Nato, una alleanza da ripensare

Il Patto Atlantico è da ripensare perchè forse non corrisponde più al mondo attuale

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Nato, una alleanza da ripensare

Compirà settant’anni nel 2019, non sembra vicina alla pensione ma un tagliando di revisione è nell’aria, difficile dire se per rafforzarla o per ridurne la capacità operativa in Europa. E’ la NATO (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico), creata nel 1949 su iniziativa degli Stati Uniti e oggi bersaglio di pesanti critiche proprio da parte del Presidente USA, Donald Trump, che l’ha giudicata “obsoleta”.

Questo “Patto atlantico” impegnava a un’alleanza difensiva nel contesto della nascente contrapposizione tra i blocchi della guerra fredda e realizzava la dottrina del Presidente USA, Harry Truman: i firmatari sarebbero dovuti intervenire in difesa di una delle parti aggredite, nel caso di un attacco da parte di una potenza straniera, con il pensiero rivolto all’Unione Sovietica.

Molte cose sono accadute da quel 1949: numerosi conflitti hanno incendiato il mondo, senza colpire per lungo tempo il continente europeo; la caduta del muro di Berlino del 1989 e la successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica parve mettere fine alla guerra fredda, garantita dall’equilibrio del terrore nucleare, e avviare un’epoca di pace. Durò poco tempo: all’inizio degli anni ’90 scoppiò il conflitto nella ex-Jugoslavia e la NATO fu chiamata ad intervenire; poi l’attentato alle Torri gemelle a New York fornì un pretesto per l’intervento degli USA, insieme alla NATO, in Afghanistan, altri pretesti vennero invocati per intervenire in Iraq. Oggi in questa nostra parte di mondo la situazione più problematica resta quella della Siria e il ritorno sulla scena della Russia, insieme con l’Iran e la Turchia. 

Senza dimenticare l’emergenza di nuove potenze che hanno ripreso la corsa al riarmo, come India e Cina che sono nell’area asiatica i primi due Paesi importatori di armamenti, oltre che produttori in proprio. Su scala mondiale un autorevole rapporto (SIPRI) segnala che nel periodo 2012-2016 il commercio di armamenti è aumentato dell’8,6%, “una corsa che ricorda quella vista ai tempi del contrasto NATO-Patto di Varsavia con Cina, India e Giappone che hanno ripreso la corsa al riarmo”.

In questo nuovo quadro mondiale ha fatto irruzione un’altra novità: quella del nuovo Presidente USA, non esente da improvvisazioni e giravolte. Tra queste la ricordata zampata a proposito della NATO, dichiarazione significativamente ridimensionata la settimana scorsa in Europa, in occasione dei vertici UE dei ministri della difesa, del G20 e della Conferenza annuale sulla sicurezza tenutosi a Monaco. E’ stata la prima occasione di confronto tra Unione Europea e la nuova Amministrazione USA sul futuro della NATO e ne sono venuti alcuni primi chiarimenti.

Oltre la tradizionale richiesta agli alleati europei di aumentare la spesa per la difesa al 2% del Pil nazionale, è venuta anche la smentita delle parole improvvisate di Trump sulla condizione “obsoleta” dell’Alleanza e la conferma degli USA a mantenere fedeltà agli impegni decennali assunti. Un chiarimento che ha fatto tirare un primo sospiro di sollievo in particolare ai Paesi vicini della Russia, dalla Polonia ai Paesi baltici, con un pensiero rivolto alla prosecuzione del conflitto in Ucraina e che ha fatto dire al ministro degli esteri Sergei Lavrov che siamo in piena guerra fredda.

Non meno significativa la risposta dei Paesi europei che, confermando il loro impegno ad avviarsi verso un aumento della spesa militare (l’Italia dovrebbe raddoppiare la sua…), chiedono anche di rivedere il loro ruolo all’interno dell’Alleanza. Si sono espresse sul tema due forti voci femminili, quella dell’Alto Rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini e, soprattutto, quella della Cancelliera tedesca, Angela Merkel. La prima per affermare con orgoglio che l’UE è un “partner affidabile e prevedibile”, la seconda per ricordare all’alleato che la sicurezza non può essere garantita solo con le armi, ma anche dal sostegno allo sviluppo e dalla prevenzione delle crisi. Condizioni che si possono realizzare solo con azioni coordinate in quelle sedi multilaterali, come l’ONU, l’UE, la NATO e il G20, che sembrano per il momento non piacere a Trump.

Un messaggio diverso e pacificatore è venuto i giorni scorsi  dall’incontro del  Vicepresidente USA, Mike Pence, con i Vertici UE, in assonanza con voci provenienti dall’Amministrazione americana, sorprendentemente dissonanti rispetto alle dichiarazioni di Trump. Resta di capire chi guida la politica estera a Washington.   

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