L’intervista a tutto campo di Papa Francesco al quotidiano La Croix

Immigrazione, integrazione, terrorismo, eutanasia, matrimoni gay, ma anche una sferzata alla Francia “troppo laicista”. 

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Immigrazione, integrazione, terrorismo, eutanasia, matrimoni gay, ma anche una sferzata alla Francia “troppo laicista”.

Il difficile problema dei migranti, il rapporto con l’islam, ma anche la crisi di vocazioni, e la pedofilia, sono alcuni dei temi trattati da Papa Francesco in una intervista a tutto campo concessa al quotidiano cattolico francese La Croix.

Il Papa ha parlato alla vicina Francia, che porta ancora le ferite degli attacchi di Parigi dello scorso novembre, ma anche alla Francia del campo di Calais, dove migliaia di migranti sono costretti a vivere in condizioni indecenti: “La peggior accoglienza è di ghettizzare mentre invece bisogna integrare” gli immigrati. I terroristi che hanno colpito Bruxelles “erano belgi, figli di immigrati, ma vivevano in un ghetto”. E’ nel ghetto che covano i rancori, e le incomprensioni diventano muri insormontabili, tanto da alimentare l’odio e la violenza.

Il vero nemico non è l’Islam, ma il Daesh

La coesistenza tra cristiani e musulmani però, è ancora possibile: “Io provengo da un Paese dove coabitano con grande fraternità. Non credo che oggi si debba avere paura dell’Islam in quanto tale ma di Daesh e della sua guerra di conquista, tratta in parte dall’Islam. L’idea di conquista è inerente all’anima dell’Islam, è vero. Ma si potrebbe interpretare, con la stessa idea di conquista, la fine del Vangelo di Matteo dove Gesù invia i suoi discepoli in tutte le nazioni”.

“I musulmani - ha proseguito il Papa - venerano la Vergine Maria e san Giorgio. In un paese dell'Africa, mi hanno detto che per il Giubileo della misericordia i musulmani fanno a lungo la fila alla cattedrale per passare la Porta Santa e pregare la Vergine Maria. In Centrafrica, prima della guerra, cristiani e musulmani vivevano insieme e devono reimparare a farlo oggi. Il Libano mostra che ciò è possibile”.

Davanti all’attuale terrorismo islamico, converrebbe interrogarsi “sulla maniera in cui è stato esportato un modello di democrazia troppo occidentale nei Paesi in cui c’era un potere forte come in Iraq. O in Libia dove esiste una struttura tribale. Non possiamo andare avanti senza tenere conto di questa cultura”.

La Francia laicista che aspetta Francesco

“Seppure la Francia sia la figlia primogenita della Chiesa”, essa è una "periferia da evangelizzare". Papa Francesco ha confermato di avere ricevuto l’invito del Presidente Hollande e dell’episcopato e sta pensando ad una prossima visita. Per ora non ci sono date, nè conferme ufficiali ma, vista la sua predilezione per le periferie, Marsiglia potrebbe essere una delle tappe: “una porta aperta sul mondo” dove nessun Papa è finora andato.

Parlando di laicismo in uno stato, come la Francia, dove anche portare un crocifisso vistoso al collo può essere un problema, Francesco ha osservato che: “Uno Stato deve essere laico. Gli stati confessionali finiscono male. Ma ciascuno deve avere la libertà di esteriorizzare la propria fede. Se una donna musulmana vuole indossare il velo, deve poterlo fare. Allo stesso modo, se un cattolico vuole indossare una croce”. Si deve poter professare la propria fede “non ai margini ma nel cuore della cultura”.

A questo proposito da Francesco è arrivato anche un richiamo: “Una piccola critica che io vorrei rivolgere alla Francia a questo riguardo è il fatto che esagera con la laicità. Questo le proviene da un modo di considerare le religioni come sotto-culture, piuttosto che culture a pieno titolo. Temo che questo approccio, che si comprende dalla eredità dei Lumi, continui ad esistere. La Francia dovrebbe fare un passo avanti su questo tema per accettare il fatto che l’apertura alla trascendenza è un diritto per tutti”.

L’importanza dei laici

Dunque laicismo e laicità sono due termini molto differenti. Nella Chiesa il ruolo dei laici è fondamentale, ed oggi, stante la mancanza di vocazioni, i laici possono rappresentare una risorsa molto importante. Papa Francesco ha citato l’esempio della Corea, paese “per 200 anni evangelizzato da laici”. Una dimostrazione, quindi, che “non c’è necessariamente bisogno di preti per evangelizzare. Il battesimo dà la forza per farlo”. Il problema invece è il clericalismo: un “pericolo” che è “particolarmente significativo in America Latina”.

Il diritto all’obiezione di coscienza

Riguardo alle preoccupazioni dei cattolici francesi sulle leggi riguardanti l’eutanasia e i matrimoni tra persone dello stesso sesso, il Papa ha dichiarato che: “Spetta al Parlamento discutere, argomentare, spiegare, dare le ragioni”. Una volta approvata la legge, lo Stato deve però “rispettare le coscienze”. “In ogni struttura giuridica, il diritto all’obiezione di coscienza deve essere riconosciuto, perché è un diritto umano”. “Lo Stato deve anche rispettare le critiche. E’ questa una vera laicità”.

Le radici cristiane dell’Europa

Parlando di radici bisogna “parlare al plurale perché di radici ce ne sono tante". Il Papa ha avanzato qualche perplessità sul tono, talvolta eccessivamente “trionfalista o vendicativo”: “Ciò diviene allora colonialismo”. L’esempio dovrebbe essere quello di San Giovanni Paolo II, che “ne parlava con un tono tranquillo”.

L'Europa, sì, ha delle radici cristiane: “Il cristianesimo ha il dovere di annaffiarle, ma in uno spirito di servizio come per la lavanda dei piedi. Il dovere del cristianesimo per l'Europa è il servizio”.

Tolleranza zero nei casi di pedofilia

La Francia è scossa, in queste ultime settimane, da casi di pedofilia: “In questo ambito - ha tuonato Papa Francesco - non ci può essere prescrizione!”. “A causa di questi abusi un sacredote chiamato per vocazione a guidare a Dio un bambino lo distrugge. Semina il male, il risentimento e il dolore. Come ha detto Benedetto XVI, la tolleranza deve essere zero”.

Il rapporto con i lefebvriani

Nel corso della lunga intervista si è anche parlato del rapporto tra la Chiesa di Francia e la Fraternità San Pio X: “Avanziamo lentamente e con prudenza”. Ci sono spiragli. I lefebvriani sono visti da Francesco come “cattolici in cammino verso la piena comunione”. Il loro superiore, monsignor Bernard Fellay “è un uomo con il quale si può discutere”.

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