Germania, gendarme del Vecchio Continente?

Inquitudini e scontri tra i tedeschi e il resto d'Europa. Anche l'Italia nel mirino della Merkel

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Germania, gendarme del Vecchio Continente?

Come se non bastassero i venti di tempesta ai confini dell’Unione Europea, che si tratti di conflitti armati o di flussi migratori respinti, adesso ci si mette anche la Germania a creare turbolenze all’interno dell’UE, rispolverando tentazioni egemoniche in stile “padrone d’Europa”.

Non che si tratti di cosa nuova: sono atteggiamenti che vengono da lontano e che hanno ripreso vigore dopo l’unificazione tedesca del 1990 per poi tradursi, nel corso della crisi finanziaria ed economica di questi ultimi anni, in un’esasperata ostinazione a imporre austerità ai Paesi UE in difficoltà, non disgiunta dal perseguimento degli interessi della stessa Germania, non importa se a spese dei partner.

Più nuova, in questi ultimi giorni, la congiunzione non casuale di tre vicende che vedono intrecciarsi un serio conflitto della Germania con l’Italia: da una parte, il rifiuto della proposta del governo italiano di un piano di investimenti per rispondere ai flussi migratori e, dall’altra, prima l’attacco tedesco al presidente italiano della Banca centrale europea (Bce), sospettato di complicità con l’Italia e reo di promuovere gli interessi dell’Europa e non solo quelli della Germania. E, poiché non c’è due senza tre, il recente intervento del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha accusato l’Italia di non rispettare le regole germanico-europee di bilancio e di rappresentare una minaccia con il suo debito pubblico sempre troppo alto. Per concludere che l’unione monetaria ha bisogno di un’integrazione  politica, si suppone a trazione tedesca.

Per comprendere il primo dei due contenziosi, quello relativo agli investimenti in Africa per frenare presenti e futuri flussi migratori, bisogna fare un passo indietro al discutibile accordo con la Turchia, voluto da Angela Merkel per conto e a spese (sei miliardi di euro) dell’Ur. A ben vedere il conto presentato all’UE è anche più pesante, prevedendo di largheggiare in materia di visti in Europa per i cittadini turchi e delegando al sultano Erdogan, poco avvezzo alla cultura dei diritti, la loro applicazione ai migranti.

In quell’occasione Matteo Renzi aveva dato un accordo condizionato a quel “patto scellerato”, annunciando che qualcosa di analogo avrebbe poi potuto essere adottato in casi simili, in particolare con la Libia. Adesso, ad accordo concluso è “gabbato lo santo” e la signora Merkel, diversamente dalla Commissione europea, chiude alla proposta di un “migration compact”, proprio lei che aveva imposto l’accordo capestro del “fiscal compact”.

Per fare buon peso, a questo contenzioso se ne è aggiunto uno anche più pesante e tendenzialmente esplosivo: quello tra il presidente della BCE e il governo tedesco che, per bocca di Schaueble, non smentito dalla sua Cancelliera, ha allegramente calpestato quell’indipendenza della Banca centrale, da sempre ossessione tedesca, imposta proprio dalla Germania, ad immagine della sacra indipendenza della Bundesbank. E così accade che anche Mario Draghi perde la pazienza e finisce per ergersi lui a paladino della solidarietà europea non riscontrandone traccia nella politica tedesca, tutta dedita ai propri esclusivi interessi e messa sotto pressione dai suoi risparmiatori che si ritengono danneggiati dai politica dei tassi di interesse decisi dalla BCE, tra l’altro all’unanimità.

Ancora più inquietante che Draghi abbia dovuto difendersi dall’accusa di non comportarsi come presidente della BCE, ma da italiano. E’ da qualche tempo, fin dal secolo scorso, che non corre buon sangue tra tedeschi e italiani, ma adesso è stata superata una linea rossa che in questi tempi di nazionalismi esasperati, come ancora dimostrato dal recente voto in Austria, non è di buon augurio per l’Europa, in questo dimenticato centenario della Prima guerra mondiale. E con l’aria che tira dall’estrema destra e i conflitti armati agli immediati confini dell’UE di questo non c’era proprio bisogno.

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