Il Papa e quei Santi felici della porta accanto

Nel secondo giorno in Svezia, la Messa allo stadio di Malmo: Beati coloro che guardano negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza

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Nel secondo giorno in Svezia, la Messa allo stadio di Malmo: Beati coloro che guardano negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza

C’è un “pezzo di mondo” allo stadio di Malmo, dove Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa nel suo secondo giorno in Svezia. In mezzo ai fedeli svedesi, cattolici e luterani, ci sono immigrati di origini filippina e sud-americana, insieme a folti gruppi di cattolici provenienti da Norvegia e Danimarca. Sono presenti anche il Vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, il Presidente ed il Segretario della Federazione Luterana Mondiale e l’Arcivescovo della Chiesa di Svezia.

I Santi della porta accanto

“Con tutta la Chiesa celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi”. Così ha esordito il Papa nella sua omelia, ricordando non solo i santi che stati proclamati tali nel corso della storia, ma anche tanti fratelli che hanno vissuto la loro vita cristiana nella pienezza della fede e dell’amore attraverso una esistenza semplice e nascosta: “Sicuramente, tra questi, ci sono molti dei nostri parenti, amici e conoscenti”.

La santità non necessariamente si manifesta in grandi opere o in successi straordinari, ma è “una santità fatta di amore per Dio e per i fratelli”. Amore fedele fino a dimenticarsi di sé e a darsi totalmente agli altri.

I Santi sono felici

“Ma se c’è qualcosa che caratterizza i santi - ha osservato Francesco - è che sono veramente felici. Hanno scoperto il segreto della felicità autentica, che dimora in fondo all’anima ed ha la sua sorgente nell’amore di Dio”. Perciò i santi sono chiamati beati. “Le Beatitudini sono la loro via, la loro meta, verso la patria. Le Beatitudini sono la strada di vita che il Signore ci indica, perché possiamo seguire le sue orme”.

Beati i miti

Le Beatitudini sono il profilo di Cristo e, di conseguenza, del cristiano. Tra di esse, il Papa ne ha evidenziata una: Beati i miti: “La mitezza è un modo di essere e di vivere che ci avvicina a Gesù e ci fa essere uniti tra di noi; fa sì che lasciamo da parte tutto ciò che ci divide e ci oppone, e che cerchiamo modi sempre nuovi per progredire sulla via dell’unità”. A questo punto Francesco ha ricordato le figure di Santa Maria Elisabetta Hesselblad, recentemente canonizzata, e Santa Brigida, Brigitta Vadstena, co-patrona d’Europa, che hanno pregato e lavorato per stringere legami di unità e di comunione tra i cristiani.

Un segno molto eloquente è che proprio qui, nel loro Paese, caratterizzato dalla convivenza di popolazioni molto diverse, è proprio la commemorazione congiunta del quinto centenario della Riforma. “I Santi ottengono dei cambiamenti grazie alla mitezza del cuore. Con essa comprendiamo la grandezza di Dio e lo adoriamo con sincerità; e inoltre è l’atteggiamento di chi non ha nulla da perdere, perché la sua unica ricchezza è Dio”.

La carta d’identità del cristiano

Le Beatitudini rappresentano la carta d’identità del cristiano: “siamo chiamati ad essere beati affrontando i dolori e le angosce del nostro tempo con lo spirito e l’amore di Gesù”. Ecco che il Santo Padre ha indicato “nuove situazioni” che permettono di vivere le beatitudini con spirito rinnovato e sempre attuale: “beati coloro che sopportano con fede i mali che altri infliggono loro e perdonano di cuore; beati coloro che guardano negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza; beati coloro che riconoscono Dio in ogni persona e lottano perché anche altri lo scoprano; beati coloro che proteggono e curano la casa comune; beati coloro che rinunciano al proprio benessere per il bene degli altri; beati coloro che pregano e lavorano per la piena comunione dei cristiani... Tutti costoro sono portatori della misericordia e della tenerezza di Dio, e certamente riceveranno da Lui la ricompensa meritata”.

L’affidamento a Maria

“Nella nostra vita - ha osservato Francesco all’Angelus - non siamo soli, ma abbiamo sempre l’aiuto e la compagnia della Vergine Maria, che oggi si presenta a noi come la prima tra i Santi, la prima discepola del Signore. Ci abbandoniamo alla sua protezione e le presentiamo i nostri dolori e le nostre gioie, le paure e le aspirazioni. Tutto poniamo sotto la sua protezione, con la certezza che ci guarda e si prende cura di noi con amore di madre”.

“Cari Fratelli, vi chiedo di non dimenticare di pregare per me. Anch’io vi tengo molto presenti nella mia preghiera”.

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