Brexit, la posizione delle chiese dell'Isola

Nel dibattito sono intervenute anche le Chiese, sostanzialmente consonanti nel dare alcuni consigli

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Brexit, la posizione delle chiese dell'Isola

Mancano ormai meno di due mesi all’appuntamento politico europeo più atteso dell’anno: il referendum britannico con cui, giovedì 23 giugno, i cittadini di sua maestà dovranno dire se vogliono o meno continuare a far parte dell’Ue. La campagna referendaria va avanti a colpi di “che cosa ci guadagniamo” dei pro-Ue e “che cosa ci rimettiamo” dei pro-Brexit, e un monitoraggio sondaggistico costante per cercare di capire dove si orientano gli umori elettorali. Nel dibattito sono intervenute anche le Chiese, sostanzialmente consonanti nel dare tre consigli: che il dibattito e le scelte siano poste, attraverso la preghiera, sotto la guida dello Spirito; che gli elettori cerchino di informarsi adeguatamente sulle argomentazioni in gioco, da entrambe i fronti; che il voto sia espresso avendo come criterio di riferimento il bene comune.

Questi tre paletti sono stati esplicitati dai vescovi cattolici all’indomani della loro assemblea plenaria, il 15 aprile scorso, in una “Risoluzione” in cui scrivevano del “valore storico” di questo referendum  e delle sue implicazioni per le generazioni future “non solo del Regno Unito, ma per l’Europa e per il mondo”. Pur riconoscendo “le giustificabili preoccupazioni che molti possono avere in relazione all’Unione europea, alle sue istituzioni e alle implicazioni di una crescente integrazione”, i vescovi invitavano a “fare le proprie scelte nel referendum nel quadro di come meglio possiamo promuovere la giustizia e la pace” e  “di che cosa potrà essere più utile per il servizio alla dignità di ogni persona, sia in Europa sia oltre”.

La neutralità di queste dichiarazioni è stata però colorata da alcune affermazioni del card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale, riportate sulla stampa inglese: secondo il cardinale “c’è una lunga tradizione nel cristianesimo e in particolare nel cattolicesimo di credere nel tenere le cose insieme … e che imboccare la strada della divisione quasi inevitabilmente conduce a divisioni ulteriori. Per cui l’istinto cattolico è di guardare all’intero” con la conseguenza che “l’atteggiamento cattolico verso uno sforzo quale quello dell’Unione Europea è di ampio appoggio”.

I detrattori dell’Ue non sono stati molto contenti per queste parole, come non lo sono stati nemmeno per la preghiera “per la campagna referendaria sull’Ue” che è apparsa sul sito della Chiesa anglicana il 26 aprile. Così recita l’invocazione: “Dio di verità, donaci la grazia di discutere gli argomenti di questo referendum con onestà e apertura. Dona generosità a coloro che cercano di formare una opinione e discernimento a coloro che votano, che la nostra nazione possa prosperare e che con tutti i popoli d’Europa possiamo lavorare per la pace e per il bene comune;  per amore di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen”.

Se qui tornano i tre paletti di cui sopra, è l’espressione “con tutti i popoli d’Europa” ad aver disturbato essendo stata letta come una presa di posizione pro-Ue e un’infrazione alla posizione di neutralità che la Chiesa d’Inghilterra, per voce del primate Justin Welby, arcivescovo di Canterbury,  aveva dichiarato. Le Chiese sono comunque impegnate ad affrontare seriamente la discussione, come è il caso con “Reimagining Europe” sito internet dedicato alla riflessione e dibattito sul “futuro della relazione della Gran Bretagna  con l’Europa”, sostenuto dalla Chiesa d’Inghilterra e di Scozia. Allo stesso modo, momenti di dibattito sono stati organizzati e sono nel programma di “Churches together in Britain and Ireland”, organismo ecumenico della Gran Bretagna. Il tratto comune di tutti questi spazi è lo sforzo di spostare il dibattito dai meri termini degli interessi economici nazionali al ragionamento sul senso dell'unità europea e delle possibili e auspicabili nuove prospettive per l’UE, dai guadagni o dalle perdite per l’Inghilterra al contributo del Regno Unito per l’Europa. Sforzo improbo in Inghilterra, come ovunque oggi.

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