Francia infelix

Approvata la legge bavaglio dei siti che aiutano le donne a non scegliere l'aborto

Parole chiave: francia (38), aborto (8), legge (39), censura (2), cattolici (72)
Francia infelix

Giovedì 16 febbraio 2017, una data nefasta per la libertà e per la vita. La Francia approva la legge bavaglio dei siti che aiutano le donne a non abortire. Il Parlamento estende il reato «di ostacolo all’interruzione volontaria di gravidanza» ai siti che  offrono alternative all’aborto. È un attacco alla libertà in un Paese che conta 200 mila aborti l’anno (in Italia circa 140 mila). I siti ufficiali e statali propongono solo l’aborto alle donne, non nominano mai il bambino, non parlano di embrione o feto, ma solo e genericamente di «contenuto» della gravidanza. I siti a difesa della vita invece ascoltano le donne alle prese con una decisione drammatica e angosciosa.

La nuova legge prevede pene fino a 2 anni di carcere e 30 mila euro di multa. Le Associazioni familiari parlano di «giorno nero per il diritto alla vita e per la libertà di espressione». Persino una testata laica come «Le Monde» parla di «legge liberticida» e «misura bavaglio».

Mons. Georges Pontier, presidente dei vescovi francesi, ha scritto al presidente della Repubblica François Hollande: «L’interruzione volontaria di gravidanza è un atto pesante e grave che interroga profondamente la coscienza. In situazioni difficili, sono numerose le donne che non sanno se portare a termine o meno la gravidanza e avvertono il bisogno di cercare consiglio e di parlarne con qualcuno. I siti compensano l’assenza di luoghi di ascolto e rispondono a un’attesa. Donne che dopo un aborto hanno bisogno di parlare; altre che decidono di perseverare nel progetto di abortire; altre che scelgono di tenersi il bambino. La diversità di comportamenti è resa possibile perché i siti garantiscono la libertà».

In gennaio Papa Francesco aveva inviato un messaggio:«La Chiesa non deve mai rinunciare a proclamare che la vita deve essere protetta senza condizioni dal concepimento alla morte naturale. Non possiamo mai fare compromessi, senza diventare anche noi colpevoli della cultura dello scarto che colpisce i più deboli e indifesi: bambini non nati, anziani, malati».

In sostanza l’Assemblea nazionale ha inventato un nuovo reato, il «délit d’entrave numérique, reato di ostacolo digitale» all’aborto. La legge nasce da un’iniziativa del governo socialista  che un anno fa aveva fatto approvare un provvedimento che elimina la settimana obbligatoria di riflessione per le donne che stanno pensando di abortire.

L’ulteriore intervento normativo introduce una vera e propria repressione delle  presenze «in rete» che ascoltano e, se richieste, consigliano le donne. A difesa dei siti per la vita, animati dal vivacissimo associazionismo sociale, si schiera la Chiesa cattolica, mentre le altre confessioni cristiane e religiose dimostrano ancora una volta indifferenza al tema della vita.

La legge sopprime e sconfessa la «liberté». Un anno fa, nei giorni dell’attentato al Bataclan, alla chetichella è stata approvata la «legge di riforma della sanità» che segna una sterzata nel modo in cui una plumbea ideologia considera l’aborto facendolo transitare dalla categoria delle «decisioni» drammatiche a quella dei «diritti incoercibili».

Intervistato da «Radio Vaticana» il presidente dei vescovi protesta per l’incredibile allargamento del «reato di ostacolo» all’interruzione della maternità, che era stato introdotto nel 1993. «La banalizzazione dell’aborto è inaccettabile,  non è un atto banale ma lascia segni profondi. C’è un atteggiamento “militante”. E se si solleva la domanda sullo status dell’embrione, sulla vita fin dal suo inizio, si viene subito accusati di essere contrari alla legge, contrari la libertà di abortire. Nella società è in atto la distruzione dei concetti antropologici e in particolare del rispetto della dignità della persona umana. Il cammino dell’individualismo, del ciascuno-fa-come-gli-pare-e-come-gli-piace è ormai totale, e così si evidenzia “il diritto della donna a gestire il proprio corpo come vuole”. Così non c’è più nulla e più nessuno che difenda il bambino non ancora nato»

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