Unione Europea accordo al ribasso con il Regno Unito

Poteva essere l’occasione per un chiarimento sul futuro dell’Unione Europea, rimane invece densa la nebbia sulla Manica: quella che fa dire, non senza qualche ragione, ai sudditi di Sua Maestà che il continente è isolato

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Unione Europea accordo al ribasso con il Regno Unito

E’ arrivata a una svolta la trattativa tra Londra e Bruxelles per aggiornare i rapporti tra la Gran Bretagna e l’UE, alla vigilia del referendum promesso da David Cameron per decidere sulla permanenza o meno del suo Paese nell’Unione. Il referendum potrebbe già avere luogo verso la fine di giugno e, stando le cose come sembra dal testo del pre-accordo reso pubblico i giorni scorsi, è probabile che ci teniamo gli inglesi dentro quello che resta di un’UE che si va via via spolpando. Ritorna l’immagine del “Vecchio e il mare”, evocata da Altiero Spinelli in un suo celebre discorso al Parlamento europeo nel 1984 quando, ricordando la parabola de “ Il vecchio e il mare” di Hemingway, paragonò il progetto di un’Europa unita al grande pesce a lungo sognato e finalmente catturato, ma del quale giungono a riva solo poveri resti, tanto hanno su di esso infierito gli squali.

Assomiglia un po’ a quello scheletro spolpato il corpo dell’Union Europea che approda a Bruxelles in questi giorni. Litigiosa e incapace di dare risposte ai gravi problemi che l’assillano, da quelli economici a quelli sociali, politicamente incerta sul da farsi, pressata alle sue frontiere da conflitti e turbolenze crescenti e priva di una leadership federale, in balia di egemonie nazionali impotenti e di potenti “freni tirati”, come nel caso della Gran Bretagna.

Quattro erano i nodi da sciogliere nella trattativa con Bruxelles: la conferma della sovranità nazionale britannica, i limiti della governance economica dell’eurozona, il  campo di applicazione del welfare per i non-britannici e il rafforzamento del mercato interno. Tutti punti sui quali la Gran Bretagna è andata disinvoltamente all’incasso, facilitata dal “ventre molle” di Bruxelles, rassegnato a rincorrere di volta in volta gli interessi nazionali, con tanti saluti per quelli europei.

Se ai britannici dà fastidio il solo pensiero che si possa lavorare “a un’unione più stretta”, nessun problema: dimentichiamocene, prevale la sovranità nazionale e basterà l’opposizione di 16 Paesi o del 55% dei parlamentari nazionali per bloccare le decisioni di Bruxelles.

Dell’eurozona la Gran Bretagna non fa parte, ma potrà dire la sua a proposito della sua gestione. Più grave il “freno” posto alla libera circolazione dei cittadini comunitari, che dovranno aspettare fino a quattro anni per accedere alle misure del welfare, riservate ai cittadini britannici, con la possibilità che queste restrizioni possano essere adottate anche in altri Paesi UE. Infine, impegno a rafforzare il mercato interno e la competitività, riducendo regolamentazioni e costi amministrativi.

Adesso questa bozza di accordo, approvata con poche riserve da una docile maggioranza del Parlamento europeo, andrà sul tavolo del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo del 18-19 febbraio prossimo e non sorprenderà se anche altri Paesi UE cercheranno di cogliere l’occasione per portare a casa qualche concessione utile per il proprio elettorato, molto meno per i cittadini europei.

Sarà un caso, ma fa riflettere che nella stessa sessione del Parlamento europeo che ha dato via libera all’accordo con la Gran Bretagna, siano anche stati modificati i parametri di inquinamento delle auto per venire in soccorso al “dieselgate” tedesco della Volkswagen. E’ la regola del “diamo qualcosa a tutti” e poi ci si stupisce se anche Renzi vuole la sua parte per l’Italia.

E’ così che, pezzo dopo pezzo, si può spolpare un’Unione che avrebbe invece bisogno di essere rimpolpata, proprio per andare verso quella “unione più stretta” che la Gran Bretagna non vuole e che Bruxelles è pronta a tradire.   

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