.

L’Armenia è dominata dal Monte Ararat, dove la tradizione vuole che ci fosse il Giardino dell’Eden, e dove si dice che si sia arenata l’Arca di Noè. L'Ararat è una montagna alta oltre cinquemila metri e si staglia, solitaria, in mezzo ad un territorio quasi completamente pianeggiante. In realtà geograficamente il monte è situato in territorio turco, ma la sua presenza ben visibile anche dalla capitale Yerevan lo ha fatto presto uno dei simboli più amati dagli armeni.

I commenti sul volo

La conferenza stampa con i giornalisti in genere è riservata al volo di ritorno, ma questa mattina, in via eccezionale, Papa Francesco ha risposto a due domande poste da Padre Lombardi su Brexit e Farc.

Commentando il voto nel Regno Unito il Papa ha osservato: “È stata la volontà espressa dal popolo e questo chiede a tutti noi una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e anche il bene e la convivenza di tutto il continente europeo”.

La notizia dell’accordo di pace tra Colombia e Farc è stata accolta con estrema soddisfazione: “Sono felice di questa notizia che mi è arrivata ieri. Più di cinquant’anni di guerra, di guerriglia, tanto sangue versato! È stata una bella notizia, mi auguro che i paesi che hanno lavorato per fare la pace siano garanti, diano la garanzia che questo vada avanti”.

Il Papa all’Armenia

“Vengo come pellegrino, in questo Anno Giubilare, per attingere alla sapienza antica del vostro popolo e abbeverarmi alle sorgenti della vostra fede, rocciosa come le vostre famose croci scolpite nella pietra”. Così aveva esordito il Papa nel videomessaggio alla nazione Armena diffuso ieri.

Accolto all’aeroporto di Yerevan dal Presidente Serzh Sargsyan e dal Catholicos Armeno Apostolico Karekin II, il Santo Padre ha poi raggiunto la Cattedrale di Etchmiadzin dove ha tenuto il suo primo discorso:

“Mi inchino - ha detto il Papa - di fronte alla misericordia del Signore, che ha voluto che l’Armenia diventasse la prima Nazione, fin dall’anno 301, ad accogliere il Cristianesimo quale sua religione, in un tempo nel quale nell’impero romano ancora infuriavano le persecuzioni”.

 

 

Il cammino ecumenico, segno per il mondo

Il primo incontro è tutto improntato al dialogo ecumenico: “Quando il nostro agire è ispirato e mosso dalla forza dell’amore di Cristo, si accrescono la conoscenza e la stima reciproche, si creano migliori condizioni per un cammino ecumenico fruttuoso e, nello stesso tempo, si mostra ad ogni persona di buona volontà e all’intera società una concreta via percorribile per armonizzare i conflitti che lacerano la vita civile e scavano divisioni difficili da sanare”.

“Il mondo è purtroppo segnato da divisioni e conflitti, come pure da gravi forme di povertà materiale e spirituale, compreso lo sfruttamento delle persone, persino di bambini e anziani, e attende dai cristiani una testimonianza di reciproca stima e fraterna collaborazione, che faccia risplendere davanti ad ogni coscienza la potenza e la verità della Risurrezione di Cristo”.

Il paziente e rinnovato impegno verso la piena unità, l’intensificazione delle iniziative comuni e la collaborazione tra tutti i discepoli del Signore in vista del bene comune, sono “come luce fulgida in una notte oscura e un appello a vivere nella carità e nella mutua comprensione anche le differenze”.

Il "Grande Male"

Davanti al presidente Serzh Sargsyan ed alle autorità politiche e diplomatiche, Francesco ha affrontato il tema del “Grande Male", che colpì il popolo armeno e "causò la morte di un’enorme moltitudine di persone". Quella tragedia, "quel genocidio" inaugurò purtroppo "il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli". 

Si deve sottolineare che il termine "genocidio", che aveva suscitato le proteste da parte del governo turco, non era presente nel testo ufficiale, ma il Papa l'ha aggiunto "a braccio". A questa parola, un fortissimo e liberatorio applauso, ha interrotto il discorso del Santo Padre.

"Rendo onore al popolo armeno - ha aggiunto Francesco - che, illuminato dalla luce del Vangelo, anche nei momenti più tragici della sua storia, ha sempre trovato nella Croce e nella Risurrezione di Cristo la forza per risollevarsi e riprendere il cammino con dignità".

Il Papa ha anche auspicato che si possano moltiplicare gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi.

Infine l'appello a chi dichiara la propria fede in Dio ad unire le forze per "isolare chiunque si serva della religione per portare avanti progetti di guerra, di sopraffazione e di persecuzione violenta, strumentalizzando e manipolando il Santo Nome di Dio".

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