Francia: una legge per vietare il dissenso sulla legge che permette l'aborto

Il 1° dicembre il Parlamento ha approvato in prima lettura la norma che aggiunge agli «ostacoli all’interruzione di gravidanza», puniti dalla legge, anche quello «digitale» 

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Francia: una legge per vietare il dissenso sulla legge che permette l'aborto

Sembra incredibile, ma l’Assemblea nazionale di Francia ha inventato un nuovo reato, il «délit d’entrave numérique, reato di ostacolo digitale» all’aborto. Con una votazione per alzata di mano, il 1° dicembre il Parlamento ha approvato in prima lettura la norma che aggiunge agli «ostacoli all’interruzione di gravidanza», puniti dalla legge, anche quello «digitale».  

La legge nasce da un’iniziativa del governo socialista che vuole spegnere i siti Internet di varie associazioni di difesa della vita per sopperire agli effetti di un’altra legge fatta approvare un anno fa dalla maggioranza che eliminava la settimana obbligatoria di riflessione per le donne che stanno pensando di abortire. L’eliminazione di quello spazio nasce dall’idea che la donna non deve rendere conto a nessuno della sua decisione di abortire.

L’ulteriore intervento normativo – apertamente liberticida – introduce una vera e propria repressione di presenze «in rete» che si propongono di ascoltare e, se richieste, di consigliare le donne alle prese con una scelta drammatica e lacerante. A difesa dei siti per la vita, animati dal vivacissimo associazionismo sociale francese, si è schierata la Chiesa cattolica con la una lettera del presidente dei vescovi francesi, mons. Georges Pontier, a Françiose Hollande, ma il presidente della Repubblica non ha avuto neppure l’educazione di rispondere. Ugualmente inascoltati gli appelli dell’opposizione parlamentare, spalleggiati da «AllianceVita», che sino all’ultimo tenta di far recedere la maggioranza da un disegno di legge che sconfessa la «liberté»: una legge liberticida. Giustamente il quotidiano cattolico «Avvenire» titola «Gli ideologi del diritto di aborto» e parla di «esibizioni di laicismo illiberale» e di «segnale inquietante nel cuore dell’Europa che in molte sue componenti politiche e istituzionali non vuole sostenere la vita che nasce».

Da ora in avanti chi si offre di ascoltare per offrire consigli in un momento drammatico della vita altrui rischia di vedersi sequestrato il computer, di finire in carcere per due anni, di pagare una multa di 30 mila euro. Aggiunge «Avvenire»: «Nel mirino di un potere che pare aver paura della libertà di coscienza fino a farla diventare un’ossessione sono entrati gli spazi fioriti su Internet in Francia per ovviare alla cancellazione, esattamente un anno fa, e sempre a colpi di maggioranza, della settimana obbligatoria di riflessione che le donne dovevano prendersi per legge prima di scegliere se abortire o tenersi il bambino».

Una decisione presa alla chetichella, quasi di nascosto un anno fa, pochi giorni dopo la «strage del Bataclan»: la «legge di riforma della sanità» segna una nuova sterzata nel modo in cui una plumbea ideologia considera l’aborto facendolo transitare dalla categoria delle «decisioni» drammatiche sulla vita umana a quella astratta dei «diritti

incoercibili».

Intervistato da «Radio Vaticana» il presidente dei vescovi francesi protesta per questo incredibile allargamento del «reato di ostacolo» all’interruzione volontaria della maternità, introdotto nel 1993. Osserva il vescovo: «Il fatto stesso che vi siano stati degli appelli rivolti a questi siti dimostra che vi sono persone a disagio, che non hanno più un posto nel quale confrontarsi e che si rivolgono quindi a questi “luoghi” nei quali trovano risposte alle loro domande, alle loro angosce. La banalizzazione dell’aborto nella cultura dei nostri giorni è inaccettabile, perché vediamo che non è un atto banale perché lascia segni profondi. C’è un atteggiamento “militante”. E se si solleva la domanda sullo status dell’embrione, sulla vita fin dal suo inizio, si viene subito accusati di essere contrari alla legge, contrari la libertà di abortire. Nella società è in atto la distruzione dei concetti antropologici e in particolare del rispetto della dignità della persona umana. Il cammino dell’individualismo, del ciascuno-fa-come-gli-pare-e-come-gli-piace è ormai totale, e così si evidenzia “il diritto della donna a gestire il proprio corpo come vuole”; non c’è più nulla che difenda il più debole, in questo caso il bambino che sta iniziando la sua vita»

Nella lettera a Hollande il presidente dei vescovi francesi parla esplicitamente di «limitazione della libertà d’espressione». Alla domanda di «Radio Vaticana»: «In che modo questa misura rappresenterebbe una vera minaccia, un attacco alla democrazia?», mons. Pontier risponde:«Sappiamo che nel nostro Paese ci sono state discussioni – legittime – quando ci sono stati gli attentati di “Charlie Hebdo” sul diritto e sulla libertà di espressione. In ogni ambito, nella nostra società è un fondamento, se non uno dei fondamenti e comunque una delle manifestazioni dell’esistenza della democrazia e del diritto di esprimersi in maniera libera. E in questo caso, abbiamo l’impressione che per ragioni “militanti” e “ideologiche”, ci sia una restrizione del diritto alla libertà d’espressione in internet e una definizione dell’espressione di difesa della vita come inaccettabile in seno alla società».

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