Da Danzica al Vaticano, un percorso di libertà

Giovedì 5 marzo, nella sala conferenze della Fondazione Donat-Cattin, l'ambasciatore polacco presso la Santa Sede, Piotr Nowina-Konopka, ha tenuto una  lectio magistralis sul tema " Danzica 1980"

Parole chiave: giovanni paolo II (11), danzica (3), solidarnosc (4), polonia (27)
 Piotr Novika-Konopka  con Mimmo Lo Bianco

L'incontro è stato introdotto dal direttore della Fondazione Giorgio Aimetti che evidenzia l’importanza di poter sentire raccontare fatti della storia che hanno cambiato il mondo da chi li ha vissuti proprio in prima persona, come Piotr Nowina-Konopka, a fianco di Walesa dal 1982 al 1989 e portavoce di Solidarność. A seguire, il segretario della Cisl Torinese, Domenico Lo Bianco, ricorda la tradizione di scambi culturali e umani tra Polonia e Italia, sottolineando come “il ruolo attivo di Torino nel dare solidarietà al nascente sindacalismo indipendente dei lavoratori polacchi   permise anche di ricucire i rapporti tra Cgil, Cisl e Uil in momenti difficili”. Solidarietà è stata appunto la parola chiave di tutta la lectio magistralis dell’ambasciatore. Inizia affermando  con forza e determinazione che “non è possibile costruire una democrazia in una società di egoisti, dove non esiste l’empatia con i vicini. La solidarietà è la precondizione per riconoscere l’uguaglianza ed è solo allora che si può fondare una democrazia”. Dice quindi che “meglio sarebbe definire gli avvenimenti di Danzica  come Nascita di una solidarietà”.

Solidarietà, prima come valore negato dai processi di atomizzazione della società compiuti dal regime comunista, che  con l’imposizione di un sistema ideologico, le uccisioni e le persecuzioni, la distruzione delle strutture sociali, ha fatto prevalere i sentimenti di schiavitù e solitudine. Poi, a partire dagli eventi del 76, come arma per combattere insieme per i propri ideali e liberarsi dall’oppressione. Punto di svolta in questa direzione fu l’elezione al soglio pontificio di Papa Giovanni Paolo II, arcivescovo di Cracovia, il 16 ottobre del 1978. Questo evento portò ai polacchi una ventata di speranza, accresciuta l’anno successivo in occasione della prima visita del Papa in Polonia, quando milioni di persone ascoltarono la sua omelia: “Scenda il tuo Spirito e rinnovi la faccia di questa terra”.

Un’azione comune era possibile, non si doveva agire “come pedine solitarie sulla scacchiera della politica, ma come una nazione unita che conta milioni di persone”. Così, durante gli scioperi dell’80 ai cantieri navali di Danzica, operai e intellettuali, unendo determinazione, professionalità e accortezza, sono scesi in campo insieme, animati dall’esempio del Papa che aveva dato loro il coraggio di schierarsi in pubblico.   Nel settembre di quell’anno venne fondato Solidarność, sindacato autonomo e indipendente guidato dall’elettricista Lech Walesa che si impegnava nella difesa del diritto alla libertà, nel rilascio dei prigionieri politici, stampava bollettini senza censura, proponeva corsi e si proponeva come mecenate della cultura indipendente. Consapevole della difficoltà di liberarsi da soli dall’oppressore, il sindacato appoggiò altri movimenti analoghi e durante il primo congresso tenuto nell’81 invitò tutti i lavoratori dell’Europa dell’Est ad unirsi nel loro cammino.   

Con la legge marziale dell’ 81 imposta dal generale Wojciech Jaruzelski, le attività di Solidarność vennero sospese e Lech Wałęsa arrestato. Per la Polonia furono di nuovo tempi difficili, poiché le autorità avevano tentato di togliere ai polacchi la speranza e di proibire la solidarietà. Fortunatamente quegli anni sono coincisi con la trasformazione dell’Unione Sovietica grazie a Gorbaciov. Tuttavia, Piotr Novika-Konopka sottolinea come “la solidarietà fosse più importante ed efficace di un segretario del Cremlino desideroso di imparare e di cambiare”. Come dovere morale verso il Paese di cui è ospite da due anni, l’ambasciatore ricorda infine la solidarietà data dall’Italia alla Polonia sia idealmente sia materialmente con convogli carichi non solo di medicine, alimenti e vestiti, ma anche di inchiostro, libri e materiale tipografico.

Riferendosi ad oggi – e la crisi ucraina è un esempio attualissimo -  dichiara come “tanti conflitti si potrebbero risolvere molto più facilmente se ci fosse la solidarietà e se gli interessi non contrastassero con la priorità della difesa del più debole. Finché c’è la speranza che gli altri dimostrino la solidarietà si ha il coraggio di difendere la verità”.

Chiude la lectio magistralis con un forte monito a “continuare sull’esempio di Giovanni Paolo II, come sta facendo Papa Francesco puntando sulla solidarietà, una sfida per tutti noi”.  E cita quanto scrisse Lech Walesa, “La fede è stata la forza di Papa Wojtyla. E la fede fonda anche la solidarietà.”      

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